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Caso Bibbiano, la realtà oltre la propaganda. Cosa è emerso davvero dall’inchiesta: ricostruzione

Immagine di copertina
A sinistra il comune di Bibbiano, a destra Claudio Foto. Credit: Ansa

Caso Bibbiano, la realtà oltre la propaganda. Cosa è emerso davvero dall’inchiesta: ricostruzione

Doppio appuntamento a Bibbiano, il comune finito sotto i riflettori l’estate scorsa per lo scandalo degli affidi illeciti: a tre giorni dalle elezioni in Emilia Romagna, saranno presenti oggi nella cittadina della Val d’Enza sia il segretario della Lega Matteo Salvini, che terrà un incontro pubblico in Piazza della Repubblica alle ore 18, sia il movimento delle Sardine, che hanno organizzato il flash mob “La piazza giusta” dalle 19 in Piazza Libero Grassi (qui le ultime notizie sui due eventi)

Proprio perché si tengono nel comune di Bibbiano, entrambi gli appuntamenti – che si terranno ad appena 200 metri di distanza – hanno un forte valore simbolico. L’inchiesta giudiziaria sugli affidi di minori scoppiata nel comune, infatti, è diventata oggetto di un fortissimo scontro politico tra la Lega e il Pd, dal momento che la cittadina . A cavalcare l’ondata di indignazione per il caso, con lo slogan “Parlateci di Bibbiano”, inizialmente, era stato anche il Movimento Cinque Stelle, che poi ha dovuto necessariamente abbassare i toni dopo aver raggiunto l’accordo di governo con i dem e dato vita al secondo governo Conte ad agosto.

Col passare dei mesi, l’attenzione mediatica sul caso Bibbiano è andata scemando, ma la campagna per le elezioni regionali e gli appuntamenti fissati oggi sono un’occasione per tornare sul tema e capire quali sono stati gli ultimi sviluppi dell’inchiesta e cosa è emerso davvero dall’inchiesta.

Il caso Bibbiano, un riassunto

Il comune di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, è finito al centro di uno scandalo sugli affidi illeciti di bambini, oggetto di un’inchiesta della magistratura denominata “Angeli e Demoni“. Il caso è scoppiato il 27 giugno 2019, quando il gip Luca Ramponi ha emanato un’ordinanza che disponeva una serie di misure cautelari eseguite dai carabinieri di Reggio Emilia.

Secondo gli investigatori, alcuni bambini sarebbero stati sottratti alle famiglie sulla base di dichiarazioni e relazioni manipolate, per poi essere affidati ad amici e conoscenti dei soggetti coinvolti, che ricevevano la somma mensile prevista in questi casi dalla legge (qui il riassunto completo della vicenda pubblicato da TPI a luglio 2019).

L’inchiesta “Angeli e Demoni” si basa soprattutto sulle intercettazioni raccolte dagli inquirenti, che dimostrerebbero come gli psicologi e gli assistenti sociali avrebbero manipolato i bambini in modo da convincerli di aver subito abusi che non avevano subito.

Ci sarebbero state anche manipolazioni indirette con atti contraffatti, frasi riportate in modo errato e attribuite ai bambini e almeno un disegno “corretto” da uno degli psicologi per avvalorare la tesi degli abusi subiti.

Queste sono le tesi dell’accusa, che tuttavia non possono essere considerate “prove” dal momento che non c’è stato ovviamente ancora un processo.

Alcune ricostruzioni giornalistiche avevano parlato di “bambini sottoposti ad elettroshock” durante le sedute, sulla scorta di quanto scritto nel comunicato diffuso dai carabinieri.

Tuttavia, come poi è stato chiarito, nell’inchiesta non si parla mai di elettroshock, ma di una “macchinetta dei ricordi”, utilizzata “senza l’ok della famiglia” dalla psicoterapeuta Bolognini della Onlus Hansel&Gretel, ghe gestiva la struttura dove molti dei bambini sono stati in cura, e da lei descritta come una “cosa magica” che serviva “ad ascoltare i racconti sulle cose brutte subite da bambina”.

Si trattava di un dispositivo Neurotek: un apparecchio usato nell’ambito della psicoterapia EMDR, una tecnica usata dalla comunità scientifica che permette di mandare ai pazienti stimoli acustici e tattili.

L’inchiesta giudiziaria è diventata terreno di scontro politico soprattutto perché il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti (Pd) era risultato destinatario di una misura di obbligo di dimora – poi rivelatasi “infondata” – con l’accusa di abuso d’ufficio e falso. Il primo cittadino non risultava invece coinvolto in crimini contro i minori.

È importante sottolineare che quando è scoppiato il “caso Bibbiano”, le indagini erano ancora in corso. Non c’era stato alcun processo, con il relativo contraddittorio, né alcuna condanna. Ciononostante, il rilievo mediatico dato dai giornali e dalla politica ha sin da subito fatto scoppiare un vero e proprio scandalo.

Cosa si è scoperto davvero: le ultime notizie e gli sviluppi delle indagini

Il 3 dicembre la Cassazione ha annullato senza rinvio l’obbligo di dimora imposto al sindaco di Bibbiano Andrea Carletti nell’ambito dell’inchiesta sugli affidi illeciti. Nelle motivazioni, divulgate lo scorso 14 gennaio, i giudici hanno dichiarato “infondate” le misure coercitive decise contro il primo cittadino.

Inoltre, hanno rilevato “l’inesistenza di concreti comportamenti” di inquinamento probatorio e la mancanza di “elementi concreti” per quanto riguarda i rischi di reiterazione dei reati.

Il 14 gennaio 2020 è stata notificata la chiusura delle indagini per 26 persone (incluso Carletti, per cui sono state confermate le ipotesi di reato di concorso in abuso d’ufficio e falso relativo il bilancio). È stata stralciata invece la posizione di 4 indagati. A uno di loro è stata accordata la richiesta di patteggiamento (con prima udienza il prossimo 27 gennaio). Tre sono invece le persone al momento ancora sottoposte a misura cautelare (non custodiale e/o interdittiva). Per uno dei 26 destinatari che hanno ricevuto l’avviso è già stata avanzata e accolta una richiesta di archiviazione.

I capi di imputazione sono 108. Tra i reati contestati ci sono maltrattamenti in famiglia, lesioni gravissime, tentata estorsione, truffa aggravata, abuso d’ufficio, peculato d’uso, violenza o minaccia a pubblico ufficiale.

Come spiega il procuratore di Reggio Emilia, i capi di accusa sono addirittura aumentati nel corso dell’indagine. Questa ha consentito non solo di confermare le ipotesi accusatorie già riconosciute dal gip in fase cautelare, ma “di integrare il quadro probatorio in relazione a talune non riconosciute dal gip stesso in fase di emissione misura ed anche di individuare nuove fattispecie”.

Per Claudio Foti, psicoterapeuta direttore del centro Hansel&Gretel, i capi di imputazione sono concorso in abuso d’ufficio, frode processuale e lesioni personali gravissime.

In un’intervista rilasciata al programma tv Fuori dal coro (Rete 4) e andata in onda martedì scorso, l’ex responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza Federica Anghinolfi, ritenuta dagli inquirenti una figura centrale nell’inchiesta, si è difesa dicendo: “Ho fatto ciò che mi veniva chiesto dall’istituzione”. E sul rilievo mediatico dell’inchiesta ha aggiunto: “Neanche per il crollo del ponte Morandi un clamore così”.

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