Borghi (Lega) a TPI: “Sostegno a Draghi è la scelta più sovranista che possiamo fare”
Il deputato anti-euro: "Draghi? Mai messo in dubbio le sue capacità, non è subalterno a Germania"
Il governo Draghi “è un’opportunità storica”. A dirlo a TPI è Claudio Borghi, deputato leghista ed ex presidente della Commissione bilancio della Camera, convinto sovranista, che ora apre all’appoggio della Lega al possibile governo guidato da Mario Draghi. Un sostegno “pieno” già annunciato nei giorni scorsi da Matteo Salvini, che domani incontrerà di nuovo Draghi per il secondo giro di consultazioni (qui le ultime notizie). In passato Borghi, favorevole all’uscita dell’Italia dall’euro, non ha risparmiato critiche alla Banca centrale europea, di cui Draghi è stato presidente. Radicale il suo cambio di rotta: “Lo misureremo dai fatti”, dice a TPI, “ma se c’è una possibilità che il Paese vada unito dietro una persona rispettata in Europa, e che possa spostare gli equilibri dell’Europa, è questa. Appena ho visto questa possibilità, ho detto: è la scelta più sovranista che possiamo fare”.
Borghi, il Movimento Cinque Stelle ha annunciato oggi che gli iscritti voteranno su Rousseau per un eventuale supporto a un governo presieduto da Mario Draghi.
Incredibile, ne sono felice (ride). Mi sarebbe piaciuto che lo avessero fatto anche prima della ratifica sull’approvazione del Mes, ma evidentemente non era poi così importante. Comunque non sto a guardare le robe in casa d’altri. È un momento talmente importante per il Paese che non bisogna perdersi in queste piccinerie.
La Lega tornerà quindi al governo con il Movimento, stavolta insieme a Renzi e alla sinistra. Come vede la situazione?
È un’opportunità storica. La litigiosità interna è stata da sempre una causa della debolezza dell’Italia. È successo sin dai tempi dei comuni: il momento di riscossa per l’Italia è arrivato quando i comuni si sono uniti in una Lega nella battaglia di Legnano. È nel nostro Dna, mi piacerebbe ricrearlo. Non sono sicuro che quest’opportunità avrà un risultato, ma appena si è visto che questo spiraglio c’era, non poteva che essere colto.
Le divisioni sui temi c’erano già nel governo Conte, perché pensa che ora dovrebbero essere superate?
Buona parte delle cose che si facevano non avevano un vero senso per l’Italia, ma avevano tutte esclusivamente lo scopo di avere dei vantaggi politici sull’avversario. E a volte l’avversario era anche all’interno della stessa area politica. Prendiamo il Mes, tanto per dirne una. Non aveva alcun senso prendere il Mes, ma veniva agitato perché era uno strumento di propaganda. Gli altri Paesi non si ponevano nemmeno il dubbio.
Come si evita questo?
Tenendo da parte tutte queste questioni e andando alle radici delle cose, che sono economiche. E Draghi sicuramente le conosce. Così si può rialzare la testa.
Salvini oggi ha parlato di tre priorità: salute, con il modello Bertolaso per i vaccini; lavoro e riaperture. È d’accordo?
Penso che siano d’accordo tutti gli italiani di buon senso. Abbiamo passato un periodo allucinante. Penso che quando la storia guarderà dove siamo passati il giudizio non sarà tenero. Si è chiuso tutto subito, con leggerezza, senza prevedere le somme e gli ammortizzatori necessari per poter compensare un tessuto economico che era già debole e andava a schiantarsi. Il tutto nelle mani di una persona totalmente non competente come Gualtieri.
Gualtieri gode di molta stima anche a livello europeo.
Certo, perché diceva sempre di sì. È sempre stato un cameriere, faceva solo fatto quello che gli dicevano di fare, indipendentemente dal fatto che fosse utile o no. Viceversa, Draghi andrebbe a farsi rispettare in Europa. Anzi, non dovrebbe neanche farlo. Lo rispettano già.
Come si concilia la posizione della Lega a sostegno di Draghi con l’appartenenza al gruppo dei sovranisti in Europa?
Ho sempre combattuto Draghi da avversario, perché l’Unione europea mi sta simpatica il giusto, come si può immaginare. Ma non ho mai messo in dubbio le sue capacità. Inoltre, se c’è qualcosa di cui Mario Draghi non è sospettabile è la subalternità alla Germania.
Sta dicendo che l’Europa di Draghi per lei è più “simpatica” rispetto a quella di Gualtieri?
Non è una questione di simpatia. È probabile che persegua il nostro interesse nazionale, che finora non è mai stato perseguito, in nome di un’europeismo che è passato come un’ideologia vuota. Gli altri “europeisti” in giro per l’Europa – Francia, Germania, Olanda – facevano costantemente l’interesse nazionale, e noi eseguivamo.
Lo misureremo dai fatti, ma se c’è una possibilità che il Paese vada unito dietro una persona rispettata in Europa, e che possa spostare gli equilibri dell’Europa, è questa. Da sovranista, appena ho visto questa possibilità, ho detto: è la scelta più sovranista che possiamo fare.
Restano comunque dei nodi irrisolti in Europa. Domani è prevista l’approvazione definitiva del regolamento sulla ‘Recovery and resilience facility’. La Lega l’11 gennaio si è astenuta. Ora che ha aperto al sostegno a Draghi cambierà posizione?
Questo è uno dei casi tipici. Quel regolamento non è nell’interesse dell’Italia. Lascio a Zanni la valutazione sul cosa si vorrà fare, ma il nostro ragionamento per l’astensione era che, a fronte di cifre che potevano esserci utili, come la parte a fondo perduto del Recovery Plan, dall’altra parte il regolamento sull’utilizzo non era stato scritto nell’interesse dell’Italia. Poi, per carità, non è certo questo quello che cambierà il mondo.
Peraltro il presidente leghista del gruppo europeo, Zanni, oggi si è scontrato col suo vice, Jorg Meuthen dell’ultradestra tedesca Afd, proprio per difendere Draghi.
Ottimo segno.
Perché?
Conforta la mia visione. Se basta già l’arrivo di Draghi per far capire che sarà perseguito l’interesse italiano, anziché seguire quello che dice la Germania, è già un ottimo inizio. È bastato il nome di Draghi per farli andare in bestia. Non è l’Afd che odia Draghi, in Germania è visto come uno che non si piegava ai loro voleri.
Si prospetta una ricollocazione per la Lega in Europa? Si va verso l’approdo al Ppe?
Dal mio punto di vista questo non ha alcun senso. Orban è nel Ppe. Le meccaniche dei gruppi secondo me sono molto relative, quello che voglio vedere è che torni l’interesse nazionale, che non è legato a un partito. Ricordo, tanto per dirne una, che tutte le manovre che hanno dato origine allo spread, sono state fatte da Merkel e Sarkozy, con la famosa passeggiata culminata con la risatina, ebbene ambedue erano del Ppe come Berlusconi, che non stavano certo aiutando.
Con Draghi invece lo spread è tornato sotto quota cento.
Più con la Bce che con Draghi. Il livello dello spread dipende dalla banca centrale. La sua presenza fa capire che è difficile che la Bce gli vada contro.
Chi vedrebbe bene per la Lega nel governo? Si parla di Giorgetti e Molinari.
Io di sicuro no. Mi trovo bene in parlamento. Di conseguenza, non essendo interessato, sono anche il meno informato. Ho avuto però modo di parlare con Salvini, e penso che questo ora sia l’ultimo dei problemi. Stiamo facendo un posizionamento strategico importante a favore del Paese da parte della Lega, le pare che ci mettiamo a cavillare sul nome di un ministro.
Ci saranno però dei ministri leghisti nel governo.
È evidente, altrimenti si chiamerebbe appoggio esterno e l’avremmo dichiarato.
Tra i nomi dei papabili ministro sembra invece che non ci sarà quello di Conte.
Sono convinto che non fosse esattamente nei primi posti della lista, inclusi anche quelli del suo partito.
Pensa che usciranno buone notizie domani dopo il nuovo incontro con Draghi?
Visto il tipo di apertura di credito che abbiamo fatto, dipenderà da lui. Noi più di metterci al servizio dell’Italia non possiamo fare.
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