Caso Siri, parla l’imprenditore Arata: “Siamo amici ma non l’ho corrotto. Revoca è stata ingiusta”
Caso Siri Arata: “Revoca ingiusta” | L’imprenditore Paolo Arata, indagato per corruzione nel caso Siri e accusato di essere il socio occulto del re dell’eolico Vito Nicastri, si difende pubblicamente dopo la revoca dell’incarico al sottosegretario decisa dal premier Conte (qui tutti gli aggiornamenti sul caso Siri).
Con il leghista Armando Siri, Arata sostiene di aver sempre avuto “un rapporto di stima ed amicizia”.
“Sebbene la nostra frequentazione sia iniziata solo un paio di anni fa”, dice l’imprenditore in un’intervista al Corriere della Sera, “l’ho potuto apprezzare per le sue capacità intellettuali e politiche”.
“Adesso sono veramente costernato per quello che sta subendo senza colpa, mortificato perché è stato ingiustamente rimosso dal governo”, aggiunge Arata.
Per quanto riguarda l’accusa nei suoi confronti, l’imprenditore sostiene: “Quando vedranno i miei telefoni e i computer, ma soprattutto quando esamineranno i miei conti correnti, si renderanno conto che io non ho commesso alcun reato”.
“Non ho mai parlato con il senatore Siri di denaro, e non gli ho mai fatto promesse di alcun tipo”, sottolinea.
Arata parla anche del caso che riguarda suo figlio Federico, che lavora a Palazzo Chigi per Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
“Non è stato assunto”, precisa l’imprenditore, “si tratta di una consulenza ancora in itinere, come hanno ben chiarito fonti di governo. In ogni caso mio figlio è completamente estraneo all’indagine, ha un percorso professionale e di vita del tutto autonomo”.
Arata sostiene inoltre di non aver più visto né sentito Giorgetti da quando il leghista è arrivato a palazzo Chigi.
Per quanto riguarda i rapporti con Vito Nicastri, re dell’eolico accusato di reati di mafia e di essere vicino al boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, Arata ammette di aver avuto rapporti nel 2016 e nel 2017, ma che questi “si sono conclusi quando ebbe problemi con la giustizia”.
Esclude inoltre di aver mai parlato di Nicastri con Siri: “Non ce ne sarebbe stato motivo”, dice.