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Civati a TPI: “Salvini non è ancora sconfitto, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”

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Civati a TPI: “Salvini non è ancora sconfitto, non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”

In questi giorni febbrili di consultazioni e di trattative su Twitter due hashtag sono diventati trend in modo assolutamente inaspettato: #civatiministro e #civatisalialcolle chiedevano ironicamente (ma non troppo) che Giuseppe Civati fosse considerato come utile elemento per la formazione di governo. Giuseppe Civati, tra l’altro, in questa ultima legislatura non è entrato in Parlamento e si occupa della casa editrice che ha fondato (People) e con cui gira l’Italia per presentare le sue pubblicazioni. L’abbiamo intervistato per TPI.

Civati, sorpreso da questo successo su Twitter?

La cosa spiritosa contiene sempre un filo di verità ovvero che qualcuno voglia qualcosa di diverso dalla politica e lo chieda a chi sta ai margini. Del resto lo spettacolo a cui stiamo assistendo non è certo edificante: questa non è una crisi di governo, è una crisi di nervi. Io in questi mesi mi sono occupato soprattuto dei cambiamenti climatici, punto assente nel dibattito politico nazionale, e la mia tentazione è sempre stata quella di salire di livello attraverso le cose di cui parlo. L’unico modo per venire fuori dalla palude è volare alto. Deve cambiare in modo radicale la situazione, ormai abbiamo una società più consapevole della sua classe politica.

Come vede questo accordo tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle? Può essere utile al Paese?

Temo che sia un rapporto molto logoro. Sei anni fa c’era una sensazione di novità sul M5S, ora mi pare che Di Maio stia dimostrando di essere un personaggio del teatro elisabettiano, mi pare che da questo punto di vista la spinta morale iniziale si sia addirittura rovesciata, come ad esempio sull’immigrazione. Dopo di che meglio loro che una destra con pieni poteri quindi lo ritengo un tentativo legittimo e auspicabile. Bisogna vedere però come lo faranno, temo che seguiranno un metodo molto politicista e finiremo con l’avere ministro di questo governo e di quello precedente: un Prima Repubblica in stile Matrix.

Civati, secondo lei Salvini è veramente sconfitto?

Ovviamente no. Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco, si dice di solito. Salvini però di questi tempi non si riesce proprio a capire, io ho una pista russa da tempo che penso sia colpevolmente sottovalutata e invece sia influente nella sua biografia. Lui ha fatto un capolavoro al contrario: era il più forte e ha usato la ruspa contro se stesso. Certo che se gli altri continuano a litigare alla fine Salvini lo votano tutti.

Di Maio dice che non si toccheranno i Decreti Sicurezza…

È una mossa disperata. Come fai a volere un governo che sia antidoto al salvinismo e poi chiedi di lanterne il cuore? Le parole di Di Maio tradiscono un calcolo politico di un tatticismo totale, sembra un esponente di quei partiti di centrodestra che sono sempre al governo e recitano tutte le parti in commedia. Prima si dice “via Salvini” e poi “teniamo Salvini”: è un percorso pieno di contraddizioni e di ambiguità.

Come giudica l’operato del segretario del PD Zingaretti?

Mi pare che sia partito molto controvoglia, non so se per calcolo o per responsabilità, anch’io sono molto cauto e non mi piace quando si tagliano giudizi troppo affrettati. Ora in questo passaggio si vede il coraggio: bisognerà vedere i ministri. Le persone contano.

Le chiedono di salire al Colle ma lei ha intenzione di tornare a impegnarsi in politica?

Il mio impegno c’è sempre, non ci si dimette mai. Io faccio politica in modo molto laterale, molto diverso, racconto attraverso le cose che pubblico e quello che scrivo, così dico ciò di cui ci sarebbe bisogno. Si può fare politica anche fuori dalle istituzioni.

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