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Home » Politica

Calenda a TPI: “Gli Stati Generali sono inutili. Il piano Colao era buono, il governo l’ha svalutato senza motivo”

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Intervista al leader di Azione Carlo Calenda tra i ricordi del suo esame di maturità e i giudizi sull'operato del governo guidato da Giuseppe Conte. Esecutivo nel quale l'ex ministro dello Sviluppo economico nei governi Renzi e Gentiloni "non entrerebbe mai" nonostante la stima nei confronti di alcuni ministri e la disponibilità a dare una mano per il bene del Paese.

Onorevole Calenda, vorrei che nel giorno della maturità mi raccontasse la sua. E che poi facessimo l’esame al governo.
(Sorriso). La prima cosa è difficile. Sa che non ricordo quasi nulla?

Non ci credo.
Poi le spiego perché.

Mentre sul governo?
(Ride). Posso fare sia l’esame scritto che quello orale. E pure lo scrutinio. Però ha un paio d’ore di tempo?

Carlo Calenda e la sua Azione crescono nei sondaggi, e secondo diversi istituti hanno superato Italia viva di Matteo Renzi. L’ex ministro tiene una linea di opposizione “costruttiva”, come ripete in ogni sede, ma in questa intervista avverte: “Non entrerei mai in questo governo, anche dopo l’emergenza Covid”. Ma l’intervista parte dall’esame di Stato.

Prima di tutto il resto faccia uno sforzo per ricostruire la sua maturità.
Sa che ho dovuto fare uno sforzo mnemonico?

In che senso?
Che non mi ricordavo più nulla.

Sta scherzando?
Per nulla: non ricordavo nemmeno il voto che mi avevano dato. E nemmeno la scala, se in sessantesimi o in centesimi.

In quello posso aiutarla io: siamo entrambi vecchi, parliamo di sessantesimi.
Esatto: così, partendo da questo e scavando nel buio, sono riuscito a ricostruire almeno il voto.

Meno male.
Mi diedero 56 sessantesimi.

Che non é un brutto voto.
Si, perché io ero più portato per le materie umanistiche: andavo meglio in storia e italiano e nell’orale – che era un altro punto di forza – diedi il meglio di me.

Ma possibile che non ricorda la traccia del tema?
Perché lei se lo ricorda?

Sí, sia lo scritto che l’orale: so che feci il tema su Giolitti.
Ecco, io no, e allora di questa rimozione mi devo dare una spiegazione.

La paternità?
Esatto. Ero già padre da tre anni. Ero diventato genitore, dopo un periodo di beata irresponsabilità.

E quindi?
Il mio passaggio di crescita era stato quello: diventare padre. Ai ragazzi di oggi – a cui faccio tutti gli auguri – consiglio di diventare maturi nel modo tradizionale, con l’esame.

Passiamo alla politica. Cosa pensa degli Stati Generali?
Credo che siamo stati organizzati male. E penso che siano stati sostanzialmente inutili.

Perché?
Se chiami una task force a presentare un piano, come ha detto il governo – lo fai tuo e lo verifichi. Non convochi un convegno con altri attori.

Però la circolazione delle idee in una fase così è sempre utile.
Ma le parti sociali se sei al governo le vedi tutti i giorni!

Vederle in un contesto diverso forse è più utile che incontrarli in una dimensione negoziale.
Io temo molto le chiacchiere sul nulla.

Mentre il piano Colao come le pare?
Non conta cosa ne pensi io. È stato liquidato da Conte come “un utile contributo”. E io mi chiedo: siamo sicuri che un lavoro così organico debba essere svalutato, perché gli Stati Generali di fatto lo superano?

Ma lei lo avrebbe adottato integralmente?
Allora: in quel testo ci sono molte cose giuste e una cosa che proprio non condivido.

Quale?
Non sono d’accordo con nessuna forma di condono. Credo che in un momento di questo tipo, in una fase di disordine fiscale obbligato, sarebbe un messaggio del tutto sbagliato.

Cioè?
Tu devi ridurre la pressione in modo mirato soprattutto verso chi è colpito, non certo premiare chi ha eluso.

E il resto del piano?
Il piano contiene molte misure condivisibili, sul piano industriale, ma ha anche degli aspetti più teorici.

E non va bene?
Vorrei che in questa fase uscissimo tutti dalle discussioni accademiche. Azione ha preparato, proprio per questo motivo, una lista di 53 misure attuabili da subito. Non é teoria. Non è il libro dei sogni. È un piano di azione chiavi in mano.

Ad esempio?
Se tu per esempio scrivi “riforma della pubblica amministrazione” resti nel vago. Apri un capitolo infinito.

E invece voi?
Cambiare l’abuso d’ufficio e ridimensionare l’ANAC. Parli di green? Noi pensiamo che si debbano inserire tutti i beni ambientali in impresa 4.0. E che si debba uscire subito dall’età del carbone, con dei cicli combinati a gas, così come previsto dalla Strategia Energetica Nazionale approvata 2 anni fa.

E poi?
Bisogna favorire subito una riconversione incentivata del parco auto circolante più antico d’Europa, favorendo il passaggio verso gli euro 6.

Le politiche di incentivo questo governo – le risponderebbe Conte – le ha focalizzate sul passaggio alle macchine ibride.
È utopico!

In che senso?
Ma davvero pensiamo che si possa tutti passare dalla Panda Euro 4 alla Tesla?

Sono incentivi alti.
Puoi dare anche cinquemila euro di incentivi per l’ibrido. Ma se poi l’auto ti costa 30mila non riuscirai mai a promuovere con queste leve un ricambio del parco macchine diesel e benzina. E questo non è il solo tema.

Parla di regole?
Certo. Adesso abbiamo delle norme sull’auto a macchia di leopardo. Ci sono luoghi dove non puoi girare con un euro 4 e altri dove non hai limitazioni.

E cosa propone lei?
Un accordo interregionale, vidimato in conferenza Stato-Regioni per creare una normativa ambientale uniforme anche per chi vuole investire, stabilendo il principio che non può essere più rigida di quella Europea

Torniamo per un attimo all’energia. Possiamo davvero uscire dal carbone in tempi brevi?
Io questo tema l’ho studiato per due anni e discusso con il parlamento quattro volte.

Bisognerebbe smantellare Civitavecchia.
Abbiamo un problema con Civitavecchia e con il Sulcis, ma la quota totale di energia da carbone è ridotta: non siamo la Germania, stiamo parlando di una cifra che si aggira intorno al 15%.

Quindi si può.
Non solo si può, ma noi abbiamo già presentato l’elenco di tutte le centrali a gas che vanno realizzate per coprire quel fabbisogno.

Lei fa proposte operative. E se Conte le dicesse: “Vieni a fare il ministro e a realizzarli, questi progetti?”
(Sorride). Penso che non accadrà.

Non sia vago. Mai dire mai.
D’accordo. Se mi dovesse venire a dire “Entra nel governo”, io risponderei di no.

Davvero?
Si, perché sono una persona coerente e dissi che non avrei governato con il M5s. Quando nacque questo governo io ero contrario, non metto in discussione una linea politica per una poltrona.

C’è stata l’emergenza Covid, però, anche nelle democrazie mature sono tempi eccezionali.
Questo è vero. Ed infatti io non entrerei nel governo ma darei una mano in tutti i modi possibili. Detto questo io ho delle riserve anche su come stanno procedendo.

Non stima i ministri?
Guardi che sul piano personale molto rapporti sono di stima e di collaborazione già ora.

Ad esempio con chi?
Con Provenzano, con Amendola, con Patuanelli, ci scambiamo continuamente pareri e messaggi via WhatsApp.

Anche con Patuanelli?
Certo! È una persona squisita, anche sul piano umano.

Lei che parla bene di un ministro del M5s?
Gli ho fatto i complimenti pubblici su come ha risolto la questione Pernigotti. Ma questo non mi fa dimenticare il problema strutturale.

Quale?
Ogni iniziativa sensata avrà sempre un veto del M5S.

Mi faccio un esempio.
Il carbone.

Si figuri se i grillini vogliono mantenere una centrale a carbone.
Ci mancherebbe altro! È più complesso. Tutti sono contro il carbone, a parole, ma se poi gli chiedi “Voi la volete la centrale a gas combinato?” loro ti dicono che vogliono le energie rinnovabili.

E lei non è d’accordo.
Non puoi sostituire una quota del 15% del mercato dell’energia con l’eolico o con il solare, perché le rinnovabili sono intermittenti e non garantiscono l’approvvigionamento continuo di cui il paese ha bisogno.

E poi?
Sono contrari ai gasdotti.

Veramente alla Tap hanno detto di sì, tant’è vero che si fa.
Ma hanno messo il veto sul nuovo gasdotto che proviene da Israele, e se devo dirle la verità io non ho capito nemmeno perché.

E poi?
Continua la maledizione delle misure a capocchia.

Traduca questo romanismo per chi è fuori dal Lazio.
Non è che serva l’interprete: lo capiscono tutti che tante cose non vanno, a partire dalla Cassa integrazione e dai 600 euro.

Partiamo dalla Cassa.
Già quando loro hanno varato il primo decreto io gli dissi che c’era un altro modo, ma non c’è stato nulla da fare: si sono fatti consigliare – male – dai tecnici del ministero – e hanno scelto la via più tortuosa, la cassa in deroga.

Che ora hanno semplificato, nell’ultimo decreto.
Secondo me non abbastanza.

E i prestiti alle imprese?
Credo che si dovesse puntare tutto sulle banche, per avere un prestito bancabile in massimo 15 giorni.

Non la convince la garanzia della Sace?
Per nulla. Tu hai 200 miliardi che dovrebbero essere garantiti dalla Sace che queste cose non le hanno mai fatte. E la catena non gira.

Diamo un po’ di numeri.
Quelli del Fondo di garanzia sono facili da leggere: tu hai erogato 30 miliardi su 200. Appena il 15%! Su Sace va molto peggio! 500 milioni su 200 miliardi promessi Vorrà dire qualcosa, no?

Poi, però, sui prestiti ci sono anche i problemi delle banche.
Io dico a Gualtieri: ma perché non fate dare lo scudo penale per chi eroga il credito? La risposta lei già la conosce: perché il M5s non vuole.

Non sarà solo per questo motivo.
Noo…. io so che le strutture del Mef si sentono più sicure con il sistema che è stato scelto. Ma così le banche non erogano, perché rischiano.

Però attenzione: ci sono banche – penso a Intesa – che hanno erogato in quattro giorni, anche con queste regole. Quindi per loro non è servito lo scudo penale?
Però i numeri sono quelli che le ho detto prima. Poi ci sono anche banche che approfittano dei prestiti per garantire i loro crediti pregressi a spese dello Stato e questo non va affatto bene. Partendo da tutte queste difficoltà noi abbiamo fatto una proposta semplice, che taglia la testa al toro.

Quale?
Allora la banca deve poter erogare il 130% dell’esposizione pregressa. Altrimenti il rischio è che – di fatto – tu stia garantendo l’esposizione delle banche. Ma il tema è un altro.

Quale?
Questi prestiti di fatto hanno aiutato in piccola parte della micro imprenditoria. Mentre sono meno accessibili per medie e grandi imprese, l’ossatura del nostro sistema.

È preoccupato?
Ho fatto due conti. Se continuassero a questo ritmo finirebbero nel 2021!

Perché?
Perché la garanzia prevista non è totale. Così nelle banche scatta il ragionamento: Garanzia dello Stato o no, io questo rischio non me lo prendo. Ma qui di nuovo c’è un altro problema con il M5s.

Quale?
Sono ideologici, perché non vogliono dare lo scudo penale, e non vogliono favorire il credito. Poi magari non fanno le norme anti-dividendo.

Che fa? Sta attaccando da sinistra, sulla Fiat?
E perché no? Lo dico da due mesi: fai una norma che vincola il prestito all’impossibilità di distribuire il dividendo e applicalo anche al prestito Fiat.

Ma Elkann ha detto che “il dividendo è scritto nella pietra”.
Ah, ma questo non è un problema nostro. Se non vuole mettere i soldi in FCA Italia e li chiede con la garanzia dello Stato non può distribuirsi 5,5 mld di dividendo che di fatto stiamo garantendo noi. Per di più all’estero! Ma scherziamo!

Ci sarà qualcosa che le va bene?
Il segnale positivo è sulla questione di impresa 4.0. Era stata depotenziata, con l’adozione di un dettaglio apparentemente tecnico, ma in realtà molto importante.

Quale?
L’uso del credito di imposta e il depotenziamento del super e iper ammortamento. Con il secondo -faccio un esempio- una macchina per rifilare le piastrelle che lavora in rete, la ammortizzi al 250% E hai un vantaggio fiscale reale del 36%.

Funzionava?
Grazie al pacchetto originale industria 4.0 gli investimenti industriali nel 16 e 17 sono cresciuti più che in Germania. Questa misura incentivava medie e grandi imprese. L’ammontare arrivava al 60% se investivi al Sud. Adesso la stanno recuperando.

Perché fanno quello che suggerisce lei?
Colgo l’ironia ma io non sono mai ideologico. E qui torno ai 600 euro. Sono stati immaginati con un pregiudizio contro gli autonomi.

In che senso?
Ma se un dipendente prende 900 euro o di più con la cassa, perché un professionista deve prendere solo 600? Io non l’ho capito.

È la prima volta che viene dato un contributo di qualsiasi tipo alle partite iva. E fra l’altro sono stati pagati quasi tutti.
E questo lo so. Ma perché meno dei dipendenti, tra l’altro perdendosi per strada 1 milioni di professionisti. E adesso questo fondo perduto assurdo e complesso. Non si potevano semplicemente ridare lRAP e IRES di novembre a chi aveva subito una perdita?!

Questo non capisco. Perché bisognerebbe estenderla anche a chi non ha avuto danni dal lockdown?
Perché i flussi di casa non sono mai regolari. Perché c’è qualcuno che ha fatturato anche ad aprile, ma poi è crollato. Perché loro parlano di cose che non conoscono, e immaginano meccanismi teoricamente perfetti che però non funzionano mai.

Da questo sfogo deduco che Gualtieri non è nella sua Line di WhatsApp insieme a Provenzano, Amendola e Patuanelli.
No, colgo la sua ironia, ma è un fatto. Ho cercato di spiegarglielo che il calo – per esempio – del 30% su aprile è una cosa difficile da provare, dati i ritardi di fatturazione tipici del nostro sistema.

Lei vuol dire: magari ad aprile hai ancora fatturato, ma la produzione era già crollata.
Esatto.

È facile, però, trovare delle falle per qualsiasi parametro venga adottato, e lei lo sa bene, visto che ha governato.
Ma il punto è proprio questo: se ti ti metti a fare i giochini, a immaginare soglie e barriere non ne esci più.

Niente soglie?
Io ho imparato che le norme perfette sulla carta non funzionano mai nella realtà.

Esempio?
Ne sa qualcosa Bersani, che aveva costruito una architettura di incentivi perfetta, e poi dopo cinque anni di quei soldi avevano speso meno del 5%, perché poi nessuno riusciva a prendere quei soldi.

Quindi facciamo l’esame di maturità al governo. Promosso o bocciato dal professor Calenda?
(Pausa, sorriso). Diciamo che ci sono molti crediti formativi e qualche bocciatura.

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