Calenda tende la mano a Renzi: “Non è un mostro, l’ho attaccato personalmente e ho sbagliato”
Calenda tende la mano a Renzi: “Non è un mostro, l’ho attaccato personalmente e ho sbagliato”
“Ho fatto un solo attacco personale a Renzi, e ho sbagliato”. Carlo Calenda tende la mano all’ex presidente del Consiglio ed ex alleato dopo gli attacchi incrociati delle ultime settimane. In un’intervista a Sky Tg24, il leader di Azione tenta di correggere il tiro dopo il fallimento del partito unico centrista e gli strascichi polemici che lo avevano spinto a rivendicare di non aver mai “accettato soldi a titolo personale da nessuno, tanto meno da dittatori e autocrati stranieri”. “Non penso che Matteo Renzi sia un mostro, penso che siano stati 20 giorni di attacchi continui a cui io non ho risposto”, afferma oggi l’ex ministro, ospite di Start. “Alla fine è successo che la situazione è degenerata”.
Secondo Calenda, il “divorzio da Italia viva” lo sta pagando “nei sondaggi ma soprattutto personalmente”. “Ho dedicato a questa costruzione, che doveva superare la federazione, tutto me stesso con l’aiuto di un pezzo di Italia viva, ma io non sono in grado di obbligare chi non vuole fare il partito unico”, spiega, usando parole più distensive rispetto a quelli degli scorsi giorni. “Per ora i gruppi parlamentari restano uniti perchè stiamo lavorando bene insieme, poi vedremo… Ho un po’ rinunciato a capire cosa vuole fare Matteo Renzi nella vita”. Dopo quello che è accaduto non si torna però indietro: “sulla questione partito unico abbiamo già dato, ricominciare da capo non si può”.
“Matteo Renzi aveva già detto che faceva un passo indietro e non è successo. Credo che è una questione politica, se uno dei due partiti non vuole sciogliersi, posso fare un passo indietro, di lato, sopra, sotto, ma quello che è successo con me risuccederebbe con il prossimo. Come facciamo ad andare avanti con gli attacchi, le veline ai giornali e non lo vogliono fare? Quindi è stata una decisione presa in modo collettivo perché così ci comportiamo, adesso il punto è capire come ricostruire un lavoro fatto nel tempo, durante la campagna elettorale, alla fine abbiamo preso due milioni e mezzo di voti, è stato un lavoro gigantesco che è stato mandato in frantumi”, afferma Calenda.
Riguardo la rottura, dice di non aver “capito bene il perché, forse ce lo spiegherà in futuro, non mi interessa neanche più tanto bene capirlo, non è la prima volta che accade a chi ha a che fare con Matteo Renzi. Però resta il fatto che per noi il tema oggi è costruire quell’area e lo faremo in modo collettivo, con Richetti, Carfagna, con gli amministratori locali, con Gelmini, con tutti quelli che collaborano con la massima apertura. Sugli argomenti con Bonetti, Marattini, Rosato, ma sugli argomenti perchè sul progetto politico non lo hanno voluto fare e io non ho la forza di obbligarli, nessuno ha la forza di obbligare Matteo Renzi”.