Migranti, Meloni ripropone il blocco navale: ecco di cosa si tratta veramente
Giorgia Meloni propone un “blocco navale” per fermare l’immigrazione. Secondo quanto risulta dalla sua pagina Facebook, si tratterebbe di una “missione europea in accordo con le autorità nordafricane”. Ma vediamo più in dettaglio in cosa consisterebbe tale progetto, su cui anche Matteo Salvini ha detto “stop”.
Il blocco navale è un blocco militare. La marina militare dovrebbe appostarsi nel Mediterraneo respingendo le navi in arrivo da Sud, ovvero dai Paesi del nordafrica. Secondo l’articolo 42 dello statuto delle Nazioni Unite è praticabile solo in caso di guerra tra gli stati implicati. La leader di FdI ha difeso il suo progetto “Io penso che la cosa più seria che si possa fare è una missione europea per bloccare le partenze, in collaborazione con le autorità libiche. L’Europa, per esempio, ha trattato con la Turchia sulla rotta dei migranti che arrivavano da Est per fermarla”. L’accordo evocato risale a marzo 2016, è costato all’Europa 6 miliardi di euro, ha causato stragi alle frontiere e lasciato i leader che lo avevano siglato in balia delle minacce di Erdogan. Infatti nel 2020 Erdogan aveva aperto le frontiere con la Grecia ai flussi migratori per far “pagare” agli europei quello che per lui era un’impegno troppo scarso nella guerra in Siria. Insomma, uno scenario che non piacerebbe di certo a Giorgia Meloni, che vuole affidarsi alle traballanti istituzioni libiche.
Anche se si realizzasse la “missione”, aumentando ulteriormente le spese militari, la sua praticabilità non sarebbe priva di difficoltà. Lo sottolinea Nicola Fratoianni: “In un fantomatico blocco navale le navi militari italiane (quante?) dovrebbero pattugliare qualcosa come tremila chilometri di costa nord africana, pronte a fermare eventuali imbarcazioni dirette verso le coste europee. Una volta individuate dovrebbero fermarle con ogni mezzo, evidentemente anche con speronamenti o aprendo il fuoco”. In caso di blocco di un imbarcazione i passeggeri potrebbero anche essere trasportati verso le coste italiane, essendo mantenuti in stato di arresto.
Va inoltre ricordato che l’Italia fa già accordi con la Libia. Il Parlamento (PD compreso) approva dal 2017 aiuti alla guardia costiera libica, formata e finanziata dall’Italia, e l’invio verso la Libia di imbarcazioni e velivoli. Una parte dei finanziamenti viene utilizzata per mantenere prigionieri i migranti nei tristemente famosi campi libici. Meloni ha protestato di recente contro chi si prende gioco della sua proposta con un tweet: “Il #BloccoNavale europeo in accordo con le autorità del nord Africa che propone FDI è l’attuazione di quanto proposto dall’UE già nel 2017 e ribadito più volte”. Sicuramente i governi precedenti e Bruxelles non hanno presentato ai cittadini un modello di accoglienza completa e incondizionata, spianando invece la strada ai discorsi securitari di Fratelli d’Italia. La leader del partito potrebbe in effetti ispirarsi all'”Operazione Bandiere Bianche” di Romano Prodi, il blocco navale che nel 1997 cacciava i migranti in arrivo dall’Albania, causando il naufragio di oltre 80 persone.