Carola Rackete querela Salvini: la risposta del vicepremier
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Continua la polemica a distanza tra Matteo Salvini e Carola Rackete. Oggi la capitana della Sea Watch 3 ha depositato una denuncia nei confronti del vicepremier e ministro dell’Interno per diffamazione aggravata e istigazione a delinquere e ha chiesto il sequestro degli account social di Salvini, che secondo Carola sarebbero un mezzo utilizzato dal politico per propagare i suoi “messaggi d’odio”.
Poco dopo il vicepremier della Lega ha risposto, proprio attraverso i suoi profili social: “La comunista tedesca, quella che ha speronato la motovedetta della Guardia di Finanza, ha chiesto alla Procura di chiudere le mie pagine Facebook e Twitter”, scrive Salvini. “Non c’è limite al ridicolo. Quindi posso usare solo Instagram???”.
Il post ha ricevuto migliaia di condivisioni e commenti. Alcuni utenti esprimono sostegno al ministro e se la prendono con la capitana della Sea Watch (“Lasciala perdere, poraccia”, scrive Emma). Altri ne approfittano invece per sbeffeggiare Salvini (“Non le dici più criminale? Eh, cagasotto?!”).
La querela depositata da Carola Rackete, redatta in 14 pagine, riporta le 22 presunte ingiurie che il vicepremier le ha rivolto tramite i suoi account Facebook, Twitter, Instagram o in tv.
Come sottolineato dall’avvocato della capitana, Alessandro Gamberini, Salvini ha pubblicamente definito l’attivista “sbrufoncella, fuorilegge, complice dei trafficanti, potenziale assassina, delinquente, criminale, pirata, una che ha provato a uccidere dei finanzieri e ad ammazzare cinque militari italiani, che ha attentato alla vita di militari in servizio, che ha deliberatamente rischiato di uccidere cinque ragazzi e che occupa il suo tempo a infrangere le leggi italiane e fa politica sulla pelle dei disgraziati”.
La Capitana ha chiesto il sequestro preventivo degli account ufficiali del ministro, sia quello su Facebook sia quello su Twitter: “La richiesta è legittimata dalla giurisprudenza della Corte Suprema che autorizza il sequestro dei servizi di rete e delle pagine informatiche che non rientrano nella nozione di stampa e quindi non godono delle garanzie costituzionali in tema di sequestro di stampa”, ha detto il legale.
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