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Home » Politica

Salvini: “La crisi di governo è nella testa di Di Maio”. Il leader M5s: “Complotto Lega-FI per far saltare tutto”

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Gli attriti che da settimane attanagliano il governo Lega-Movimento Cinque Stelle si stanno trasformando in vere e proprie tensioni. E il risultato è che, oggi come non mai, l’esecutivo giallo-verde sembra davvero arrivato al capolinea.

Da tempo infatti i due leader, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, continuano a battibeccare sugli argomenti più disparati, dal caos in Libia e il conseguente problema migranti in arrivo in Italia, al Def e la Flat tax. Argomenti che oggi sembrano quisquilie, se confrontate con ciò che sta succedendo negli ultimi due giorni.

Le due gocce che stanno facendo definitivamente traboccare il vaso si chiamano infatti Armando Siri e Virginia Raggi.

Il primo, sottosegretario leghista ai Trasporti e consigliere economico di Salvini, è indagato per corruzione con l’accusa di aver intascato una mazzetta da 30mila euro per inserire nel Def 2018 una norma sui contributi alle imprese nel campo delle energie rinnovabili.

La seconda, sindaca di Roma e bistrattato baluardo del M5s, è stata accusata dall’ex ad di Ama, la municipalizzata dei rifiuti della Capitale, di avergli chiesto di dichiarare il falso nei conti dell’azienda.

Sui due casi si è scatenato un vero e proprio fuoco incrociato da parte delle due anime del governo. Il Movimento Cinque Stelle ha chiesto subito le dimissioni di Siri, al quale il ministro Toninelli ha anche revocato subito le deleghe. Il sottosegretario, forte della fiducia di Salvini, ha deciso di non dimettersi, respingendo anche ogni accusa.

Quando però l’Espresso ha pubblicato gli audio che incastrerebbero Virginia Raggi, Salvini ha approfittato subito per consumare la sua “vendetta” contro gli alleati di governo. “Raggi non è in grado di fare il sindaco“, ha detto il leader leghista, riprendendo una polemica già avviata nelle scorse settimane.

E i retroscena del giorno dopo raccontano di un leader della Lega estremamente furioso con Di Maio, ma anche con il premier Giuseppe Conte. L’accusa è quella di far salire le tensioni nel governo per “far saltare tutto” e di “bloccare il paese solo per le elezioni europee“.

A rincarare la dose arriva anche l’accusa di Di Maio contro la Lega: “Minaccia di far cadere il governo. Sembra ci siano persino contatti con Berlusconi”, ha dichiarato il leader del M5s su Facebook.

Anche la risposta di Salvini, che avrebbe dovuto gettare acqua sul fuoco, si trasforma invece in benzina per il tono utilizzato dal segretario leghista: “La Lega vuole solo governare bene e a lungo nell’interesse degli italiani – ha dichiarato – e la crisi di governo è solo nella testa di Di Maio, che farebbe bene a non parlare di porti aperti per gli immigrati e a controllare che il reddito di cittadinanza non finisca a furbetti, delinquenti ed ex terroristi”.

Come se non bastasse, nella serata del 19 aprile si consuma l’ennesima polemica. Quella relativa all’assunzione a Palazzo Chigi – per volere del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti – di Federico Arata, figlio dell’imprenditore Paolo, indagato per concorso di corruzione con Siri. Altro tema di scontro tra Lega e M5s.

Per tutti questi motivi adesso, inizia a prendere corpo l’idea di elezioni anticipate, subito dopo il voto per le europee del 26 maggio.

Se così fosse, però, la Lega arriverebbe a un eventuale nuovo appuntamento elettorale con un consenso davvero molto alto, seppur in lieve calo, come dimostrato dagli ultimi sondaggi. In quel caso, quindi, sarebbero decisive eventuali nuove alleanze.

E se la Lega potrebbe guardare al centrodestra unito, tanto voluto da Forza Italia e vittorioso in quasi tutte le ultime regionali, per il M5s si aprirebbero scenari inediti. Come un’inedita apertura al Pd.

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