Il Vaticano guarda al successore di Mattarella: ecco i preferiti tra i potenti del clero
Quando nei giorni scorsi il cardinale Gualtiero Bassetti ha pubblicamente ringraziato davanti ai duecento vescovi della Conferenza episcopale italiana, riuniti in assemblea, il presidente Sergio Mattarella, nell’austera sala congressi dell’hotel Ergife di Roma è rimbombato un convinto applauso. Diversamente da quanto affermato da alcune ricostruzioni giornalistiche interessate a raccontare un Vaticano distratto e non interessato a incidere rispetto all’imminente cambio della guardia al Quirinale, non c’è argomento che appassioni di più i vescovi italiani dei riti di rinnovamento delle cariche monocratiche di vertice. Lo potremmo descrivere come un inevitabile tic professionale. D’altronde Bassetti quando parlava pensava anche a se stesso, questa è l’ultima assemblea della CEI che presiede, la prossima a maggio indicherà al Papa la terna dei possibili successori, tra i quali, a quanto apprende Tpi, spicca da favorito per distacco il nome del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna ma romanissimo e più che abituato ai riti di potere che si giocano nei palazzi laici della Capitale. Nel frattempo le diplomazie cattoliche si srotolavano avvinghiando il nuovo inquilino del Campidoglio, quel Roberto Gualtieri destinato a diventare il principale tramite tra Santa Sede e politica italiana. In rapida successione il sindaco di Roma ha incontrato Papa Francesco giovedì 18 novembre per poi essere ricevuto dal cardinale Pietro Parolin venerdì 19 novembre.
Un uno-due così ravvicinato non si ricordava per nessun politico italiano in tempi recenti: piatto forte degli incontri ovviamente i miliardi del Giubileo 2025, ma anche un sondaggio che i pesi massimi del potere Vaticano hanno voluto compiere sull’ipotesi di una rielezione di Sergio Mattarella, che sarebbe di gran lunga la preferita dal Papa. Ma sia a Francesco che a Parolin, anche per le vie brevi, dal Quirinale hanno escluso categoricamente la disponibilità da parte di Mattarella ad essere rieletto e allora si comprende meglio il saluto di commiato rivolto all’attuale Capo dello Stato da Gualtiero Bassetti martedì 23 novembre davanti ai vescovi italiani. Che sono ovviamente divisi rispetto al nome, ma tutti vorrebbero avere di nuovo un cattolico al Quirinale. E oltretevere c’è chi ricorda che dopo due “laici” (Ciampi e Napolitano) la prassi quirinalizia vorrebbe proprio un cattolico come successore di Mattarella per completare la doppietta. Questo è il “sentiment” che circola in questi giorni in Vaticano. Cardinali e vescovi vicini a Comunione e Liberazione, come Angelo Scola e Massimo Camisasca senza dimenticare il sempre più potente vescovo di Taranto Filippo Santoro, puntano senza infingimenti su Marta Cartabia che in gioventù è stata vicina al movimento fondato da don Giussani. La sempre presente ala prodiana della CEI, capitanata dall’arcivescovo di Modena Elio Castellucci e da quello di Palermo Corrado Lorefice, sembra invece essersi convinta a puntare sull’”usato sicuro” del bolognese Pierferdinando Casini, presso il quale è stato mandato in esplicita avanscoperta il banchiere Giovanni Bazoli per un pranzo a due in cui l’argomento Quirinale ha monopolizzato la conversazione.
E per Mario Draghi chi lavora? L’ex presidente BCE ha grandissimi estimatori oltretevere. Fanno il tifo per super Mario la frangia ecclesiale di obbedienza Opus Dei, sotto traccia tutti i “bergogliani” di stretta osservanza, convinti che sia il successore naturale di Mattarella, non a caso nominato dal Papa già un anno fa come membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. E Matteo Zuppi? Il possibile prossimo presidente della CEI è prudentissimo, ma è anche l’unico cardinale che nel mondo cattolico riesce a tenere uniti mondi diversissimi e trasversali che vanno dalla potente e progressista Comunità di Sant’Egidio di Andrea Riccardi al meno potente e assai meno progressista Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, che resta però l’unica realtà organizzata di cattolici capace di essere presente sulla scheda elettorale. Proprio questa trasversalità guarda a nomi abili a intersecare interessi diversi che potrebbero cucire in quarta votazione i 504 voti necessari a diventare il successore di Sergio Mattarella: su tutti quelli dell’attuale ministro della Cultura, Dario Franceschini. Le mosse ecclesiali, insomma, sono felpate ma mai invisibili. Bisogna solo conoscerne i codici e saperli decrittare.