La videolettera di Riccardo Bocca: da Draghi a Zoro, ecco il marketing del compagno Letta
La videolettera di Riccardo Bocca: 18 marzo 2021
Carissimo Enrico Letta,
le invio questa videolettera perché c’è un dubbio enorme che incombe sulla sua nomina a segretario del Partito democratico: ovvero che con lei al comando non cambi nulla. Oppure che cambi troppo poco per salvare un partito in perenne guerra civile.
Già l’inizio è stato poco incoraggiante. Scoprire dai giornali che a darle l’ultima spinta per tornare in Italia è stata una telefonata con il premier Draghi dà l’idea di una ragnatela di poteri molto distante dai comuni elettori. E ancora peggio è stata la sua prima video-uscita da candidato segretario a “Propaganda Live”, autoproclamatasi su La7 repubblica della sinistra di nicchia.
Dopodiché, bello – bellissimo – sentirla parlare di transizione all’economia verde, di leggi per la parità di genere, persino del super discusso ius soli, ma la sensazione complessiva è che si tratti più di marketing suggestivo che di un progetto realizzabile a breve.
Non basta citare costantemente i suoi fari democristiani, come il compianto professor Andreatta oppure l’esimiio professor Romano Prodi, a dimostrare la sua bontà d’intenti. E tantomeno è sufficiente che lei s’intesti la patente di difensore del popolo, dal quale peraltro dista anni luce per abitudini e stile.
A questo punto, caro Letta, serve un’azione di verità, con gesti forti e coraggiosi. Come per esempio impedire a Renzi e sodali di infestare il nuovo corso, o anche strambare drasticamente per debellare il virus delle correnti interne. Magari, stavolta, senza consultare prima l’amico ed ex banchiere Draghi. Il quale sicuramente tifa per il lieto fine della sua missione – per evidenti interessi strategici – ma è anche colui che ha affidato a un pasdaran leghista un ministero cardine come quello dello Sviluppo economico.
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