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La minaccia di un aumento Iva diventa sempre più reale. La crisi di governo in atto, infatti, fa avanzare l’ipotesi dell’attivazione delle clausole di salvaguardia, cioè appunto l’aumento Iva dal 22 a 25,2 per cento.
A fare i conti ci ha pensato il Codacons, che ha calcolato quanto questo aumento peserà sulle famiglie italiane e sulla spesa quotidiana.
Un aumento quindi che potrebbe, se non cambiare, modificare molto la vita di tutti i giorni.
Le clausole di salvaguardia, a differenza di quanto riportato nelle ultime ore da alcune organizzazioni che hanno nettamente sottostimato l’effetto dell’Iva sulle tasche delle famiglie, secondo l’associazione dei consumatori, “non prevedono solo il ritocco delle aliquote dal 22 al 25,2 per cento (ordinaria) e dal 10 al 13 per cento (ridotta) nel 2020, ma stabiliscono che l’Iva debba aumentare anche nel 2021, raggiungendo quota 26,5 per cento. Per entrambi gli anni, inoltre, tali clausole prevedono anche gli incrementi delle accise sui carburanti con un gettito stimato dalla Legge di bilancio pari a 400 milioni di euro all’anno. Accise più alte equivalgono a più elevati costi dei carburanti, con conseguenti effetti negativi sui listini dei beni trasportati su gomma”, avverte il Codacons.
Se le aliquote Iva e le accise saranno ritoccate al rialzo, dunque, sottolinea il Codacons, “i prezzi al dettaglio di una moltitudine di beni di largo consumo subiranno un aumento che determinerà a regime, nel biennio 2020-2021 e a parità di consumi, una stangata complessiva pari a 1.200 euro a famiglia”.
Il Codacons si cimenta nei conti al dettaglio e ci aiuta a capire meglio.
L’Iva agevolata al 13 per cento produrrebbe aumenti impercettibili sul breve periodo, ma consistenti nel lungo periodo per molte famiglie italiane.
Un caffè al bar costerebbe 3 centesimi in più, aumentando da 0,90 a 0,93 euro, mentre un pacco famiglia di frollini aumenterebbe di poco meno di 10 centesimi da 3,29 a 3,38 euro.
Considerando un consumo quotidiano di caffé, una persona si troverebbe a spendere 60 centesimi in più ogni mese, ossia 7,2 euro in più all’anno. Ipotizzando che in una famiglia con due figli il maxipacco di biscotti duri una settimana, il rincaro implicherebbe una maggior spesa mensile di 36 centesimi (4,32 euro all’anno).
E quanto costerebbe una normale serata di svago?
Il biglietto al cinema passerebbe da 8,50 a 8,73 euro, mentre una pizza margherita da 6,85 a 7,04 euro. Ogni mese, una coppia spenderebbe 3,36 euro in più. E la birra? Sulla birra peserebbe l’aliquota ordinaria che, salendo dal 22 al 26,5 pr cento, porterebbe una canadese da 1,55 a 1,61 euro, ma solo al supermarket.
Ma anche l’acquisto di uno smartphone sarebbe aggravato da un aumento di soldi: 29 euro in più, per un cellulare ormai di uso comune.