Consultazioni: solo M5s e Forza Italia avevano donne nelle loro delegazioni
Non è sfuggito il fatto che quasi tutte le delegazioni dei partiti saliti al Quirinale da Mattarella fossero composte soltanto da uomini
Giovedì 6 aprile si è concluso al Quirinale il primo giro di consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Un passaggio interlocutorio: sarà infatti necessario un secondo giro prima che il capo dello stato affidi il pre-incarico a un esponente politico che avrà poi il compito di provare a formare un governo.
“Le consultazioni hanno lo scopo di far emergere una maggioranza che sostenga un governo”, ha detto Mattarella. “Le elezioni dello scorso marzo non hanno assegnato a nessuna parte politica la maggioranza dei seggi del Parlamento”.
“Nessun partito dispone quindi, da solo, dei voti necessari a sostenere una maggioranza. Si rende quindi necessaria la formazione di un’alleanza di governo. Farò trascorrere qualche giorno di riflessione, come mi è stato chiesto anche da diverse forze politiche. Sarà utile a me e a loro per valutare possibili convergenze”.
“Nel corso della prossima settimana avvierò quindi un nuovo ciclo di consultazioni”, ha concluso Mattarella.
Le delegazioni dei partiti: quasi tutti uomini
Al di là delle questioni squisitamente politiche, c’è però un elemento che è saltato all’occhio di numerosi osservatori. Quasi tutte le delegazioni dei partiti saliti al Quirinale erano composte esclusivamente da uomini.
Particolarmente “iconica”, seppur in senso negativo, è risultata la foto della delegazione del Pd: si vedono il segretario reggente Maurizio Martina, il presidente del partito Matteo Orfini e i capigruppo alla Camera e al Senato Graziano Delrio e Andrea Marcucci.
La circostanza non è sfuggita nemmeno a Giulia Blasi, giornalista e scrittrice che ha lanciato l’iniziativa #quellavoltache, versione italiana del movimento #metoo contro le violenze e le discriminazioni sessuali.
E sempre per la serie #tuttimaschi, la splendida delegazione del @pdnetwork alle Consultazioni.
Ma per loro non è un problema. Sicuramente non è un problema che si devono essere posti con grande vigore. pic.twitter.com/P2eesssmHU— Giulia Blasi (@Giulia_B) 5 aprile 2018
C’è anche chi, sui social, ha ironizzato sulla posa assunta dai membri del Pd nella loro camminata verso il Quirinale. Un’immagine che a qualche utente ha richiamato il film “Le Iene” di Quentin Tarantino:
Non molto diversa la situazione per quanto riguarda le Lega, che presentava nella sua delegazione tre uomini: oltre a Matteo Salvini, c’erano i capigruppo Giancarlo Giorgetti e Gianmarco Centinaio.
Le eccezioni: M5s e Forza Italia
Gli unici due partiti che avevano delle donne nelle loro delegazioni erano il Movimento Cinque Stelle e la Lega.
Per i pentastellati, oltre a Luigi Di Maio e a Danilo Toninelli, è salita al Quirinale la capogruppo alla Camera Giulia Grillo. La delegazione in cui la componente femminile era più nutrita è stata però quella di Forza Italia.
Gli azzurri si sono presentati da Mattarella con la seguente formazione: Silvio Berlusconi, Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, queste ultime rispettivamente capogruppo dei forzisti alla Camera e al Senato.
Consultazioni: il riepilogo della seconda giornata
Giovedì 5 aprile il capo dello Stato ha incontrato i principali partiti politici.
Si è cominciato con il Partito democratico, la cui delegazione era guidata da Maurizio Martina, che ieri sera ha annunciato la propria candidatura alla segreteria del Pd. Il segretario reggente ha ribadito che il Pd esclude qualsiasi ipotesi di governo che lo riguardi, ma che “in coerenza con il programma presentato agli elettori” porterà avanti il suo lavoro nell’ambito di 4 punti “essenziali”.
- questione sociale e lotta alle disuguaglianze
- controllo della finanza pubblica
- rilancio dell’impegno europeista dell’Italia
- gestione del fenomeno migratorio
Mattarella ha poi incontrato la delegazione di Forza Italia, composta dal presidente Silvio Berlusconi e dalle capigruppo delle Camere Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini. Berlusconi ha escluso “governi in cui prevalgano pauperismo e giustizialismo”, negando quindi qualsiasi ruolo primario di M5S.
“Siamo consapevoli che dalle urne è uscito uno scenario politico inedito, basato sulla delusione, ma non siamo disponibili a governi in cui prevalgano il pauperismo e il giustizialismo”, ha aggiunto Berlusconi, riferendosi al M5S. “Un governo del genere porterebbe a una serie di fallimenti, a cominciare dal settore bancario”.
“Siamo aperti invece a partecipare a un governo con un ruolo di primaria importanza, che offra soluzioni serie, basate su fatti chiari e credibili in Europa”.
Successivamente Mattarella ha incontrato la delegazione della Lega.Matteo Salvini ha parlato della volontà di dare all’Italia “un governo che duri almeno cinque anni” e ha detto che coinvolgerà il Movimento Cinque Stelle, aggiungendo però che “si parte dal centrodestra”.
Infine, nel pomeriggio è stato il turno del Movimento Cinque Stelle. Luigi Di Maio ha detto che chiederà di incontrare Maurizio Martina (Pd) e Matteo Salvini (Lega) per proporre loro un “patto di governo alla tedesca”.
“Questi sono i nostri due interlocutori, ma è chiaro che sono due soluzioni alternative”, ha detto il leader M5S.
“Dal 5 marzo abbiamo iniziato interlocuzione con tutti i gruppi parlamentari. Non abbiamo posto veti a nessuno, abbiamo discusso di temi e ci siamo fatti un’idea dei partner per formare un governo”, ha detto Di Maio.
“Le mie aperture sono sincere. Non ho mai voluto spaccare il Pd, non ho mai chiesto una scissione interna, mi rivolgo al partito nella sua interezza. Non ci permetteremmo mai di interferire con le loro dinamiche interne”, ha precisato.
“Lo stesso vale per il centrodestra. Il tema è che io non riconosco una coalizione di centrodestra, perché sono forze politiche che avevano un candidato premier diverso e programmi diversi. Hanno anche idee molto diverse sul M5S. Per questo ci rivolgiamo ad alcune di queste forze politiche”.
“Spero che chi ci chiede responsabilità adesso metta al centro gli interessi degli italiani e non i propri interessi”, ha concluso Di Maio.