Boggetti (Confindustria Dispositivi Medici) a TPI: “L’Italia investa sulla salute o sarà troppo tardi”
Boggetti (Confindustria Dispositivi Medici) a TPI: “Italia investa sulla salute”
“Da mesi chiediamo che vengano utilizzate immediatamente le risorse del MES. Soldi disponibili subito. Cosa stiamo aspettando? Sono soldi che possono arrivare a metà del 2021, quando ci auguriamo di essere vicini a uscire da questa pandemia. Ora dobbiamo agire immediatamente per prepararci a questo inverno pieno di insidie”. Così a TPI Massimo Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici, inquadra le priorità di un Paese che cerca, non senza difficoltà, di uscire dall’emergenza della pandemia di Coronavirus. E lancia un messaggio inequivocabile al Governo: “Non c’è più tempo da perdere”.
Ci avviciniamo a un autunno pieno di rischi: come ci arriva il comparto dei dispositivi medicali italiani?
Le aziende italiane dell’industria medicale sono in grande difficoltà. Molti pensano che grazie al Covid-19 il settore “salute” si sia arricchito: nulla di più falso! Il 95 per cento delle aziende è formato da realtà di medie e piccole dimensioni, che hanno sofferto il lockdown come gli altri settori produttivi. Si è dovuto ricorrere alla cassa integrazione, la salute degli italiani si è fermata. Pensiamo alle cure per i malati oncologici che si sono bloccate per sei mesi, come tutti gli interventi di “routine”. Ci troviamo ora ad affrontare una situazione dove la salute media degli italiani si è abbassata, proprio perché tutto il comparto medicale e della salute si è dovuto fermare. La domanda di dispositivi medici è crollata. Oltretutto far ripartire la produzione in totale sicurezza è molto costoso. E non sappiamo cosa succederà nei prossimi mesi. Di sicuro non possiamo permetterci altri lockdown”.
Avete in corso un’interlocuzione col Governo, su questi punti?
“Al Governo abbiamo detto chiaramente cosa è necessario fare se riteniamo che sia cruciale e urgente, come credo tutti abbiamo visto, investire sulla salute e sulla ricerca nel nostro Paese. Le nostre aziende aspettano quasi due miliardi di pagamenti arretrati dalle Regioni. Per la precisione: 1.904.999.000 di euro! Non c’è stato alcuno sgravio fiscale, nessuna diminuzione delle tasse, tra cui il payback. Queste sono risorse da recuperare immediatamente. Forse troppi non considerano il fatto che il settore degli apparecchi medici non solo produce più salute e sicurezza, ma anche posti di lavoro, spesso altamente qualificati. Per mesi abbiamo sentito dire che nulla sarebbe più stato come prima, abbiamo anche visto fabbriche riconvertirsi per la produzione di dispositivi come guanti e mascherine… ma non c’è stato nessun vero passo avanti in questo senso. Non ci si può improvvisare. Ci vuole competenza, ci sono standard di sicurezza precisi da rispettare. Se il 70 per cento della produzione italiana va all’estero abbiamo visto poi quali sono gli effetti nel momento in cui in tutto il mondo c’è una grande richiesta di dispositivi: semplicemente se li comprano altri”.
Quale sarebbe il primo intervento da voi auspicato?
“Ripeto, servono investimenti. Occorre uno svecchiamento del parco apparecchiature diagnostiche e di terapia intensiva, perché non è più tollerabile che, per esempio, oltre il 50 per cento dei ventilatori per la terapia intensiva abbiano più di 10 anni. Investire nel territorio potenziando l’assistenza territoriale e domiciliare per essere vicini alle persone con una cura per patologia e non per prestazione, attraverso tecnologie per il monitoraggio a distanza, la telemedicina e le app. Servono dispositivi medici digitali a domicilio, che aiutino a mantenere una gestione più semplice del paziente. Abbiamo speso l’estate pensando al “bonus vacanze“, ma tutto il resto è rimasto fermo. Il nostro sistema politico deve capire che il mondo gira molto più velocemente rispetto ai tempi delle nostre decisioni. Il MES garantisce risorse immediate, cosa stiamo ancora aspettando?
Che effetto le hanno fatto le manifestazioni negazioniste?
“Mi chiedo spesso come sia possibile che esistano posizioni del genere e che ci siano persone che davvero credono che il Covid-19 sia una bufala. Mi preoccupa molto. Abbiamo un evidente problema di ignoranza, di mancanza di cultura. Ecco perché credo che questo Paese debba tornare a investire sulla conoscenza, sulla cultura. Queste banalizzazioni sono preoccupanti. Per il resto, quando mi trovo a discutere con qualche negazionista faccio mia la frase di Oscar Wilde: ‘Mai discutere con un cretino, ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza’”.
Invece che messaggio vorrebbe inviare al Presidente Giuseppe Conte?
“Che l’Italia deve tornare a investire sulla salute e deve farlo subito. Si deve dare fiato all’industria, alla ricerca, alle conoscenze, alle intelligenze. Cancellazione del payback e accesso a risorse. Si deve fare ora, perché non c’è più tempo”.
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