CasaPound: da “prima gli italiani” a “prima gli abusivi”, purché non siano rom
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Il commento di Luca Telese
Fra le geniali trovate propagandistiche di Casapound c’è questa singolare idea: bisogna chiudere urgentemente i campi Rom, ma bisogna anche impedire che i Rom vadano ad abitare nelle case, soprattutto se ne hanno i titoli.
Meraviglioso paradosso: quelli che come simbolo hanno il Palazzo Occupato, invece di essere sgombrati come abusivi, se la prendono con la famiglia dei legittimi assegnatari e si mettono ad organizzare – megafono alla mano – lo sgombero degli aventi diritto.
Lo slogan, è quello di sempre: “Prima gli italiani”. Impugnato, nientemeno, da una ragazza che – per sua stessa ammissione – non aveva fatto nemmeno domanda di alloggio: “Non serve, mia madre fece una domanda, venticinque anni fa, e non ottenne nessuna risposta”.
Sarebbe più appropriato accompagnarla con il grido: “Prima gli abusivi”. Quindi quelli che imputano ai Rom di essere un problema perché non rispettano la legge, sono gli stessi che fanno vanto di violare la legge e danno supporto megafonato a chi non la rispetta.
Fateci caso: in questo mondo di valori rovesciati la famiglia Rom anche mediaticamente non esiste, scompare: tutti intervistano l’abusiva, Noemi, e molti oscurano che la rinuncia ad assegnare l’alloggio alla famiglia che aveva diritto – la vera notizia di ieri – è una vergogna.
Nota: la ragazza Noemi ha 20 anni e non ha fatto domanda. La famiglia assegnataria – invece – a Torre Maura aveva ottenuto la casa perché aveva presentato la sua richiesta quando ancora governava Alemanno.
Tuttavia non si leggono editoriali. L’unico vero commento è quello (coraggioso) riportato ieri da TPI, della mitica signora Antonietta, 85 anni, che incurante degli insulti diceva ai megafonanti: “Siete solo dei fascistoni, mi fate schifo”.
Il punto però è sempre questo: le istituzioni cedono (ed è la seconda volta) alla legge della giungla, e la famiglia che viene cacciata perde la sua identità, la sua storia, la sua dignità e diventa semplicemente “Zingari”. Orrore.