La videolettera di Riccardo Bocca: Sgarbi e il grottesco sonno della ragione
La videolettera di Riccardo Bocca: 29 ottobre 2020
Carissimo Vittorio Sgarbi,
le invio questa videolettera perché per l’ennesima volta lei si ritrova al centro di un vortice imbarazzante: addirittura rinviato a giudizio per associazione a delinquere, con l’accusa di avere autenticato opere d’arte false. Sia chiaro: saranno i giudici a decidere la sua sorte, esattamente come hanno fatto quando l’hanno condannata per falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato per il suo assenteismo dai Beni culturali. Un brutto spettacolo, per uno che da sempre si è sempre definito paladino, invece, del bello.
E però non è questo il punto. La questione, piuttosto, è la smania euforica con cui lei coltiva il peggio di sé. Costantemente, tenacemente, sciaguratamente. Ormai è appassita la pazienza del pubblico, che tutto le perdonava quando lei si limitava a discettare di quadri. E adesso è struggente vederla succube di tutti questi demoni.
Nessuno, caro Sgarbi, dimenticherà le parole che lei ha speso sul virus che ci sta assediando, definito “un pericolo che non c’è”. Nessuno, altrettanto, dimenticherà il volo demenziale di proporre la candidatura di Morgan a sindaco di Milano: idea, peraltro, che lo stesso Morgan ha lasciato schiantare a terra. Per non parlare della video-performance per Le Iene seduto sul water, o delle altrettanto oscene partecipazioni al telecirco di Barbara D’Urso.
Se c’è un’immagine che la riassume, attualmente, è quella di lei che dorme piegato su se stesso in Parlamento mentre parla il premier Conte. Una trasposizione quasi pittorica del sonno della ragione che coltiva giorno dopo giorno, incurante del disagio che questo genera in chi la osserva.
Dispiace, caro Sgarbi, il suo derapare nel grottesco. Ma in fondo in fondo, andando a ripescare dal secolo scorso le sue presenze al Maurizio Costanzo Show, ci si rende conto che lei è rimasto identico. Autolesionista era e autolesionista è rimasto. Solo che nel frattempo il mondo è cambiato.
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