Cottarelli a TPI: “Sbagliato che un viaggio come quello di Renzi a Riad sia legalmente possibile”
Intervista al direttore dell'Osservatorio sui Conti Pubblici italiani sulla proposta di una legge che vincoli le attività extra-parlamentari di deputati e senatori a regole più stringenti
Il viaggio di Renzi a Dubai, di cui il quotidiano la Stampa e noi di TPI abbiamo dato notizia ieri (il senatore ha annunciato di averci fatto causa per le “falsità” riportate, nonostante non abbia smentito di trovarsi negli Emirati Arabi), torna a far discutere della missione svolta un mese fa dal leader di Italia Viva in Arabia Saudita, organizzata dal FII Institute, da cui Renzi percepisce un compenso annuale per sedere nel board. Carlo Cottarelli, direttore per l’Osservatorio sui Conti Pubblici italiani, ha proposto una legge che vincoli le attività extra parlamentari di deputati e senatori a regole più stringenti.
Ho fatto una proposta indipendente dalla questione di Renzi e dalle circostanze per cui si è recato in Medio Oriente. A me sembra che il lavoro di un parlamentare sia importante e dovrebbe essere un lavoro a tempo pieno. Quindi come accade per chi è un funzionario pubblico, come è successo a me quando lavoravo al FMI, non deve essere possibile fare due lavori, per due motivi. Il primo sono i potenziali conflitti di interessi, l’altro motivo è che ci sono 24 ore in una giornata e se uno fa cinque o sei lavori non lo può fare bene come se lo fa a tempo pieno. I parlamentari italiani sono pagati bene rispetto ai colleghi europei e quindi non vedo motivo per cui si devono fare altri lavori.
Anche se in misura minore negli Stati Uniti chi è parlamentare può avere ricavi che derivano da attività fuori dal Parlamento in misura molto contenuta, mi sembra il 25 per cento di quello che è uno stipendio, in Europa è diverso ma il fatto che sia diverso non vuol dire che sia la cosa giusta da fare. Quello di parlamentare è un lavoro a tempo pieno
In quel caso ci sono altre considerazioni che rendevano la cosa particolarmente sconsigliabile, ma il problema è più generale.
Siamo in democrazia, l’elettorato dovrebbe rispondere a certi sviluppi, l’elettorato pensa che sia normale? A me come cittadino non sembra normale. Come Osservatorio abbiamo chiarito che all’Estero e in Europa è così, anche in Parlamento Europeo ci sono i doppi lavori, e a me non sembra giusto. Che si applichino le stesse regole che valgono per i ministri. Ancora più rigide poi sono le regole che si applicano per i funzionari pubblici.
Ci sono altre attività che non sono consentite. Perché un funzionario pubblico deve essere a tempo pieno però non un parlamentare?
Il conflitto di interessi si ha per tutto, è come quando sei un avvocato e continui a stare in Parlamento: hai a che fare con cause civili e penali che possono avere diretto impatto su come ti comporti da parlamentare. Siccome il Parlamento si occupa di tutto è difficile che non ci sia qualche area potenziale di conflitto d’interessi.
Quello che ha fatto è legale, ma la questione è di opportunità. Io non l’avrei fatto, e mi sembra sbagliato che legalmente ci sia questa possibilità. Il problema sta anche a monte, ma nel caso di Renzi mi sembra sbagliato che un senatore della Repubblica vada a farsi pagare cifre così elevate da un Paese in cui ci sono alcune questioni di diritti civili. Eppure il fatto è legale.
Quella del governo ombra è una sciocchezza, ma io non lo avrei fatto per questioni di immagine, avrei chiesto alla Banca d’Italia di destinare alcune risorse al lavoro in quest’area. Mi sembra però una tempesta in un bicchier d’acqua.
I tecnici sono tecnici, ma non è che adesso non si possono avere dei consulenti esterni, e 25mila euro è una cifra molto bassa rispetto ai servizi che potrebbe dare McKinsey, però avrei evitato proprio per non provocare questo genere di ripercussioni, per motivi di percezione.
Ci saranno dei protocolli per cui nel caso avessero accesso a tali informazioni esisteranno vincoli di condizionalità legali.