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5G in Italia, l’allarme del Copasir e lo scontro politico. Salvini: “Troppe cose non tornano su M5S-Cina”

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Il ministro Patuanelli ha minimizzato sui timori dei servizi. Il leader leghista attacca. Destra e sinistra chiedono di approfondire

5G in Italia, l’allarme del Copasir e lo scontro politico

C’è un rischio per la sicurezza nazionale legato all’installazione di apparecchiature per il 5G affidata ad aziende cinesi? Una relazione del Copasir trasmessa la scorsa settimana alle Camere ha sollevato la questione anche in Italia, dopo i timori manifestati già da anni dagli Stati Uniti, accendendo anche uno scontro politico tra forze politiche che sulla questione si mostrano più rassicuranti ed altre che invece manifestano preoccupazione. Qui una ricostruzione della vicenda.

L’allarme del Copasir: “Da valutare l’esclusione delle aziende cinesi”

Il Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, è l’organo composto da deputati e senatori che esercita il controllo parlamentare sull’operato dei servizi segreti. Tra i suoi compiti c’è anche quello di verificare in maniera continuativa che l’attività dell’intelligence si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi e ha il potere di acquisire documenti e informazioni sia dai servizi, che dalla Pubblica Amministrazione o dall’Autorità giudiziaria, in deroga al segreto istruttorio.

Con la sua ultima relazione sulla protezione cibernetica e sulla sicurezza informatica, approvata l’11 dicembre e poi trasmessa alle Camere, il Copasir ha detto di ritenere “fondate” le preoccupazioni sull’apertura alle aziende cinesi per lo sviluppo della rete 5G italiana, tanto da suggerirne l’esclusione.

“Il Comitato – si legge nel documento – non può che ritenere in gran parte fondate le preoccupazioni circa l’ingresso delle aziende cinesi nelle attività di installazione, configurazione e mantenimento delle infrastrutture delle reti 5G. Conseguentemente, oltre a ritenere necessario un innalzamento degli standard di sicurezza idonei per accedere alla implementazione di tali infrastrutture, rileva che si dovrebbe valutare anche l’ipotesi, ove necessario per tutelare la sicurezza nazionale, di escludere le predette aziende dalla attività di fornitura di tecnologia per le reti 5G”.

La replica di Huawei: “Accuse per ragioni geopolitiche”

Una replica non si è fatta attendere. Huawei, colosso cinese all’avanguardia sul 5G, in una nota ha risposto parlando di accuse “motivate puramente da ragioni geopolitiche”, rimarcando che “in 30 anni di storia dell’azienda nel settore ICT, non si sono verificati incidenti relativi alla sicurezza delle reti”.

“Huawei ha sempre sottolineato che il dibattito sulla cyber security dovrebbe essere basato sui fatti e ha chiesto di dimostrare le accuse mosse all’azienda. Fino ad ora non sono state fornite prove”, si legge ancora nel comunicato del colosso cinese. “​Huawei è una società privata al 100 per cento e Huawei Italia si attiene alla legge italiana. Nessuna legge cinese impone alle società private cinesi di impegnarsi in attività di cyber-spionaggio”.

“A causa della natura globale della catena di approvvigionamento, escludere un’azienda in base a dove si trova il suo quartier generale, non garantisce maggiore sicurezza alle infrastrutture”, ha aggiunto Huawei, affermando di “comprendere le preoccupazioni dei regolatori europei e italiani sulla sicurezza informatica” e dicendosi “aperta a collaborare con tutte le entità governative e fornire tutte le garanzie necessarie per consentire agli operatori di implementare rapidamente le reti 5G”.

Il ministro Patuanelli: “Non si discute”

Nel governo italiano non sembrano essere state condivise le perplessità del Copasir. In un’intervista al quotidiano La Stampa, pubblicata venerdì 21 dicembre, due giorni dopo la diffusione del contenuto della relazione del comitato parlamentare, il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha dichiarato: “Huawei offre le soluzioni migliori ai prezzi migliori. Non si può sventolare la bandiera del libero mercato con una mano e quella del protezionismo con l’altra”.

“Risposta semplice: qual è l’alternativa?”, si è chiesto il ministro nell’intervista. “Abbiamo varato una normativa che garantisce la sicurezza nazionale. Detta condizioni agli operatori nei mercati sensibili, cioè Tlc. Con le giuste difese, la possibilità d’accesso non si discute”.

Zingaretti: “Timori da considerare”

Le preoccupazioni del Copasir “vanno prese in seria considerazione”, ha commentato invece il segretario del Pd Nicola Zingaretti, intervenuto domenica 22 nel corso del programma In Mezz’Ora in più, su Raitre. “C’è un confronto con la Cina, ma noi dobbiamo starci in questo confronto, nel nome della sovranità italiana ed europea”.

Il senatore Dem Alessandro Alfieri in un’intervista a Formiche.net ha affermato: Capisco che un ministro dello Sviluppo Economico presti attenzione al mercato, ma qui c’è in gioco la sicurezza nazionale e la tutela delle infrastrutture strategiche del nostro Paese. Non si possono solo addurre ragioni di tipo economico, o almeno non è da queste che si deve partire”. “Io penso che su un tema del genere si debbano fare tutti gli approfondimenti possibili. Se si dimostra che un investimento mette a rischio la sicurezza nazionale o informazioni sensibili è giusto intervenire”.

Meloni: “Il governo approfondisca”

Giorgia Meloni intanto aveva dichiarato: “Il Copasir è stato molto chiaro sui rischi per la sicurezza nazionale che potrebbero derivare dall’ingresso delle aziende cinesi nelle attività di installazione, configurazione e mantenimento delle infrastrutture delle reti 5G”.

“Una relazione molto seria e dettagliata – ha dichiarato la presidente di Fratelli d’Italia – che un Governo degno di questo nome non può sottovalutare e che ha il dovere di approfondire. L’esatto contrario di quello che ha fatto il ministro dello Sviluppo Economico Patuanelli, che oggi in un’intervista ha liquidato in modo sbrigativo e semplicistico le preoccupazioni che arrivano dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. La sovranità nazionale può essere difesa solo da un Esecutivo forte e libero da pressioni e conflitti di interesse. Condizioni che il Governo Pd-M5S non sembra affatto garantire e questo non può che preoccuparci seriamente”.

Salvini: “Troppe cose non tornano su M5S-Cina”

Infine Matteo Salvini, che definisce oggi, lunedì 23 dicembre, la vicenda come qualcosa che “non torna”. “​Troppe cose non tornano nei rapporti tra Movimento 5 Stelle e Cina, a partire dal ministro Patuanelli che minimizza la relazione del Copasir sul 5G”, ha dichiarato il leader della Lega.

Cos’è il 5G

La sigla 5G sta per “quinta generazione” e indica la tecnologia e gli standard delle telecomunicazioni che vengono in questi mesi sviluppati in Italia, successivi al 4G, la quarta generazione in uso dal 2009. Il 5G, che consente un maggior sfruttamento dello spettro delle frequenze radio, una volta esteso su tutto il territorio nazionale, dovrebbe consentire una navigazione in Rete molto più veloce, con download e upload di dati più rapidi e per un numero maggiore di utenti. Dovrebbe poi concretizzasi una migliore copertura del territorio e una connessione più stabile.

Nel medio periodo la nuova tecnologia dovrebbe avere un’influenza enorme in tutti i settori: dall’industria alla domotica, dalla sanità alla difesa. Si svilupperà il cosiddetto Internet of things, Internet delle cose, con dispositivi connessi tra loro.

Il risiko Usa-Cina

Da dove nascono le preoccupazioni? Per lo sviluppo del 5G, gli operatori delle telecomunicazioni hanno bisogno di appoggiarsi a specifiche infrastrutture. E il timore dei servizi segreti occidentali, di Stati Uniti e Regno Unito in primis, è che Pechino possa sfruttare le infrastrutture attraverso le aziende ai fini di spionaggio. La Cina è accusata dagli americani di essere uno Paesi più attivi nel cyberspionaggio, in particolare quello industriale e militare, e di volere accedere al mercato Usa senza garantire un reciproco accesso a quello cinese.

La partita è delicata e strategica, economica ma perfino geopolitica. Come spiegano gli esperti, il 5G rappresenterà nei prossimi anni quello che la rete Internet è stato negli anni ’90. E siccome tutto passerà sul 5G, dalle comunicazioni all’Internet of things, chi dominerà quel mercato, insieme a quello dell’intelligenza artificiale, dominerà l’intero mercato tecnologico. La competizione è ad oggi principalmente tra due attori, Cina e Stati Uniti.

Le notizie di politica di TPI

Dopo aver in gran parte bandito Huawei sul proprio territorio, ora gli Usa chiedono ai propri alleati di fare lo stesso. La discussione si è quindi aperta anche in Italia, non senza attenzione alle ripercussioni economiche di una decisione. Se da una parte possono essere considerati fondati i timori per la sicurezza nazionale di affidare lo sviluppo del 5G ad aziende cinesi, dall’altra bisogna fare i conti con gli eventuali costi della rinuncia alla tecnologia già sviluppata.

Secondo una stima elaborata da Gsma, ente commerciale che rappresenta gli interessi degli operatori di rete mobile in tutto il mondo, visionata da Reuters, bandire la tecnologia cinese per il 5G comporterebbe in Europa costi maggiori per 55 miliardi di euro e allungherebbe il processo di transizione dal 4G di almeno 18 mesi.

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