Bonaccini a TPI: “La sinistra riparta dalla sanità pubblica”
“Da Conte a Calenda, da Fratoianni a Bonelli. All’opposizione siamo tutti d’accordo nel condannare i tagli del Governo su medici e infermieri. Ora mobilitiamoci uniti. Per battere la destra non servono polemiche sterili ma un programma che dia risposte”
Presidente Bonaccini, la prima domanda è scontata: è contento dei nuovi organismi dirigenti del Pd?
«Ci sono persone che conosco benissimo, altre che proprio non conosco».
Non è un giudizio proprio entusiastico.
«Guardi, io sono molto sincero: credo che la nuova segretaria aveva il diritto-dovere di comporre la segreteria esercitando la sua facoltà di scegliere, e le riconosco anche la comprensibile volontà di aprirla a persone che per la prima volta si cimentassero con ruoli di prima responsabilità…».
Sento che adesso arriva un grosso «però».
«Nessun però. Giudicare adesso sarebbe un pre-giudizio, e dunque non voglio farlo».
No?
«Un giudizio compiuto lo potremo dare solo dopo un po’ di tempo e di lavoro».
Ma questo organismi sono concordati o no? Lei, voi, avete accettato questo percorso?
«Alla richiesta di condividere una gestione unitaria ho aderito con convinzione, perché quando prendi la maggioranza assoluta dei voti degli iscritti e quasi la metà dei voti degli elettori delle primarie non puoi fare lo spettatore, ma devi provare invece a dare una mano. Sono convito che è quello che si aspettano i nostri iscritti ed elettori».
Alla fine dunque è rimasto soddisfatto dal comportamento di Schlein in questa delicatissima fase, o no?
«Elly è stata eletta soltanto due mesi fa e la nuova segreteria è insediata da pochi giorni. Diamole il tempo di poter lavorare a pieno regime. Dal mio punto di vista errori in questa prima fase non ne ha compiuti».
Mi perdoni se insisto. Alla minoranza è stata riconosciuta la sua forza o vi ritenete sottostimati?
«Io non mi sento né minoranza, né opposizione, l’ho chiarito fin da subito alla prima assemblea nazionale nella quale sono stato eletto presidente del Pd».
Quindi il partito oggi ha una gestione condivisa?
«La segretaria ha tenuto conto di alcune mie proposte, di altre no. Come è normale che sia, peraltro».
I numeri cosa dicono?
«La presenza in segreteria di donne e uomini che mi hanno votato è attorno al 25%, ma dopo le primarie avevo chiesto io per primo di toglierci le magliette delle rispettive mozioni e indossare tutti quelli del Pd, pertanto sarà sui temi e sulla qualità del dibattito che ci si confronterà, non su quote o percentuali».
La sento ecumenico.
«Se mi conosce sa che è perché io preferisco parlare di temi, non di nomi e cognomi».
Stefano Bonaccini non lascia, ma anzi raddoppia. Da quando Elly Schlein ha vinto il ballottaggio delle primarie il governatore dell’Emilia-Romagna (che tra gli iscritti al primo turno era arrivato primo) sembra aver raddoppiato gli sforzi. Interviene nel dibattito nazionale, coordina l’attività della sua componente, e poi continua ad amministrare l’Emilia-Romagna.
Risultato: agende massacranti, lavoro e interviste in notturna (come questa) e toni molto equilibrati, in cui dosa anche le virgole. Ma sui termovalorizzatori, dopo il silenzio della Schlein, pur senza polemiche dirette, Bonaccini non fa sconti: «Quella contro gli impianti non è una battaglia ambientalista: l’unica alternativa sono discariche e veleni».
Scusi se provo a rompere l’idillio, Bonaccini. Lei è d’accordo con l’ex capogruppo Andrea Marcucci, secondo cui il nuovo Pd oggi è «troppo spostato a sinistra»?
«Non amo le geolocalizzazioni ideologiche astratte. Serve invece un Partito democratico riformista e progressista, aperto e plurale. E questo va fatto a partire dall’agenda programmatica che dicevo, altrimenti restiamo alle etichette».
È soddisfatto di quello che il partito ha fatto dalle primarie sino ad oggi?
«Durante il congresso dissi che ci aspettava una traversata nel deserto. La segreteria è stata nominata pochi giorni fa e la direzione si sta insediando. Più che fare bilanci, è il momento di costruire una piattaforma programmatica alternativa a quella della destra, sui problemi reali degli italiani: sanità pubblica, che il Governo sottofinanzia a vantaggio di quella privata mettendo in discussione un diritto universale; inflazione; contrasto alla precarietà e salario minimo legale; imprese, innovazione e crescita sostenibile».
Parliamo del Governo, dunque: per la prima volta i sondaggi rilevano un calo di Fratelli d’Italia. Tuttavia, l’opposizione sembra non bucare.
«Perché cresca il consenso delle opposizioni e i problemi del Governo si riflettano sui partiti della destra è necessario far emergere un’alternativa possibile e credibile. Non è questione immediata ma il tema è questo».
E non è stato affrontato?
«Credo che Elly Schlein parlerà di contenuti e proposte in direzione, da portare in parlamento e nella società (l’intervista è stata realizzata prima della direzione del 20 aprile, ndr)».
Ma il calo di consensi della destra nei sondaggi lo avverte o no?
«Più che i sondaggi, guardo la realtà e vedo una destra che viene meno a ogni promessa fatta».
Ad esempio?
«Basti pensare al taglio delle tasse, rimasto solo sulla carta, agli sbarchi dei migranti, che si moltiplicano, all’incapacità di contare di più in Europa su ogni dossier rilevante».
E perché non c’è protesta, allora?
«La destra ha saputo unirsi e mascherare le proprie divisioni in campagna elettorale, ma alla prova di governo il bluff non regge più. Parlare alla pancia della gente può far prendere voti, ma poi non permette di ottenere risultati. Che si parli di pensioni, accise sulla benzina o profughi, sta accadendo il contrario di quanto avevano sbandierato. Prima o poi la paghi».
Ma voi? Cosa manca alla coalizione per poter tornare competitiva?
«Cercare l’unità sulle cose da fare e un’agenda concreta centrata sulle priorità degli italiani. Ne indico due: sanità pubblica, di cui le dico meglio tra breve; e buona occupazione, con l’introduzione del salario minimo legale, la riduzione della precarietà e il taglio massiccio del costo del lavoro, per aumentare le buste paga e sostenere le imprese che assumono a tempo indeterminato. È su questi temi che l’opposizione deve fare non solo una battaglia comune in parlamento e nel Paese, ma anche avanzare proposte credibili».
L’hanno quasi processata, durante le primarie, per aver definito Meloni «capace». Lo direbbe ancora?
«Il giudizio su Meloni lo hanno dato gli elettori alle urne: ma certo, se dici che chi ti ha appena battuto è un’incapace…».
Cosa deve fare il centrosinistra per rendere più credibile la sua opposizione?
«Dare risposte ai cittadini e uscire da polemiche sterili».
La crisi del Terzo Polo avvantaggia il centrosinistra o lo danneggia?
«Ho apprezzato che Elly non abbia speculato su questa nuova frattura: una sensibilità che i leader del Terzo Polo non hanno sempre avuto nei confronti del Pd».
Non mi dica che non è interessato a capire chi prevale tra i due…
«Le ripeto. Più che dal destino dei singoli leader, il centrosinistra deve ripartire da un’opposizione efficace e da una agenda programmatica in grado di parlare al Paese».
Uno dei problemi più grandi della Meloni é il ritardo sul Pnrr. Questa crisi è ascrivibile a questo governo o a quello di Draghi?
«Dal primo giorno di insediamento, ho chiesto al Governo e alla presidente Meloni di convocare un tavolo con le parti sociali, Regioni ed Enti locali per affrontare il tema dell’aumento di prezzi e materie prime, che mette a rischio l’avvio dei cantieri; così come pongo da tempo il problema del personale e del rafforzamento necessario nella Pubblica Amministrazione, a partire dai Comuni, per realizzare il più grande piano di investimenti pubblici nella storia dell’Italia repubblicana».
E cosa è accaduto?
«Non mi è mai stata data una risposta, né è successo qualcosa, salvo poi cercare capri espiatori».
In Emilia-Romagna, in percentuale, quanti ritardi avere avuto?
«I nostri Comuni denunciano gli stessi problemi degli altri, ovviamente, anche se il nostro sistema istituzionale e amministrativo è un po’ più solido. Per la parte gestita direttamente dalla Regione sono più fiducioso, ma questo non mi consola. Si poteva e si doveva impostare meglio un lavoro così complesso».
La soluzione la convince?
«No. La risposta rischia di essere un’ulteriore centralizzazione della spesa. Per alcuni territori forse è il male minore, per noi una iattura: in Emilia-Romagna siamo abituati a spendere bene i fondi europei, lo stesso non si può dire per lo Stato centrale».
Su cosa pensa che il centrodestra abbia fatto gli errori più grandi?
«Hanno cavalcato i problemi prospettando soluzioni demagogiche. Hanno anche detto di essere pronti a governare, che la festa era finita: credo proprio che nessun italiano abbia ragioni per festeggiare».
C’è una cosa – una battaglia, una presa di posizione – che lei avrebbe fatto da segretario e che si potrebbe fare ugualmente?
«Glielo dicevo prima. Su una questione per me molto delicata e prioritaria sento che dobbiamo accelerare per presentare una nostra proposta e, aggiungo, una mobilitazione nel Paese e nei territori: la difesa della sanità pubblica».
Il Pd non l’ha già fatta?
«La sanità è da sempre un tema. Ma oggi si sta producendo una nuova emergenza che io considero potenzialmente drammatica».
Perché?
«Perché il Governo sta sottofinanziando il sistema sanitario nazionale in maniera irresponsabile e con un’inflazione così alta non si può tranquillamente parlare di “tagli” al bilancio, proprio quando la pandemia avrebbe dovuto insegnarci che andrebbe fatto l’esatto contrario!».
Lei fatica a far quadrare i conti?
«Mancano letteralmente risorse adeguate ai nostri budget di spesa. E non vedo all’orizzonte alcuna politica che faccia fronte alla carenza di infermieri e medici, che oggi è emergenza in tutta Italia».
È stato uno dei temi del congresso della Cgil. Perché non riuscite a farlo entrare in agenda?
«Non lo so. Ma su questo dobbiamo mobilitarci con le altre opposizioni: sia Conte che Calenda sia Bonelli che Fratoianni su questo punto hanno criticato frontalmente il governo Meloni. Noi dobbiamo essere i più decisi sostenitori dell’importanza di una sanità pubblica e universalistica. Il diritto alla salute deve essere garantito allo stesso modo a un povero esattamente come a un ricco».
L’esempio che lei fa mi porta a chiedermi: con Schlein c’è una gestione concordata delle campagne comuni?
«Il luogo nel quale si discuteranno e decideranno le scelte prioritarie e strategiche è la direzione nazionale. Dove sono presenti rappresentanti di tutte le quattro mozioni che si sono sfidate al congresso, pur in proporzione ai risultati ottenuti. Lì bisogna trovare una sintesi».
Senta, se le chiedo del termovalorizzatore di Roma mi può rispondere anche se si trova in Emilia-Romagna?
«Vorrei essere chiaro su un punto che alcuni purtroppo non riescono a capire: dove ci sono i termovalorizzatori il ciclo dei rifiuti funziona meglio, la raccolta differenziata è più alta e l’economia circolare avanza».
Detto così, pare una polemica con la sua segretaria, che non ha risposto sullo stesso tema. E con Roma che non ha un impianto!
«Non è perché avere gli impianti sia di per sé un merito. Ma perché solo così c’è un governo del ciclo dei rifiuti in linea con la gerarchia europea».
Non è sensibile alle critiche degli ecologisti?
«No. Non vedo benefici per l’ambiente! Tra l’altro con i termovalorizzatori si produce anche energia elettrica. Al contrario, dove non sono presenti termovalorizzatori si utilizzano le discariche, che sono quanto di più arretrato si possa immaginare in tema ambientale».
Lei lo dice perché viene da un’isola felice…
«In Emilia-Romagna abbiamo diversi impianti – peraltro realizzati dai miei predecessori, compresi Bersani ed Errani – e io non solo non ne ho inaugurato uno nei miei attuali otto anni di mandato, ma mi sono potuto permettere di spegnerne per sempre qualcuno».
Perché?
«Perché la differenziata qui è al 73% con previsione nel nuovo piano regionale di arrivare addirittura all’80% nei prossimi anni!».
Ed è meglio così, anche se l’impianto non piace all’opinione pubblica?
«Segnalo ai distratti, o poco consapevoli, che qui si conferisce in discarica meno del 2% dei rifiuti! Sa cosa significa?».
Quindi a Roma va costruito?
«Certo. Ecco perché io oggi condivido la scelta del sindaco Gualtieri, anche per fare un importante passo avanti rispetto alla situazione disastrosa ereditata».
Crede che questa dovrebbe essere la linea del Pd?
«È antistorico e insostenibile avere tonnellate di rifiuti conferiti giornalmente in discarica o messi a Roma su camion, inquinanti, che viaggiando su gomma partono per i termovalorizzatori del Nord».
Ho capito, ho capito…
«Ciò detto, i termovalorizzatori sono solo una transizione: il nostro obiettivo deve essere il contenimento della produzione di rifiuti e l’economia circolare. E se verranno utilizzate al meglio le risorse del Pnrr anche in questo potremo migliorare di parecchio».