Lo Zangrillo ammutolito: ora che Berlusconi è ricoverato, anche lui è preoccupato, guarda un po’
Se non fossi allergica alle tesi irrazionali, penserei che il Coronavirus abbia un piano. Che mentre si propaga, stia anche osservando l’umanità da qualche luogo distante e invisibile e con un ghigno malefico decida che chi le spara troppo grosse sul suo conto debba ricevere una lezione. Attenzione. Non una punizione, un insegnamento. Perché guardate che neanche scrivendo una trama fantasy arriverebbero tanti colpi di scena, tanti accadimenti dall’aria karmica che ovviamente non hanno nulla di karmico, ma che sembrano costruiti per insegnare qualcosa all’umanità sciatta e negazionista.
Di Briatore già sappiamo e non trovo corretto infierire su una persona che sconta la sua pena in clausura, a casa di Daniela Santanchè. Neanche Dante avrebbe mai pensato a un contrappasso così crudele. Ma su Zangrillo non posso tacere. Quello che “Nessuno è riuscito ancora a smentirmi, il virus è clinicamente scomparso”, è stato smentito dal suo paziente più famoso: Silvio Berlusconi.
Berlusconi che si era prudentemente rifugiato nella villa di Nizza durante il lockdown e che poi, magari rassicurato dalle dichiarazioni del suo medico di fiducia, ha pensato bene di trascorrere le vacanze in Costa Smeralda tra parenti, personale della villa, amici e ospiti vari.
Ci chiediamo come mai, il loquace Zangrillo, si sia deciso a parlare solo oggi. Ha taciuto quando gli è caduta in testa la tegola Briatore, ora che Berlusconi è ricoverato al San Raffaele con un principio di polmonite bilaterale, non può più nascondersi e racconta, con la sua faccia abbronzata e di bronzo, di essere stato lui stesso a insistere per il ricovero. Ma come? E la carica virale trascurabile? Il virus clinicamente morto? La storia che nessuno era riuscito a smentirlo?
Dopo la tac ai polmoni poteva mandare Berlusconi a casa con un buffetto e due Zigulì, visto che il virus è inoffensivo. Visto che “gli italiani sono un popolo di coglioni” preda di isteria collettiva, come ha affermato lui stesso un paio di mesi fa, e che non c’è da preoccuparsi. E invece s’è preoccupato. Perché qui non è in ballo solo la salute di Silvio Berlusconi, ma la credibilità della corrente negazionista e, soprattutto, la sua reputazione di medico. Del resto, la macchia su un polmone va via, quella su una carriera meno.
Immagino solo lontanamente l’imbarazzo misto a panico di Zangrillo, in questi giorni. Se qualcosa va storto – e nessuno se lo augura – Zangrillo è clinicamente morto. Nel senso che intendeva lui, e cioè che nella sua forma più aggressiva, spocchiosa, arrogante probabilmente Zangrillo non lo vedremo mai più. Se invece tutti guariranno, Zangrillo resterà clinicamente agonizzante fino alla fine della sua carriera, perché ormai qualunque cosa dica, a credibilità sarà più o meno “Daniela Martani con una laurea in medicina”.
Al momento, mentre lui balbetta che è colpa di chi è andato in vacanza all’estero (“è successo qualcosa di non autoctono”), il popolo di coglioni è qui ad attendere che abbia il coraggio di dire “Sono stato arrogante e superficiale”. E di spiegarci non tanto come si esce da una malattia così imprevedibile, ma da una figura di merda così colossale.
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