Liliana Segre sull’astensione del centrodestra: “Credevo che la stagione dell’odio fosse finita, ma mi sbagliavo”
La senatrice a vita, sopravvissuta ad Auschwitz, in un'intervista a Repubblica commenta l'astensione dei partiti di destra dal voto sulla Commissione contro il razzismo
Liliana Segre e l’astensione della destra sulla Commissione: “Stupita”
Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz e senatrice a vita, non ha dubbi sulle polemiche generate dall’astensione della destra dal voto sull’istituzione della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza e razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. E in un’intervista a Repubblica spiega: “Credevo che la stagione d’odio fosse finita dopo la guerra. Ma quando una democrazia è fragile, si possono ripetere situazioni del passato”.
La Segre, che ha posto la prima firma sulla mozione di maggioranza per l’istituzione della Commissione contro l’odio razziale, ha parlato di “un profondo senso di stupefazione, come difficilmente ci si può sorprendere” alla sua età. “Il mio – ha continuato la senatrice a vita, nominata il 18 febbraio del 2018 dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – era un appello etico che parlava alle coscienze, alle anime e ai cervelli dell’intero ceto politico italiano, senza distinzione tra destra e sinistra. Davo per scontato che il Senato della Repubblica l’avrebbe accolto come si accoglie un principio fondamentale di civiltà”.
Invece così non è stato, o almeno in parte. I senatori di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia si sono astenuti nelle procedure di voto. E sono rimasti seduti durante l’applauso dell’Aula dopo l’approvazione della mozione, con 151 voti a favore e 98 astensioni. A questo proposito, Liliana Segre decide di vedere il bicchiere mezzo pieno: “Ho sentito però degli applausi che partivano da quella parte dell’aula – ha dichiarato – e Mara Carfagna ha preso le distanze dall’astensione”.
Tuttavia, la senatrice a vita non ha risparmiato una stilettata a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che ha dichiarato che la Commissione potrebbe colpire gli italiani patriottici: “Ma come può venirle in mente? Mi ha telefonato l’altra sera: ‘Sa, ci siamo astenuti perché noi difendiamo la famiglia’. Le ho risposto: ‘Cara signora, io difendo così tanto la mia famiglia che sono stata sposata per sessant’anni con lo stesso uomo’. Qualcuno mi dovrà spiegare cosa c’entri tutto questo con la Commissione contro l’odio”.
Non è mancata, durante l’intervista, una battuta anche su Matteo Salvini, che ha citato 1984 di George Orwell, paragonando la Commissione all’organo di uno Stato di polizia per l’imposizione del pensiero unico: “Mi sfugge cosa c’entri tutto questo con la commissione contro l’odio razziale – ha ribattuto Liliana Segre – Il nazionalismo aggressivo è cosa diversa dal patriottismo”.
Infine, dalla senatrice a vita è arrivato un altro chiaro messaggio: “No, il razzismo non è una cosa di cui si può discutere. Avendolo provato sulla mia pelle, pensavo che sulle discriminazioni razziali non ci fossero margini per i distinguo. Ma evidentemente i tempi sono cambiati. Oggi sono morti i carnefici e pure le vittime. La storia si può riscrivere”.