“Il peggior dibattito di sempre”: la sfida fra Trump e Biden non aiuta gli elettori a scegliere
CLEVELAND – Tanto rumore per niente. Doveva essere un dibattito storico, uno di quelli che avrebbe deciso le sorti delle elezioni ma, alla fine, è già tanto se i vari elettori indecisi (a dirla tutta un numero molto basso) ci abbiano capito qualcosa. Nonostante sia stata una lotta senza esclusione di colpi, come ampiamente immaginato e pregustato, con picchi di qualità politica molto rari, i due candidati, Donald Trump e Joe Biden, hanno fatto di tutto per abbassare il livello della discussione, attaccandosi a livello personale, coinvolgendo le proprie famiglie e non lasciando parlare il rivale, manco fossero bambini delle elementari.
In particolare, il presidente Trump ha cercato di utilizzare le stesse vincenti ed efficaci strategie usate contro Hilary Clinton nel 2016, senza tuttavia avere la stessa fortuna. Biden, infatti, ha saputo confrontarsi faccia a faccia con il presidente e rispondere al tycoon di New York battuta dopo battuta, chiedendogli anche di stare zitto e lasciarlo parlare, definendolo un pagliaccio o etichettandolo come il peggior presidente della storia. Se qualcuno aveva dubbi sulla tenuta mentale di Biden e sulla sua capacità di tenere testa a un politico come Trump, il dibattito di Cleveland li ha levati tutti.
Una parola, però, ha regnato sovrana: il caos. Di fatto, il moderatore di Fox News, Chris Wallace, ha perso il controllo del dibattito dopo una decina di minuti e, alla fine, in un modo o nell’altro, chi ha potuto controllare a suo piacimento il flusso della discussione è stata una persona sola: Donald Trump. Quindi, nel caso vi stiate chiedendo chi abbia vinto, alla fine, la verità è che questo primo dibattito non ha visto realmente vincere nessuno dei due candidati.
Biden è stato in grado di mostrare la sua forza e la sua salute mentale, un argomento spesso messo in dubbio dal suo rivale repubblicano, mentre Trump ha legittimato le sue posizioni, anche se si è rifiutato, ad esempio, di definire i suprematisti bianchi come una minaccia. Anzi, ha invitato un gruppo di estrema destra chiamato “Proud Boys” a essere pronti a imbracciare le armi contro gli antifascisti e l’estrema sinistra, che sono secondo lui il vero pericolo per gli Stati Uniti.
Altro punto degno di nota è stato il suo rifiuto di lasciare il potere in maniera pacifica dopo le elezioni, in caso di vittoria democratica, se penserà che siano avvenuti brogli elettorali, mentre ha difeso a spada tratta la sua gestione della pandemia negli States, nonostante 200mila morti. Il suo rivale democratico, al contrario, ha definito tali morti una fatalità totalmente evitabile con qualsiasi altra persona al potere. Nel frattempo, Biden non è stato in grado di spiegare bene le sue posizioni e cosa avrebbe fatto concretamente in caso di vittoria. Si è perso un paio di volte, ha balbettato, chiesto scusa e spesso sono sembrate più memorabili le sue risate alle frasi di Trump che le sue dichiarazioni.
Sicuramente una cosa è chiara: questo dibattito confuso e pieno di fango politico non ha aiutato gli elettori a decidere chi votare. Molti analisti hanno definito questo confronto come uno dei peggiori degli ultimi decenni, dove c’è stato un solo sconfitto: gli elettori americani.
Però va detta un’ultima cosa: Trump aveva bisogno di una vittoria per poter recuperare terreno nei sondaggi e invertire la tendenza di questa campagna presidenziale che lo vedono ogni giorno di più sfavorito sulla carta. Questo non è avvenuto. Biden aveva bisogno di sopravvivere senza causare troppi danni, e questo è ciò successo. Tuttavia, è difficile credere che questo dibattito possa avere un grande impatto sull’esito finale delle elezioni.
Ora i due candidati si incontreranno a Miami il 15 ottobre, mentre la prossima settimana, nello Utah, sarà il momento del dibattito dei candidati vicepresidenti: Kamala Harris contro Mike Pence. A Salt Lake City il livello del dibattito sarà, si spera, tutta un’altra storia.
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