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Calabria, Fratelli D’Italia e quel consigliere della locride “inguaiato” dal cugino

Immagine di copertina
Raffaele Sainato Credits: ANSA

Che Fratelli D’Italia in Calabria navighi in pessime acque è ormai fatto arcinoto, come altrettanto di dominio pubblico risulta la netta presa di distanza della leader Giorgia Meloni dai candidati di partito proposti dal Pollino allo Stretto. Troppi i problemi, anche dopo l’estromissione del delegato alle liste elettorali per le elezioni regionali Edmondo Cirielli e il “lascito” del Partito regionale in mano all’unica deputata eletta nel 2018, Wanda Ferro.

Dimissioni a pioggia

Tra tutte, la provincia di Reggio Calabria è quella considerata più scottante in quanto è lì che è emerso più di un “incidente di percorso” nel radicamento del Partito con gli arresti eccellenti dell’ex candidato in pectore di Reggio Calabria, Alessandro Nicolò e del consigliere regionale neo-eletto Domenico Creazzo (entrambi indagati per concorso esterno in associazione mafiosa in due diverse indagini della Dda di Reggio Calabria).

Al posto di Creazzo è subentrato nel consiglio regionale calabrese Raffaele Sainato, il cui nome (senza essere indagato) è comparso negli atti dell’inchiesta “Mandamento Jonico” che ha svelato il potere elettorale di alcune cosche nella locride. Anche lui, come Creazzo, transfugo del centrosinistra a livello regionale (si era candidato nel 2014 con la lista ‘Autonomia e Diritti’ di Agazio Loiero a sostegno di Mario Oliverio, esponente PD), ma vicesindaco di Locri dal 2013 in una amministrazione locale guidata da un Sindaco marcatamente di centrodestra.

Lo stesso Sainato lo scorso 9 giugno si è dimesso dalla carica di vicesindaco e di assessore (ma non da consigliere) della cittadina di Locri, ufficialmente, come da lui dichiarato: “Per svolgere al meglio, con assoluta dedizione il suo nuovo ruolo di Consigliere Regionale”. Aggiungendo poi: “Ho svolto il ruolo di vicesindaco sempre con l’idea alta della politica e per trasmettere ai giovani ed ai miei figli l’importante umiltà dell’agire per il bene pubblico”.

Parole di circostanza già sentite per chi mastica la politica calabrese che si uniscono a quelle, di pari natura, del Sindaco Giovanni Calabrese. Ma dietro i canonici salamelecchi nella cittadina locridea sono arrivate, in breve tempo ed in sequenza, altre due dimissioni: quelle delle assessore comunali vicine all’area politica facente capo a Raffaele Sainato, Anna Baldessarro e Anna Sofia (sua capostruttura in consiglio regionale).

Scaramucce locali? In realtà no, perché pare esserci di più. Dietro a questi smottamenti locali sembra esserci una questione riguardante il teatro comunale inaugurato, dopo molti anni d’attesa, il 20 gennaio 2018. “Le missioni impossibili diventano realtà quando si lavora con impegno e passione”, dichiarò il Sindaco di Locri nell’annunciarne l’imminente apertura.

L’assurda storia dell’ascensore

A lavorare con impegno e passione, però, è stata anche la Procura, che giusto dieci giorni prima delle dimissioni di Raffaele Sainato dal ruolo di vicesindaco e assessore, ha notificato ad alcune persone un avviso di conclusione delle indagini preliminari (a firma del Sostituto procuratore presso il Tribunale di Locri Michele Permunian) per il furto dell’ascensore, acquistato con soldi pubblici e destinato proprio al teatro comunale, che è stato poi, successivamente, installato in un’abitazione privata. Nell’indagine, oltre a tre tecnici, tra cui il responsabile dell’area tecnica manutentiva e urbanistica del Comune, accusati di falso ideologico per aver redatto nel 2015 un certificato di collaudo omettendo l’assenza dell’ascensore (che dalle indagine si evince fosse stato rubato nel 2012, tre anni prima), spunta come autore del furto Domenico Sainato, cugino di primo grado del consigliere regionale di Fratelli D’Italia.

L’accusa è di aver prelevato, in concorso con persone ignote, l’ascensore del Teatro comunale e di averlo installato presso l’abitazione del suocero previo pagamento da parte di quest’ultimo della somma di 7.500 euro. Il reato contestato è furto aggravato dalla violenza sulle cose e dall’aver commesso il fatto su cose destinate ad un servizio pubblico. All’epoca del furto – 2012 – Raffaele Sainato si era appena candidato Sindaco alle amministrative del maggio 2011, venendo eletto consigliere comunale d’opposizione, mentre quando era stato redatto il collaudo tecnico amministrativo e statico (presunto falso), con il presunto coinvolgimento del relativo responsabile d’area del Comune – 29 aprile 2015 –  l’attuale esponente regionale dei sovranisti era già vicesindaco da due anni.

L’avvocato di fiducia del denunciante, Pino Mammoliti (condannato in primo grado per favoreggiamento nel processo a seguito della citata inchiesta Mandamento Jonico) in un post su Facebook dello scorso 31 maggio ha dichiarato di aver accompagnato personalmente il suo assistito, titolare dell’impresa Ieromedia s.r.l. che svolse i lavori al teatro comunale, a denunciare “un aguzzino che per anni lo ha spremuto facendogli credere che lo avrebbe aiutato a sistemare uno dei tre figli”, riferendosi (come emerso dai pubblici commenti al post social) a Domenico Sainato. Quest’ultimo, però, di professione svolgeva – e svolge – l’attività di geometra ed operaio. Non si comprende, quindi, come possa “sistemare” chicchessia.

In ogni caso, l’emergere di questa indagine potrebbe aver spinto Raffaele Sainato alle dimissioni (e all’estromissione di tutta la sua area) dalla giunta comunale di Locri, dato che durante i comizi tenuti durante la campagna elettorale per le elezioni regionali dello scorso gennaio escludeva categoricamente che avrebbe lasciato tale incarico. La questione è stata tenuta sottotraccia, non facendo trapelare i nomi messi nero su bianco nelle carte della Procura di Locri, ma l’imbarazzo della vicenda, che pare abbia già avuto ripercussioni politiche in ambito locale, è destinata ad ampliarsi, con ulteriori notti insonni per Giorgia Meloni.

Leggi anche: 1. Autisti d’oro in Regione Calabria: stipendi da 40mila euro l’anno per scarrozzare i politici / 2. “Parenti degli amici”: il trucchetto dei politici calabresi per assumere i portaborse / 3. Caos Lega in Calabria tra inchieste, botte e scandali 

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