La mucca cinese di Xi Jinping attira consensi in Europa
Il sogno del leader di Pechino è fare la corte e portare fuori a cena proprio chi sogna un mondo simile al suo: ovvero quei leader e quelle nazioni stanche del dominio totale Usa
Sullo sfondo del grande risiko mediorientale che scuote il mondo intero, la Cina inizia a muovere le prime pedine. Il presidente cinese Xi Jinping, infatti, torna in Europa per la prima volta dopo cinque anni, visitando Francia, Serbia e Ungheria.
Non sono affatto Paesi casuali quelli scelti da Pechino: tutti e tre hanno abbracciato, sia pure in modi diversi, la sfida per un nuovo ordine globale lanciata da tempo da parte di Xi, con l’intento di scardinare il monopolio degli Stati Uniti e dare vita a un nuovo sistema multipolare.
L’obiettivo della Cina è chiaro: divide et impera, spaccare l’Occidente e cogliere le opportunità geopolitiche mettendo al centro quelle economiche e commerciali al fine di sciogliere i legami storici e culturali che legano l’Europa agli Usa. Non una facile impresa, certo.
La questione non è di semplice portata: che il Vecchio Continente sia una semi-colonia a stelle e strisce appare evidente ai più, ma che i vantaggi derivanti da questa influenza siano maggiori di quelli che potrebbero portare nuove e rinvigorite alleanze è, oggi, sempre più chiaro in primis ai cittadini europei.
Non a caso, Xi ha fatto visita per primo al presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha più volte ribadito che l’Europa “non dovrebbe mai essere un vassallo degli Stati Uniti d’America”. Il rapporto tra i due va ben oltre il reciproco auspicio di un mondo multipolare, liberato cioè da quei blocchi geopolitici d’influenza che tradizionalmente hanno caratterizzato il globo; ha in realtà a che fare con una comune visione, ben più articolata e complessa, secondo la quale l’ordine post-bellico va cambiato radicalmente.
Il sogno di Xi è fare la corte e portare fuori a cena proprio chi sogna un mondo simile al suo: ovvero quei leader e quelle nazioni stanche del dominio totale Usa, interessate più allo sviluppo dell’interscambio commerciale che alle aspirazioni geopolitiche di controllo dell’uno sull’altro.
Nella testa di Xi questa dinamica è vecchia e inefficace. Una filosofia che si sposa bene con la “terza via” che Macron, non con poca difficoltà, sta tentato di portare avanti quale soluzione al disordine mondiale di questi anni, consapevole anche della scarsa popolarità di cui ora gode a casa propria.
Subito dopo la Francia, Xi si è recato in visita in Serbia: il suo arrivo coincide con il 25esimo anniversario da quando la Nato bombardò, per errore, l’ambasciata cinese a Belgrado. La Casa Bianca, da allora, si è scusata pubblicamente, ma la ferita prodotta da quell’evento, che causò la morte di tre giornalisti cinesi e incendiò le proteste intorno all’ambasciata Usa di Pechino, rende bene l’idea della frustrazione sulla cui leva Xi tenta di raccogliere adesione e consenso in giro per l’Europa.
Con due guerre in corso e bombardamenti inopportuni da parte dell’Occidente, ivi compreso il doppio standard che tipicamente adotta in nome di interessi propri (segnatamente quasi sempre quelli di Washington), la mucca cinese di Xi è sempre più ingombrante.
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