Associazione InOltre: le mistificazioni di Giorgia Meloni sul salario minimo
Riceviamo e pubblichiamo.
La premier Giorgia Meloni insiste sul fatto che la proposta delle opposizioni si concentra sul salario minimo “legale” e che potrebbe portare a una fuga al ribasso dei contratti collettivi superiori. Falso. Ricordiamolo, dunque, dato che questo era un punto da noi per primi richiesto nella nostra proposta e infine poi recepito nelle proposta unitaria delle opposizioni: i contratti collettivi superiori al minimo legale NON vengono toccati dalla misura, ma salvaguardati.
Lo avevamo chiesto per primi già quando il Ministro del Lavoro Andrea Orlando in una logica di compromesso nel governo Draghi o il programma elettorale del PD insistevano sul “salario minimo per comparto” ovvero nessuna richiesta per i CCNL inferiori di innalzarsi al minimo legale. Lo abbiamo ulteriormente chiesto nel silenzio delle mozioni congressuali del Partito sui dettagli tecnici di una proposta di legge.
La nostra proposta invece prevedeva altresì la validità dei contratti scaduti “fino al loro rinnovo” e di rendere “salvi gli effetti di maggior favore per i contratti collettivi superiori” nonché l’innalzamento/aggiornamento entro 12 mesi di quelli inferiori al minimo legale. Questi tre aspetti inclusi finalmente anche nell’attuale proposta unitaria delle opposizioni, smontano le argomentazioni al riguardo della premier Meloni.
Auspichiamo che dalle opposizioni e in particolare dal Partito Democratico si rimarchino questi aspetti alla premier nell’ incontro di venerdì – ma già da subito soprattutto all’opinione pubblica – dinnanzi ai tentativi mistificatori del Governo su una misura sacrosanta che attende il nostro Paese. Al contempo nel supportare il tentativo parlamentare delle opposizioni, che vede alcune nostre istanze recepite, noi come pubblicato nell’annuncio in Gazzetta Ufficiale del 15 luglio 2023, porteremo avanti la raccolta firme su una proposta di iniziativa popolare redatta con tante associazioni nazionali.
La nostra proposta di legge di iniziativa popolare oltre al salario minimo prevede misure su tanti temi ancora rimasti irrisolti: la legge sulla misurazione della rappresentanza sindacale e datoriale, l’impianto sanzionatorio per chi non rispetta il salario minimo calibrato sul fatturato (come nel GDPR) e non attraverso somme irrisorie una tantum (non deterrenti), il tema degli autonomi e dei giovani sfruttati nel sottobosco della pseudoformazione, la partecipazione agli utili dei lavoratori.
Da settembre saremo nelle piazze e nelle università per questa raccolta firme coordinata e autofinanziata da associazioni prevalentemente composte da giovani lavoratori e studenti, i quali sono i primi a subire lo sfruttamento di un mondo del lavoro che non ci rappresenta.