Casellati tra vitalizio e voli di Stato: ritratto della prima donna presidente del Senato che ora sogna il Colle
La causa al Senato per riavere la pensione parlamentare sospesa quando fu eletta al Csm. E gli aerei blu usati come taxi: sul primo numero del nuovo settimanale di The Post Internazionale il ritratto della prima donna presidente del Senato, che ora sogna il Quirinale
Lei già si immagina la scena: l’intero Veneto in festa ad accoglierla con tutti gli onori perché l’impresa sarebbe da record olimpico, altro che il medagliere di Federica Pellegrini. Perché se va come deve andare, sarà la prima donna eletta al soglio quirinalizio dopo aver seduto sullo scranno più alto del Senato, un uno-due micidiale da far impallidire persino il suo mentore Silvio Berlusconi e non c’è cerone che tenga: Maria Elisabetta Alberti Casellati davvero crede che a un certo punto, quando il momento sarà propizio, i pianeti si allineeranno in suo favore per consegnarla alla meta più ambita, il settennato da Capo dello Stato. I giochi del resto sono aperti più che mai e chi lo dice che per quelle strane alchimie della politica alla fine non si trovi conveniente consegnare proprio a lei le chiavi del Colle?
Tutto è davvero possibile e se ne è resa conto pure l’altro giorno fiutando l’aria attorno a Pierferdinando Casini, uno che nella rosa dei quirinabili ci è entrato da tempo grazie a Matteo Renzi che ne ha enfatizzato il profilo di «solido, saggio, europeista filo-atlantico». A Palazzo Madama però dove si svolgeva il convegno sulla crisi in Afghanistan organizzato da Pierfurby molti hanno dato “buca”: si è presentato solo Matteo Salvini mentre altri invitati tra i potenziali grandi elettori per la corsa al Colle non sono andati proprio o se la sono sbrigata in due minuti collegandosi da casa, come nel caso di Renzi.
Chi mai farebbe un tale sgarbo al prossimo inquilino del Quirinale? Di sgarbi Casellati invece non è abituata a farne, meno che mai a chi dice lei. Perché è vero che quando conduce l’aula rampogna a destra e a manca senza troppi complimenti.
Ma poi sulle questioni che contano lavora di cesello: se non fosse stato per lei, per dire, Matteo Salvini sarebbe stato “processato” in aula per via dell’affaire Metropol, la presunta trattativa su una compravendita di petrolio russo tra il responsabile del Carroccio dei rapporti con Mosca Gianluca Savoini con alcuni funzionari russi che, stando ad una registrazione di Buzzfeed, avrebbe dovuto avere lo scopo di alimentare con 65 milioni di dollari le casse della Lega.
Fine delle trasmissioni
Per Casellati una non-notizia: «Il Senato non può essere il luogo del dibattito che riguarda pettegolezzi giornalistici». Ancor più gradito dalla Lega, ma anche da Fratelli d’Italia, Forza Italia e pure da Matteo Renzi il suo interventismo sul ddl Zan tra inviti al rinvio e riconvocazioni della conferenza dei capigruppo quando ormai era già bello e pronto per il voto dell’aula. Per questo la presidente del Senato ha rimediato qualche critica, ma di fronte ai fischi si è regolata alla solita maniera: «Gli Europei li abbiamo già vinti, non permetto un clima da stadio». Fine. Sua Presidenza così facendo s’è fatta anche qualche nemico, ma niente di irrimediabile. Perché Casellati ha buoni indizi per dire che è in una posizione invidiabile rispetto ad altri candidati più divisivi o che rischiano di inciampare in corso d’opera cadendo uno a uno come d’autunno sugli alberi le foglie, chi per un motivo chi per un altro. E che alla fine per il gioco dei veti incrociati, nella maionese impazzita che è l’attuale fase politica, risulterà inevitabile puntare su un nominativo come il suo che si presta a mille suggestioni, ma soprattutto a una: è la personalità di maggior peso istituzionale in Forza Italia, partito di cui in molti a partire da Renzi e Salvini si contendono le spoglie politiche.
Certo il Cav sarebbe ben lieto di terminare la propria carriera politica in compagnia dei Corazzieri, ma è una pia illusione. E allora chi resta? Se si pescherà tra gli azzurri solo lei. Ma a ben vedere pure nell’intero centrodestra non c’è alcun candidato papabile che le sia pari quanto a standing conquistato grazie agli amici, ma pure ai nemici.
Vista Quirinale
Anche di questi ragionamenti si nutrono le speranze di Casellati convinta che sul suo nome sia già caduto ogni tabù giacché per lo scranno più alto del Senato l’ha votata pure chi non ne voleva sapere e poi si è invece convertito alla sua causa, magari più che per convinzione, per necessità.
Convincendola che è oramai tutto perdonato, dove per tutto si intende il suo impegno indefesso durato un ventennio per salvare le penne a Berlusconi anche quando si trattava di giurare in Parlamento che Ruby Rubacuori era davvero la nipote di Mubarak, per tacere delle leggi ad personam e della ormai stranota manifestazione contro le toghe di Milano ia cui ha partecipato pure lei e in primissima fila.
Tanto curriculum peraltro non le aveva neppure pregiudicato ancora prima dell’elezione alla presidenza del Senato di raggranellare un solido pacchetto di voti che le sono serviti per essere spedita in quota Forza Italia tra i componenti laici del Csm. Dove se eletta Capo dello Stato rientrerebbe dalla porta principale ché l’inquilino del Quirinale è secondo la Costituzione anche capo supremo del Consiglio superiore della magistratura. E sarebbe un gran giorno: un sogno per i berluscones di ogni generazione e innanzitutto per lei. Che è donna di fede certo, ma soprattutto di volontà persuasa che la politica è la più alta forma di carità, ma soprattutto è l’arte del possibile.
Compresi i miracoli di cui è peraltro esperta: oltre alla conversione alla sua causa degli avversari politici che le hanno garantito i voto per fare cotanta carriera, quando c’è lei di mezzo può accader di tutto. Quand’era al Csm, per dire, ha fatto causa a Palazzo Madama per vedersi riconosciuto il vitalizio da ex senatrice con il lauto stipendio erogato da Palazzo dei Marescialli.
Prima le hanno risposto picche ché il regolamento interno sulle pensioni dei senatori fa divieto di cumulare il vitalizio con altri lauti emolumenti derivanti dagli incarichi assegnati dalla politica. Poi guarda un po’, una volta diventata presidente il Senato, le è stato dato ragione. C’è da dire che nella vicenda del suo vitalizio Casellati non ha peccato di ineleganza: la delibera perché le fosse accordato l’assegno, arretrati compresi, non se l’è firmata da sola, ci ha pensato il suo vice Roberto Calderoli.
Quando si dice la classe. Ma a fugare ogni residuo dubbio sui poteri non si sa quanto taumaturgici di Sua presidenza c’è pure altro. Che dire del Festival dei due Mondi di Spoleto dove negli anni sono passati gli artisti più importanti dell’orbe terracqueo?
Cuore di mamma
Ebbene quest’anno a entrambi i figliuoli, direttore d’orchestra uno, l’altra imprenditrice del settore due ruote, è stata riservata una vetrina d’onore. E per un giorno, l’8 luglio scorso, Spoleto si è trasformato nel Festival dei due Casellati: ore 16 la promozione del cicloturismo con Ludovica, ore 20 e 30 concertone in Piazza Duomo diretto da Alvise. Ma guai a dire che c’entrano le amicizie di mammà con gli organizzatori del Festival e in particolare con l’ex senatrice di Forza Italia Ada Urbani che è stata pure consigliere politico oltre che amica di lungo corso di Sua Presidenza. Che tanto soffre per le polemiche che riguardano i suoi figli e lei ma soprattutto non si fa capace di tanta ingratitudine.
Per dire, quando si è scoperto che durante il Covid ha fatto da spola a ripetizione tra Roma e la natia Padova come se i voli di Stato fossero taxi, si è risentita. Insomma c’è rimasta male che gli italiani non abbiano capito l’alto magistero di cui è investita che le ha consigliato ogni prudenza a causa del virus per tacere dei dolori alla schiena che, anche volendo, le impedirebbero di percorrere tanti chilometri con i mezzi a disposizione dei comuni mortali.
Ma non è nuova a questo tipo di arrabbiature e a farne le spese, finora, sono i suoi portavoce: ne ha rottamato sei in due anni e mezzo. Ritenuti evidentemente incapaci di mettere un freno alle fughe di notizie e alle critiche come quelle per la cena organizzata appena eletta nella residenza presidenziale di Palazzo Giustiniani con ospite d’onore Silvio Berlusconi che proprio dal Senato è stato cacciato con disonore.
Per non parlare della figuraccia rimediata quando ha tamponato l’auto di Sergio Mattarella, causa sorpasso azzardato in quel di Vò in provincia di Padova. Già Padova, il suo regno. Dove ormai è una celebrità sempre per via di un’impresa aerea: un paio di anni fa aveva benedetto il territorio messo a dura prova dalla pandemia a bordo di un elicottero dell’Esercito insieme alla statua con annesse reliquie di Sant’Antonio, di cui è fedelissima nonostante resti di gran lunga più famoso di lei. Un successone anche se qualcuno ha osato storcere il naso: ingrati.
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