Caso Siri, il sottosegretario non risponderà ai pm. Oggi l’interrogatorio di Arata
CASO SIRI INTERROGATORIO – Il sottosegretario della Lega Armando Siri, indagato per corruzione e al centro di un caso politico che rischia di spaccare il governo (qui il riassunto completo della vicenda), ha fatto sapere che non risponderà alle domande dei pm qualora venisse convocato per un interrogatorio.
Siri si limiterà a depositare una memoria difensiva e rilascerà delle dichiarazioni spontanee.
Martedì 7 maggio è invece previsto l’interrogatorio in procura di Paolo Arata, il professore e consulente per l’energia della Lega. Secondo l’ipotesi accusatoria, Arata avrebbe fatto da tramite tra Armando Siri e l’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri.
Siri, secondo la procura, avrebbe ricevuto una tangente di 30mila euro per modificare una norma da inserire nel Def 2019.
Arata verrà interrogato nel pomeriggio dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi.
Mercoledì 8 maggio è invece previsto un infuocato Consiglio dei Ministri: all’ordine del giorno ci sarà proprio la revoca di Siri.
Nei giorni scorsi il premier Giuseppe Conte ha dichiarato che proporrà la revoca del sottosegretario. “Dobbiamo essere credibili, responsabili, le dimissioni o si danno o non si danno, le dimissioni future non hanno molto senso”, ha sottolineato il premier facendo riferimento alle dichiarazioni rilasciate poco prima dallo stesso Siri(“Se entro 15 giorni non ho notizie dai pm mi dimetto”).
Parole che hanno suscitato la reazione della Lega e del suo leader Matteo Salvini. “I magistrati sono pronti ad incontrare Siri e lui dimostrerà la totale estraneità ad una vicenda surreale – ha detto il ministro dell’Interno – dove due tizi parlavano di lui senza che sia stato fatto nulla. In un paese civile funziona così. Lascio a Conte e Siri le loro scelte. A me va bene qualunque cosa, se me la spiegano”.
In Consiglio dei Ministri il Movimento Cinque Stelle è in maggioranza: resta da capire se si andrà alla conta o se verrà trovato un accordo politico. A togliere l’esecutivo dall’impasse potrebbe pensarci lo stesso Siri, rilasciando le dimissioni.
Il sottosegretario leghista non sembra però intenzionato a fare un passo indietro. La Lega ha fatto della vicenda una battaglia di bandiera. Per il Carroccio è assurdo che un esponente politico debba dimettersi per il solo fatto di essere indagato.
Il Movimento Cinque Stelle, però, dopo aver ceduto su molti temi ed essere apparso subalterno all’alleato di governo, su Siri non è disposto ad arretrare e vuole incassare una vittoria politica chiara.
Mercoledì, in Cdm, avremo un primo responso: non solo sul destino di Siri, ma anche su quello dell’esecutivo.