“Le unioni gay sono instabili”: quella visione medioevale della società che piace alla Lega
La notizia è di qualche giorno fa e dal piccolo paesino in provincia di Livorno era balzata alla ribalta nazionale. A Collesalvetti la Lega attraverso il suo capogruppo Massimo Ciacchini aveva proposto attraverso una mozione presentata in consiglio comunale una serie di dati sulle unioni civili per capire quante risorse e agevolazioni ricevono dal Comune e quanto sono stabili le coppie.
Ora, la storia di “quanto costiamo” non è per gli omofobi esattamente un cavallo di battaglia nuovo di zecca. C’hanno campato anni a usare questa scusa. “Ci costate troppo” è il bolso refrain, senza neanche porsi il problema del fatto che tutti i cittadini dovrebbero poter accedere agli stessi diritti, senza manco provare a pensare quanto fosse disumano dopo magari 30 anni di unione il fatto che non esistesse la possibilità di vedere riconosciuta la pensione di reversibilità al compagno rimasto.
Quello che pare essere invece il nuovo mantra della destra sul tema è che in fondo i nostri sono rapporti ballerini la cui durata è stabilita dall’ormone, perché si sa come siamo. Sesso dalla mattina alla sera, con chiunque respiri. Ecco, il “valutare la stabilità della coppia” mi ha riportato alla squallida battaglia di Angelino Alfano che dentro il dibattito sulla legge Cirinnà (varata nel giugno del 2016 e che ha solo in parte sanato un ritardo indecoroso rispetto al resto d’Europa) si impegnò come un forsennato con l’unico scopo di inserire nel testo, il fatto che per noi non ci fosse “l’obbligo di fedeltà”.
Perché si sa che non è vero matrimonio senza quella promessa e invece per noi dalla vita dissoluta non può essere certo ragione di separazione. Una visione della società che non solo ha spento i lumi, ma raschia tutto il barile dei luoghi comuni.
Le persone omosessuali si prendono, si amano, si tradiscono, si mollano esattamente come quelle etero. Legiferare partendo dal presupposto che non siamo marziani che vivono su mondi paralleli, con stili di vita sconvolgenti per la comune morale, aiuterebbe a renderci sul tema dei diritti civili un Paese più evoluto. A Collesalvetti come a Montecitorio.
Leggi anche: Dichiararsi sieropositivi non è un marchio di infamia, ma un atto liberatorio e necessario