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Amato lascia la commissione algoritmi dopo le critiche di Meloni: “La mia nomina non è della premier”

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Amato lascia la commissione algoritmi dopo le critiche di Meloni: “La mia nomina non è della premier”

“Lascio senz’altro l’incarico”. Dopo le critiche della presidente del Consiglio, Giuliano Amato rinuncia alla presidenza della Commissione algoritmi. L’ex premier ha reagito così alla conferenza stampa di Giorgia Meloni, in cui il capo del governo aveva commentato una recente intervista di Amato, affermando che la decisione di assegnare la presidenza della commissione all’ex presidente della Corte costituzionale “non è stata una mia iniziativa”.

Parlando oggi al Corriere della Sera, Amato ha sottolineato che l’organismo in questione, istituito per studiare rischi e opportunità legati all’intelligenza artificiale, “è una commissione della presidenza del Consiglio, e visto che la mia nomina non risulta essere un’iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz’altro l’incarico”. “Peccato, ci perdono qualcosa… Ma a me semplificherà la vita”, ha aggiunto il costituzionalista.

Negli scorsi giorni, in un’altra intervista a Repubblica, Amato aveva avanzato dubbi e preoccupazioni per il nuovo anno e in particolare del rischio che le Corti Costituzionali siano additate come nemiche della collettività, citando il caso della Polonia. “Sono rimasta francamente basita particolarmente dalle dichiarazioni che riguardano il tema della Corte Costituzionale”, ha risposto ieri Meloni, attaccando l’opposizione sul tema delle nomine. “Allora, come funziona? Articolo 135 della Costituzione dice che la Corte Costituzionale è composta da 15 membri, di cui un terzo nomina il Presidente della Repubblica, un terzo nomina il Parlamento, un terzo di nomina delle magistrature ordinarie e amministrativa. Perfetto. Perché si pone il problema? Si pone il problema perché entro la fine di quest’anno, 2024, il Parlamento, che oggi ha una maggioranza di centrodestra, deve nominare quattro giudici della Corte costituzionale”, ha detto. “Non credo che si possa dire che se una maggioranza di centrodestra esercita le stesse prerogative che la sinistra ha esercitato, senza guardare in faccia a nessuno, questo possa essere considerato una deriva autoritaria”

“Ma io non ho assolutamente parlato dell’elezione dei giudici della Corte”, ha risposto oggi Amato. “Ho evidenziato un altro problema, come sa chi ha letto davvero l’intervista. Ho parlato dell’accoglienza delle decisioni della Corte, chiunque l’abbia eletta, e ad oggi in Italia non è mai stata la presidente del Consiglio a porre questa questione. Hanno cominciato altri esponenti della sua maggioranza, ma non lei”.

Al posto dell’ex premier, la presidenza della commissione andrà a padre Benanti, professore della Pontificia Università Gregoriana e unico italiano membro del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite. “In questi mesi di lavoro ho potuto conoscere la sua competenza e il suo equilibrio”, ha dichiarato il sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini, dopo le dimissioni di Amato. “Per questo sono onorato che abbia accettato l’incarico”.

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