Aiutaci a togliere il vitalizio a Formigoni (di R. Bocca)
“Se anche voi ritenete indecente che Formigoni riceva il vitalizio da senatore, condividete sui vostri social la videolettera e scriveteci a redazione@tpi.it. Andremo avanti in questa battaglia e vi terremo informati passo dopo passo”
“Se anche voi ritenete indecente che Formigoni riceva il vitalizio da senatore, condividete sui vostri social la videolettera e scriveteci a redazione@tpi.it. Andremo avanti in questa battaglia e vi terremo informati passo dopo passo” (Riccardo Bocca).
La restituzione del vitalizio da senatore a Roberto Formigoni, condannato in via definitiva per corruzione, continua a indignare. Martedì 20 aprile si è scatenata la bagarre nel Consiglio regionale della Lombardia: i consiglieri del M5S hanno interrotto i lavori dell’aula con slogan contro la Lega e hanno presentato una mozione urgente per chiedere che il Senato riveda le regole che hanno permesso la restituzione del vitalizio.
Alla vicenda sono dedicate anche la petizione del Fatto Quotidiano e la raccolta firme di Change.org e la nuova puntata della videolettera di Riccardo Bocca su TPI, intitolata “Togliamo il vitalizio a Formigoni”. “Non si può accettare – attacca Bocca – “da un lato che un politico corrotto possa godere dell’agio del vitalizio pubblico, e dall’altro che la Commissione contenziosa del Senato paragoni il vitalizio stesso al reddito di cittadinanza, in quanto sospendibile solo ai condannati per mafia, terrorismo e latitanti”.
Il caso del vitalizio a Formigoni
Il 13 aprile 2021 la Commissione contenziosa del Senato ha ripristinato il diritto al vitalizio per Roberto Formigoni, ex parlamentare di Forza Italia ed ex presidente della Regione Lombardia. La Commissione ha accolto il ricorso di Formigoni contro la sospensione della rendita a seguito della condanna in via definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione.
La condanna per corruzione
Formigoni è stato condannato per corruzione dalla Corte suprema di Cassazione il 21 febbraio 2019 nell’ambito del processo per il crac delle fondazioni Maugeri e San Raffaele. Alla base della condanna una serie di cene, viaggi, gite in barca e l’acquisto agevolato di una villa in Sardegna: tutte operazioni – datate 2012-2013 – che sono state pagate con soldi fuoriusciti dalla casse dell’istituto Maugeri di Pavia e dell’ospedale San Raffaele di Milano. In cambio Formigoni, da presidente della Regione Lombardia, secondo i giudici ha favorito i due enti con delibere di giunta per circa 200 milioni di rimborsi pubblici. A seguito della condanna definitiva l’ex governatore è stato detenuto per 5 mesi in carcere, per poi continuare a scontare la pena ai domiciliari.
La revoca e la restituzione del vitalizio
Per effetto di due delibere parlamentari volute nel 2015 dagli allora presidenti del Senato Pietro Grasso e dalla Camera Laura Boldrini, il vitalizio pubblico non va riconosciuto ai parlamentari condannati per reati gravi. Nel 2019, dopo la condanna definitiva sancita dalla Cassazione, il vitalizio da ex parlamentare riconosciuto a Formigoni è stato revocato.
Formigoni – senatore di Forza Italia, Pdl e Area Popolare tra il 2006 e il 2018 – ha presentato ricorso contro la revoca. E il 13 aprile 2021 la Commissione contenziosa del Senato ha accolto la sua pretesa, ritenendo che il vitalizio può essere sospeso esclusivamente per i condannati per terrorismo e per mafia.
La Commissione – composta dai senatori Giacomo Caliendo (Forza Italia), Simone Pillon (Lega) e Alessandra Riccardi (ex M5s ora della Lega), dall’ex magistrato Cesare Martellino e dall’avvocato Alessandro Mattoni – ha stabilito che, come succede per il reddito di cittadinanza, non basta essere condannati per corruzione per veder il diritto al vitalizio negato.
La videolettera indirizzata a Formigoni
Carissimo Roberto Formigoni,
le invio questa videolettera perché lei ha ricevuto dal Senato un dono clamoroso: vedersi restituire il vitalizio che era stato cancellato a causa di un reato commesso.
Nessuno, sia chiaro, ha voluto punire lei e soltanto lei. C’era una delibera, voluta dall’ex presidente del Senato Pietro Grasso, secondo cui il vitalizio pubblico non andava riconosciuto ai parlamentari che si erano macchiati di reati particolarmente gravi. E nel suo caso, se lo lasci dire, la gravità era quanto mai evidente.
Va ricordato infatti che nel febbraio 2019 lei è stato condannato in via definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione dalla Corte suprema di Cassazione all’interno del processo che riguardava gli scambi dell’istituto Maugeri di Pavia e dell’ospedale San Raffaele di Milano.
Una storia di cene, viaggi e yacht che ha offeso il Paese intero e che ha accompagnato lei fin dentro al carcere, da cui è uscito dopo cinque mesi per continuare a scontare la sua pena ai domiciliari. Un’occasione in cui, dopo aver sempre sottolineato la propria innocenza, è arrivato a riconoscere il “disvalore dei suoi comportamenti”.
Non abbastanza per accettare, da una parte, che un politico corrotto come lei possa godere dell’agio del vitalizio pubblico, e dall’altro che la Commissione contenziosa del Senato paragoni il vitalizio stesso al reddito di cittadinanza, in quanto sospendibile esclusivamente ai condannati per terrorismo e per mafia.
Una decisione, caro Formigoni, che l’ex presidente Grasso ha definito “errata” dal punto di vista procedurale, e che di fatto premia coloro che hanno gestito i soldi pubblici in modo criminale. L’ennesima amarezza in questo anno feroce.
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