Le amministrative agitano il centrodestra: i candidati fuggono. E Salvini teme Meloni
Era lo scorso 6 marzo. In tempi non sospetti, con larghissimo anticipo rispetto ai principali quotidiani nazionali che ne stanno dando notizia solamente in questi giorni, TPI rivelava in un esclusivo retroscena i piani segreti del capitano leghista: “Draghi al Colle e poi subito elezioni, il piano di Salvini”. Ora, però, in casa Lega, oltre che dei “massimi sistemi” saranno costretti a preoccuparsi anche della politica spicciola, se così si può dire: quella che passa dalle prossime elezioni comunali.
Perché: 1) il centrodestra, per quanto forte elettoralmente, non ha uno straccio di candidato comune nelle grandi città e non riesce più ad attrarre candidature di livello dal mondo dell’imprenditoria e della società civile; 2) a via Bellerio si vive con terrore il possibile sorpasso di Giorgia Meloni ai danni di Matteo Salvini (secondo alcune proiezioni riservate potrebbe accadere in “sincrono” con le amministrative), mentre dalle parti di Fratelli d’Italia non vedono l’ora che tutto ciò accada tanto da autodefinirsi “gasatissimi” dal possibile evolversi della situazione e aver già “prenotato” Palazzo Chigi per la loro leader.
Tutte cose che, ovviamente, non fanno che acuire le tensioni all’interno della coalizione. Intanto, però, per tentare di rimettere assieme i cocci ed evitare ulteriori strappi tra alleati si proverà già questa settimana a definire perlomeno una griglia di candidature per le elezioni locali, dopo il due di picche ricevuto da Albertini a Milano e Bertolaso a Roma.
“Se ci fosse stato Berlusconi non sarebbe mai accaduto”, spiegano dal quartier generale di Forza Italia. Il problema è che il centrodestra, seppur forte elettoralmente, non è più attrattivo come una volta perché “non è una colazione unita ma semplicemente una sommatoria di partiti con polemiche e ripicche annesse”, osservano le medesime fonti.
Insomma, ci sono troppi galli nel pollaio ognuno in difesa del proprio orticello, quando invece servirebbe una leadership chiara e riconoscibile di tutta la colazione. Un po’ come accadeva un tempo con Berlusconi. Che, per inciso, starebbe addirittura pensando di intervenire via Zoom al vertice dei leader previsto per questa settimana.
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