Affari, incarichi pubblici e voti: cosa c’è dietro il “caso Ruberti”
Minacce, urla, una donna svenuta in strada. E tutto per un calcio di rigore? Il video dell’ex capo di gabinetto di Gualtieri imbarazza il Pd ma dietro la lite ormai virale si celano affari, incarichi pubblici e voti
«Vi sparo, vi ammazzo, vi dovete mette in ginocchio e chiede scusa». Minacce pesanti e urla furibonde quelle che, l’1 giugno scorso, hanno rotto il silenzio della notte nel centro storico di Frosinone. Un uomo è fuori di sé, accanto a lui altri cercano invano di calmarlo, e la sua compagna disperata ripete: «Mi stai facendo sentire male». Uno dei residenti si avvicina alla finestra e gira un video. Quella lite nella provincia italiana profonda però non è lo scontro tra criminali di strada.
A perdere le staffe è l’allora capo di gabinetto del Campidoglio, il potente Albino Ruberti, che prima di diventare il braccio destro di Roberto Gualtieri lo è stato di Nicola Zingaretti, in Regione. Quelle immagini sono rimbalzate così per due mesi e mezzo da uno smartphone all’altro in Ciociaria e sono state viste anche in Consiglio regionale, ma sono diventate un caso soltanto il 18 agosto scorso, quando il video è stato pubblicato da Il Foglio, alla vigilia della presentazione delle liste per le prossime elezioni politiche. Linguaggio e stile da Suburra stanno creando uno dei peggiori imbarazzi al Partito Democratico, alle prese con elezioni politiche particolarmente difficili per il centrosinistra. Tanto che a prendere immediatamente posizione è stato il segretario dem Enrico Letta, portando alle dimissioni Ruberti e a far rinunciare a una candidatura alla Camera l’ex europarlamentare ciociaro Francesco De Angelis. A creare difficoltà non è del resto solo lo stile di Ruberti, che per il suo carattere fumantino e gli scontri con gli animalisti è soprannominato “Rocky”, ma è anche il particolare che a farlo inferocire sarebbe stata una richiesta particolare dei commensali: «Scrivo quello che mi avete chiesto a tavola».
E con lui a un tavolo del ristorante “La Taverna” sedevano esponenti del Partito democratico del basso Lazio, tra cui lo stesso De Angelis, al centro da anni di un sistema di potere fatto di affari, incarichi pubblici, posti di lavoro e voti. Proprio il sistema su cui sta ora puntando la Procura della Repubblica di Frosinone.
Nel giugno scorso a Frosinone è stato rinnovato il Consiglio comunale. Dopo due consiliature del leghista Nicola Ottaviani, ora pronto al salto in Parlamento, è stato eletto il suo ex assessore, il farmacista azzurro Riccardo Mastrangeli. L’1 giugno però il centrosinistra ancora sperava di farcela. Poche ore prima della violenta lite tra Ruberti e i commensali, nel capoluogo ciociaro a sostegno del candidato sindaco Domenico Marzi era intervenuto lo stesso Letta, in un incontro pubblico a piazza Garibaldi. A cena, come spesso avvenuto in passato, si erano poi dati appuntamento in venti, tra cui Francesco De Angelis, presidente del potente Consorzio industriale unico del Lazio, il fratello Vladimiro, un broker assicurativo in affari anche con la locale Asl e diversi enti locali, Adriano Lampazzi, sindaco di Giuliano di Roma, e il segretario provinciale dem Luca Fantini. In pratica quel pezzo di Pd che ruota attorno all’ex eurodeputato e che da tempo detta legge alla politica tra Roma e il basso Lazio. A tarda sera si era unito a loro Ruberti, insieme alla compagna Sara Battisti, consigliera regionale del Partito democratico.
«Abbiamo litigato per un rigore al derby tra Roma e Lazio», ha cercato di tagliare corto l’ex capo di gabinetto una volta esploso lo scandalo. «Una discussione sul calcio tra Ruberti e Lampazzi è finita in quel modo. Io e mio fratello abbiamo solo cercato di mettere pace», conferma Francesco De Angelis. Ma tanto a destra quanto a sinistra in pochi ci credono. E non ci credono neppure gli inquirenti. Dalle informazioni raccolte dagli stessi investigatori la lite nel ristorante è stata furibonda. Proseguita la discussione all’esterno, la situazione è precipitata. «Me te compro? A me “Me te compro”? Sta m… de Vladimiro. Si deve inginocchiare», ha urlato l’ex capo di gabinetto. E alla compagna disperata ha aggiunto: «Stavolta io Frosinone non la tollero più. Fai la tua scelta. Se stai co’ sta gente non stai con me». Sara Battisti sarebbe anche crollata a terra priva di sensi. «Albino non mi ha neppure sfiorata», ha subito detto la consigliera alla stampa, quando si è diffusa la voce che avesse ricevuto uno schiaffo. E poi ha aggiunto: «In certe situazioni mi agito e svengo». «Mi ero stancato di quella lite. Ho detto che avrei chiamato i carabinieri e Ruberti mi ha risposto che mi avrebbe rovinato. Allora gli ho detto che io me lo compravo perché vivo del mio lavoro e non di politica», ha affermato il broker.
Ma i più ritengono che all’ex capo di gabinetto fosse stata fatta qualche richiesta particolare e che per tale ragione abbia perso le staffe. Una richiesta talmente particolare da far urlare all’ex braccio destro di Gualtieri: «Voglio morì qua stasera». Del resto a quella cena si parlava di sport, ma si sarebbe parlato anche e soprattutto di candidature e di affari. «Quando Albino veniva a Frosinone riceveva richieste continue ed è anche grazie a lui che al Consorzio sono arrivati milioni di euro. Quella struttura l’ha disegnata lui quando era capo di gabinetto in Regione», dichiarano esponenti dem ciociari.
Ruberti era interessato a blindare la compagna in vista delle prossime regionali. Nel 2018 aveva fatto campagna elettorale insieme a Mauro Buschini, ex presidente del Consiglio regionale del Lazio poi travolto dallo scandalo della concorsopoli ad Allumiere. L’ex capo di gabinetto era inoltre, insieme a Zingaretti e Goffredo Bettini, nel gruppo deciso a portare avanti la candidatura a governatore di Enrico Gasbarra, mentre De Angelis, detto “Il cannibale” per la sua voracità di palchi e voti, avrebbe oscillato tra Gasbarra e l’assessore regionale al bilancio Daniele Leodori. Ci sono poi gli affari del Consorzio industriale unico, che gestisce milioni di euro e che è presieduto dallo stesso De Angelis, rimasto al suo posto nonostante la AeA, società controllata da quell’organismo, sia al centro di due indagini dell’Antimafia e di un’inchiesta della Procura di Cassino per inquinamento ambientale e traffico di rifiuti. La monnezza inoltre è uno dei grandi temi nel basso Lazio e non solo.
Il Governo Draghi è andato in crisi sul termovalorizzatore di Roma, a cui lavorava proprio “Rocky”. A pesare è inoltre quella ragnatela di potere che, tra incarichi pubblici e posti di lavoro, garantisce da anni chi è vicino a un pezzo di Pd. L’assunzione della moglie di Vladimiro De Angelis alla Asl di Frosinone, come psicologa, è stata oggetto anche di un esposto. «Quel video è fuoco amico. L’obiettivo è la poltrona di De Angelis», giurano in molti nel Pd. Un quadro utile a comprendere meglio i veri argomenti che potrebbero aver dato vita allo scontro del primo giugno. Intanto la Procura ha delegato le indagini alla squadra mobile. Sono in corso gli interrogatori dei testimoni della cena finita in rissa, ma soprattutto gli inquirenti stanno cercando di far luce sul sistema di potere e affari emerso dopo lo scandalo. Comprensibili i timori dei dem.