Berlusconi torna sulla guerra in Ucraina: “Senza armi e aiuti Zelensky tratterebbe”
Berlusconi torna sulla guerra in Ucraina: “Senza armi e aiuti Zelensky tratterebbe”
Per arrivare a una trattativa di pace in Ucraina, il presidente ucraino Volodimir Zelensky dovrebbe capire di non poter più contare sugli aiuti e le armi dei paesi occidentali. Lo ha detto Silvio Berlusconi, tornato sulla guerra in Ucraina in un’intervista a Bruno Vespa per il suo ultimo libro. Meno di due settimane fa l’ex presidente del Consiglio era stato al centro di un caso diplomatico per le sue dichiarazioni ai deputati di Forza Italia, in cui aveva rivelato uno scambio di regali con Vladimir Putin e aveva spiegato che l’obiettivo delle forze russe in Ucraina era quello di “deporre Zelensky” e “mettere un governo già scelto dalla minoranza ucraina di persone per bene e di buon senso”. Nell’intervista, secondo quanto riporta l’Ansa, il senatore si è detto convinto che Putin sia “un uomo di pace”, confessando a Vespa di aver provato a chiamare il presidente russo due volte, senza esito, all’inizio della guerra e di non aver più insistito.
Sullo scambio di regali, Berlusconi ha parlato di una semplice battuta. Dopo aver raccontato ai suoi deputati di alcune lettere scambiate con Putin, uno gli avrebbe chiesto se i due si erano fatti dei regali. “Si certo, venti bottiglie di vodka e venti di lambrusco”, la risposta che avrebbe dato Berlusconi, secondo cui tutti “che scherzavo”.
Secondo il fondatore di Forza Italia, c’è una possibilità di arrivare a una trattativa di pace. “Forse: solo se a un certo punto l’Ucraina capisse di non poter più contare sulle armi e sugli aiuti e se, invece, l’Occidente promettesse di fornirle centinaia di miliardi di dollari per la ricostruzione delle sue città devastate dalla guerra. In questo caso Zelensky, forse, potrebbe accettare di sedersi al tavolo per una trattativa”, ha sottolineato Berlusconi.
“In questa situazione noi non possiamo che essere con l’Occidente nella difesa dei diritti di un paese libero e democratico come l’Ucraina”, ha ribadito Berlusconi nel libro “La grande tempesta”, mentre Vespa ha obiettato che Putin dovrebbe almeno lasciare le regioni di Kherson e Zaporizhzhia, occupate e annesse dopo quelle di Donetsk e Luhansk, nel Donbass. Berlusconi è sembrato d’accordo, sostenendo però che non si dovrebbe discutere l’appartenenza alla Federazione Russa della Crimea e un nuovo referendum nel Donbass con il controllo dell’Occidente.
Alla domanda, infine, se si sentisse più vicino all’America o alla Russia, Berlusconi ha ricordato che una delle cinque standing ovation riservategli dal Congresso degli Stati Uniti il 19 giugno 2011 arrivò quando raccontò del giuramento di fedeltà agli Stati Uniti chiestogli dal padre quando lo portò a visitare il cimitero militare americano di Anzio dopo la maturità classica.