Di che cosa parla il primo libro di Carola Rackete “Il mondo che vogliamo”
Di che cosa parla il primo libro di Carola Rackete
Carola Rackete il 30 ottobre ha presentato il suo libro “Handeln statt hoffen: Aufruf an die letzte Generation” nella prestigiosa sede del “Bundespresskonferenz” di Berlino. Il titolo letteralmente è traducibile come “Agire piuttosto che sperare: un appello alle ultime generazioni”. Uscirà domani 4 novembre in Italia, sarà edito con Garzanti e potrà essere acquistato in edicola con Repubblica per due mesi.
In italiano si intitola “Il mondo che vogliamo”: la ex capitana della Sea Watch 3 Carola Rackete lo ha scritto insieme ad una ghostwriter ed è un appello ai lettori a cambiare stile di vita e a fare qualcosa per contrastare il cambiamento climatico. Carola è infatti anche un’attivista del movimento non violento Extinction Rebellion, nato nel 2018 dalla volontà di alcuni accademici di fermare il “collasso ecologico” e la distruzione del pianeta provocata dall’inquinamento.
In un’intervista rilasciata il primo novembre al canale Rbb Carola spiega che negli ultimi mesi l’attività di scrittura si è intensificata per riuscire a pubblicare il libro prima della nuova Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite che si terrà a Madrid dal 2 al 13 dicembre.
I proventi del volume saranno devoluti all’Associazione “Borderline Europe – Menschenrechte ohne Grenzen” che si batte per i diritti dei migranti. Nel libro l’autrice invita i lettori ad agire per contrastare il fenomeno del riscaldamento globale anche con piccoli gesti quotidiani.
“Siamo giunti a un punti di crisi della storia dell’umanità: perché il clima del nostro pianeta si è estremamente trasformato e l’ambiente non è stato rispettato. Nessun scienziato può dire se l’umanità potrà sopravvivere in futuro se continuerà ad aumentare il riscaldamento globale. Sappiamo però che tutto questo condurrà a siccità, scarsità d’acqua, guerre e mancanza di risorse. Se teniamo in mente il fatto che ci sarà una vera e propria crisi esistenziale dell’umanità allora dobbiamo anche aver chiaro che c’è bisogno di un cambiamento. Dobbiamo anzitutto raggiungere questa consapevolezza per poter cambiare”, dichiara Carola.
In un’intervista al quotidiano tedesco Bild del luglio scorso la giovane tedesca aveva già anticipato queste riflessioni dichiarando che il cambiamento climatico era una delle cause principale dell’emigrazione dai paesi dell’Africa.
“In Internet, un sito elenca 198 metodi di disobbedienza civile individuati da Sharp, che li ha suddivisi in tre categorie: protesta nonviolenta e persuasione (per esempio, conferenze, libri, petizioni); non cooperazione nonviolenta in forma sociale, economica e politica (come scioperi degli studenti, boicottaggi dei consumatori, rifiuto di pagare); interventi nonviolenti (per esempio sit-in, blocchi e denunce). Anche il mio ingresso al porto di Lampedusa ha suscitato scalpore grazie alle cronache dei media e generato un dilemma. Si è visto che da una parte c’era qualcuno che difendeva i diritti umani e dall’altra governi che li violavano. Dunque disturbiamo i governi, la cui più grande preoccupazione consiste nel mantenere alti i livelli di crescita e nel non dover condividere la loro ricchezza”, scrive Carola in uno degli estratti del suo libro pubblicati in anteprima da Repubblica.