Asili nido gratis, la nuova proposta del governo Conte: tutti i dati sugli asili nido in Italia. Lo studio di Openpolis
Asili nido gratis, la proposta del governo Conte: tutti i dati sugli asili nido in Italia
Il presidente del Consiglio Conte il 9 settembre ha tenuto il suo discorso alla Camera per ottenere la fiducia e ha annunciato l’intenzione di creare asili nido gratis per le famiglie con reddito basso e medio: “Non possiamo indugiare oltre. Questo governo, quale prima misura di intervento a favore delle famiglie con redditi bassi e medi, si adopererà, con le Regioni, per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili nido e micro nidi a partire dall’anno scolastico 2020/2021 e per ampliare, contestualmente, l’offerta dei posti disponibili, soprattutto nel Mezzogiorno. È una delle varie misure che introdurremo anche al fine di sostenere la natalità e contrastare così il declino demografico”, ha affermato.
L’annuncio degli asili nido gratis fatto da Conte ha ricevuto un’ottima accoglienza anche da parte del Partito democratico. Matteo Renzi lo ha definito uno dei punti più convincenti del nuovo esecutivo: “Il ritorno da protagonisti nella famiglia europeista e la proposta degli asili nido gratis per tutti. Tra l’altro ci sono alcuni sindaci che gli asili nido gratis li stanno già dando”. Anche il vicesegretario del Partito Democratico Andrea Orlando ha speso parole di elogio sull’iniziativa: “Tocca al Governo indicare i primi provvedimenti da adottare, Conte ha indicato una esenzione per gli asili nido che mi sembra importante”, ha dichiarato alla Festa dell’Unità di Torino del 10 settembre. Il segretario generale della Cgil Landini ha invece commentato così il discorso di Conte alla Camera: “Gli investimenti per il Mezzogiorno, la centralità della scuola, l’idea degli asili nido gratis, la questione di ridurre la tassazione sul lavoro dipendente e sui pensionati, sono tutte rivendicazioni che stanno dentro la piattaforma che in questi mesi, come organizzazioni sindacali abbiamo discusso”.
Lo studio di Openpolis
Il problema della carenza di asili nido è strettamente legato a quello della “povertà educativa”: a dimostrarlo è un ampio report della Fondazione Openpolis, presentato alla Camera dei Deputati il 5 ottobre 2018. La povertà educativa consiste nell’impossibilità di avere opportunità di formazione per lo sviluppo della persona: “Non si tratta quindi di una lesione del solo diritto allo studio, ma della mancanza di opportunità educative a tutto campo. Generalmente riguarda i bambini e gli adolescenti che vivono in contesti sociali svantaggiati, caratterizzati da disagio familiare, precarietà occupazionale e deprivazione materiale”, scrivono i ricercatori.
A partire da questo concetto Openpolis ha effettuato uno studio minuzioso sullo stato dell’offerta formativa per l’infanzia, incrociando dati ministeriali e informazioni a livello regionale e comunale. Lo studio parte dall’assunto che proprio nei primi anni di vita del bambino si delineano i tratti fondamentali della personalità e i “presupposti per ciò che il bambino apprenderà nel corso della sua vita”.
Storicamente i servizi di formazione per la prima infanzia sono stati sottovalutati, e ritenuti semplicemente forme di assistenza ai genitori che non avevano la possibilità di badare ai piccoli durante l’orario di lavoro. Nel 1971 la legge 1044 art.1 dichiarava che lo scopo degli asili era quello di “provvedere alla temporanea custodia dei bambini, per assicurare una adeguata assistenza alla famiglia e anche per facilitare l’accesso della donna al lavoro nel quadro di un completo sistema di sicurezza sociale”.
Nel 2017 il decreto legislativo 65/2017 inserisce gli asili e i servizi socio-educativi dagli 0 ai 2 anni nel “sistema di istruzione in età prescolare, dalla nascita ai 6 anni”. Ciò significa che la cura dell’infanzia ha ricevuto un riconoscimento più forte ed è diventata parte del periodo di istruzione scolastica da garantire ai minori.
I dati del servizio in italia e l’obiettivo europeo
In Italia c’è una buona copertura del servizio nell’età tra i 3 e i 5 anni: circa il 90 per cento dei bambini sono accolti nelle strutture per l’infanzia. La copertura per la fascia tra gli 0 e i 2 anni risulta invece ancora molto problematica.
Nel consiglio di Lisbona del 2000 fu stabilito come obiettivo il potenziamento dei servizi nell’età prescolare e nel consiglio di Barcellona del 2002 fu fissata una quota minima percentuale da raggiungere. Nell’età tra i 3 e i 5 anni si stabilì che doveva essere garantito almeno un posto al 90 per cento dei bambini. Nella fascia tra gli 0 e i 2 anni, invece, il servizio di asilo nido doveva essere garantito almeno al 33 per cento dei bambini. In Italia la quota del 33 per cento è ancora lontana dall’essere raggiunta. I dati Istat al momento sono fermi al 2015, mentre molti dati regionali e comunali arrivano anche fino al 2017. Lo studio delle informazioni raccolte dai ricercatori in base ai dati disponibili è già estremamente indicativo.
Asili nido: la copertura a livello regionale
Nel 2015 la media era del 25 per cento: ogni cento bambini, soltanto 25 ricevevano un’educazione all’asilo nido. Come si può osservare in questo grafico, elaborato dagli studiosi, tra le regioni più virtuose c’è la Valle d’Aosta con il 42 per cento, seguono al secondo e al terzo posto l’Umbria e l’Emilia Romagna, rispettivamente con il 39,4 per cento e il 36,3 per cento di copertura. Al quarto posto troviamo la Toscana con una copertura del 33,6 per cento. Solo queste quattro regioni raggiungono e addirittura superano la quota stabilita a livello europeo, tutte le altre sono invece ben al di sotto dell’obiettivo. Trentino, Liguria, Lazio, Friuli, Sardegna e Lombardia oscillano tra il 27 e il 29 per cento. Il Piemonte si attesta su una copertura del 26 per cento, il Veneto arriva al 25,9 per cento, le Marche sono intorno al 23, mentre il Molise è coperto solo per il 21 per cento.
Scende sotto alla soglia del 20 per cento l’Abruzzo con il 19,3 per cento e un calo drammatico si riscontra scendendo ancora più a Sud: in Basilicata solo 13 bambini su cento possono usufruire del servizio degli asili nido, lo stesso la Puglia, che si attesta al 13,3 per cento. La Calabria ha una copertura soltanto del 12,1 per cento e le ultime due in Classifica sono Sicilia e Campania, con una copertura rispettivamente del 9,3 e del 6,6 per cento.
Su 1,5 milioni di bambini, i posti disponibili nei servizi per l’infanzia nel 2015 erano circa 350mila. Mancano dunque quasi 10 punti percentuali per arrivare all’obiettivo Ue.
Il deputato leghista Massimiliano Capitanio ha affermato che i dati sugli asili forniti da Conte sulla Lombardia sono falsi: “O il Presidente del Consiglio o è un bugiardo o ha letto male il copione che gli hanno scritto, Ha detto che i nidi della Lombardia offrono un posto ogni 4 bambini: la nostra Regione, motore di tutto il Paese, vanta 2081 strutture con 60.405 posti. Due terzi dei bambini lombardi trovano posto in Lombardia, questi sono i numeri”, ha dichiarato. Anche il dato percentuale della Lombardia resta però al di sotto del tetto europeo del 33 per cento e la regione risulta decima nella classifica della “copertura dei servizi per l’infanzia”.
Asili nido nelle grandi città: i dati su Roma
Openpolis ha condotto anche report più dettagliati sulle singole regioni: in particolare Puglia, Campania e Lombardia e su città come Roma. A Roma la situazione è particolarmente complessa, la percentuale media dell’offerta è molto alta: ben 42 bambini sotto i tre anni su cento possono trovare posto negli asili nido pubblici o privati. Siamo quindi sopra la media italiana del 23 per cento e dell’obiettivo europeo del 33. La media in parte nasconde quale sia lo stato reale del servizio. A Roma ci sono infatti forti differenze tra un municipio e l’altro. La Capitale è suddivisa in 15 municipi e ognuna presenta caratteristiche diverse. Il municipio XIII, che inizia nel quartiere Aurelio e prosegue verso ovest fino alla zona di Boccea, vanta 46 posti in asilo ogni 100 bambini residenti, mentre il IV, nel quadrante nord-est, lungo la via Tiburtina ha circa 44 posti in asilo ogni 100 bambini residenti. Altri municipi invece sono molto meno serviti. Quello con la minore offerta è il XV, a nord di Roma: solo 18 posti in asilo ogni 100 bambini residenti. E anche l’estrema periferia est risulta poco servita rispetto alla domanda.
La ricercatrice di Openpolis a TPI
La ricercatrice di Openpolis Martina Zaghi ha spiegato a TPI che questo dato conferma il rapporto tra l’assenza di servizi e l’alto tasso di disagio sociale di un territorio: “Per quanto riguarda le grandi città c’è uno stretto rapporto tra le zone della periferia dov’è molto alto il disagio sociale e l’assenza di servizi legati all’educazione, con il paradosso che proprio laddove ci sarebbe più bisogno di opportunità di formazione, non ci sono posti disponibili per tutti i bambini”.
In queste zone anche il tasso di abbandono scolastico risulta molto alto. Il dato medio spesso inganna, come nel caso di Torre Angela, che fa parte del XIII Municipio di Roma: “Nella zona urbana di Torre Angela ci sono moltissimi bambini e in termini relativi c’è una buona copertura del 34 per cento per i servizi dell’infanzia. Siamo sopra il livello europeo, tuttavia in termini assoluti risulta che oltre 2000 bambini non possono frequentare le strutture educative”. A livello regionale invece emergono altri paradossi: in Campania, Puglia e Lombardia sono spesso i servizi privati a supplire alla carenza di posti pubblici, ma “il problema è che a questo tipo di servizi a pagamento non tutti possono accedere”.