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Home » Politica

3 motivi per cui la consulenza a McKinsey è tutto fuorché ininfluente (di G. Gambino)

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La notizia della consulenza McKinsey, commissionata dal Governo Draghi senza che opinione pubblica e parlamento fossero formalmente informati, aveva monopolizzato il dibattito nell’intera giornata di ieri. Chi diceva fosse una bufala, chi la considerava una paranoia cospirativa. Alla fine, però, in un comunicato ufficiale, dopo una apparente smentita, è arrivata la conferma del Ministero dell’Economia. La società privata McKinsey è consulente del governo per lo studio e il monitoraggio del Recovery Plan.

Molte altre società svolgono consulenze per conto di governi e istituzioni ovunque nel mondo, non solo quello italiano, ma in questo caso il fatto che il Presidente del Consiglio Mario Draghi non parli agli italiani, ed è anzi asserragliato a palazzo o alla Pieve, nel pieno di una pandemia che colpisce il paese con una terza ondata micidiale e mezza Italia in zona rossa, rischia di amplificare una vicenda che è già rilevante per almeno 3 motivi. Ecco quali:

1. Se un cosiddetto governo tecnico delega a una società esterna quello per cui è chiamato a fare, non capisco cosa ci stia a fare: a quel punto avremmo fatto prima a delegare direttamente il parlamento e l’esecutivo a una multinazionale. Qui invece un paese sovrano è reso cliente di una società privata (che sia per 5 euro o per 25mila euro + Iva, come in questo caso), ovvero di una serie di consulenti privati in capo a una società privata. Che: a. chi sono, b. quali interessi pubblici perseguono, essendo dipendenti di una compagnia privata? Cosa vuol dire “Supporto tecnico operativo di project management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano”? Non è un tema ininfluente così come non lo saranno le valutazioni, marginali o meno, che compierà questa società.

2. È evidente che esistano già contratti tra società di consulenza e governi/istituzioni, in alcuni casi sono stati anche un flop (vedi la Francia e il piano vaccini), ma qui parliamo del più importante piano di ripresa economico dal secondo dopoguerra a oggi. Ci si è stretti intorno al governo dei migliori per attuare il Recovery e salvare il paese dalla pandemia. Cosa c’entra una società di consulenza privata? A me non sembra una cosa di poco conto. Ci siamo affidati ai tecnici migliori, che ci pensino loro. Senza l’influenza minima o parziale di una società privata. O al limite, se sei in ritardo con i tempi e serve un aiuto esterno di validi professionisti perché la classe di tecnici che hai chiamato con te al governo non basta, forse allora meglio assumere in seno alla amministrazione pubblica italiana i professionisti di cui hai bisogno.

3. La task force che avrebbe dovuto valutare la gestione e l’indirizzo nonché i punti di caduta delle risorse del Recovery è stato il casus belli da cui si è iniziato a discutere e che ha fatto cadere il governo precedente, a cui tra l’altro avremmo chiesto conto delle stesse cose esattamente allo stesso modo di come lo stiamo facendo con questo fossero sussistite le medesime condizioni. Il problema era la task force del governo e ora la consulenza McKinsey va bene a tutti senza che si ritenga persino necessario porre domande sulla natura di questa collaborazione?

Questo governo di politico ha quasi nulla, non ha certo un’anima e un’identità, ma ha una forte e marcata politica economica che di collettivo e comunitario, nella gestione del più grande e importante piano di ripresa economico dal Secondo Dopoguerra, oggi ha ben poco. Lo ha spiegato meglio di me Marco Revelli in due interviste di questi giorni. Eccole:

  1. Marco Revelli: “McKinsey? Così il Recovery diventa un’occasione solo per pochi, non per l’Italia”
  2. “Addio a sussidi, bonus e reddito di cittadinanza: con Draghi pagheremo un prezzo sociale salatissimo”. Parla Marco Revelli
consulenza McKinsey
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