Corsa al Campidoglio, Marino a Calenda: “Le Primarie del Pd è meglio perderle. Si fa più carriera”
“Purtroppo Roma è finita nella palude, ma credo che Virginia Raggi, come ogni amministratore al primo mandato, abbia il diritto di essere valutata dagli elettori. Un diritto che il Pd, che aveva scelto il sindaco col metodo delle Primarie, ha voluto negare al sottoscritto. Preferendo il notaio agli elettori”. Lo afferma l’ex sindaco di Roma e oggi Professore di Chirurgia e Executive Vice President presso la Thomas Jefferson University di Philadelphia Ignazio Marino in un’intervista a La Stampa.
“A Roma serve un sindaco totalmente autonomo dai partiti. Abbiamo visto com’è finita con un sindaco che non voleva essere controllato dal Pd, figurarsi cosa potrebbe accadere con un sindaco che fosse controllato da due partiti, dal Pd e dai Cinque stelle. Prima dovrebbero trovare un accordo dentro le loro stanze e poi trasmetterlo al sindaco che a sua volta si dovrebbe attenere a quegli accordi. Tutto il contrario di quello che servirebbe: trasparenza e creatività, innovazione”.
A Marino viene poi chiesto anche un giudizio su Calenda: “Non lo conosco personalmente e penso che l’approccio di studio sia, non fondamentale, ma essenziale”. “Deve partecipare alle Primarie?”, gli viene chiesto, e Marino risponde: “Non ho abbastanza elementi per poter esprimere un giudizio, ma in base alla mia esperienza lo sconsiglierei”. L’ex sindaco ironizza: “Credo che sia stato dimostrato che le primarie del Pd convenga perderle. Tutti ricorderanno che io staccai Sassoli e Gentiloni e mi sembra che abbiano avuto grandi occasioni di avanzamento nella carriera!”.
Marino confessa anche qualche suo rammarico: “Ho dimostrato di aver voluto fare lo straordinario mestiere di sindaco di Roma con tutte le mie risorse e i miei limiti, immaginando nuovi percorsi e cambiamenti radicali rispetto al passato. Probabilmente per questo sono stato allontanato. Ancora oggi, se ho un rammarico, è quello di non aver fatto tutto di testa mia. Ma penso che non siano cambiati gli interlocutori. Chiunque sarà eletto, purtroppo, temo dovrà fare i conti con un dato di fatto: a Roma alcune aree strategiche sono controllate da gruppi di di potere che utilizzano i partiti per raggiungere i propri obiettivi, non quelli utili alla Capitale”.
“Se ci saranno le primarie e io sarò in grado di partecipare, voterò per Giovanni Caudo, un uomo che la visione urbanistica più completa e ha vissuto e compreso le difficoltà di amministrare Roma”, conclude l’ex sindaco.
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