La nostalgia di quel dolce e rassicurante trash televisivo (di Franco Bagnasco)
La nostalgia di quel dolce e rassicurante trash televisivo
Proprio l’altroieri, dopo essermi gustato sul web un tutorial sulle mascherine d’emergenza anti-Coronavirus fatte utilizzando gli assorbenti con le ali (dimmi tu se tre mesi fa si potesse anche solo ipotizzare di concepire così l’attacco di un pezzo), mi sono imbattuto in una clip di Rocco Siffredi. Lui, manco a dirlo, anche sotto lo scacco della pestilenza, era la solita sagomaccia di sempre, che per reclamizzare l’immortale hashtag #iorestoacasa, precisava: “Però io non vi dico: restate a casa; vi dico restate DENTRO. Io resto DENTRO, restateci anche voi”. Soffermandosi pian piano, con faccetta ammiccante, su quel DENTRO; qualora il profondo concetto non fosse arrivato per bene alla vasta platea che, dopo l’apertura del premium di Pornhub, ormai non sa più quale mano utilizzare per muovere il mouse. Quello vero. E mi ci metto anch’io, naturalmente.
Lasciando da parte per un attimo l’abusato ma utile slogan sociale isolazionista, che diventa un pretesto, la briosa uscita del cappuccetto di Rocco stavolta significava una cosa sola: amici, guardate che ci sono, sono ancora qui; esisto, non dimenticatemi; sono sempre io, il re del porno all’italiana. Il nostro turgido amico stavolta sembrava rivendicare insomma più che altro la propria esistenza in vita, ancor prima della ben nota rigidità muscolare. Ebbene stavolta, invece di guardarlo con l’usuale, compassionevole sufficienza di chi vede un signore di 55 anni (la prostata non è un’opinione) che da tutta la vita ci inonda di doppi sensi da caserma o da oratorio, mi sono trovato a sentirne la nostalgia. A pensare: rivoglio la mia vita! Rivoglio anche questo! Persino questo! Pochi giorni prima, sempre in una clip on-line, ricicciava compiaciuta Wanna Marchi. Naturalmente anche l’ex Regina dell’alga miracolosa coglieva il virus al balzo per alzare la voce alla sua maniera intimando al suo pubblico di restare a casa. E anche il minaccioso “Capitttooo!?” di Wanna, detronizzata da Striscia la notizia dopo una gestione fin troppo avveduta delle proprie attività, mi ha fatto venire un groppo in gola.
Per non parlare delle note performance su Instagram della sciantosissima Jo Squillo, 57 primavere, che è ormai diventata un fenomeno di costume minimal. Vestita come una ragazzina, ogni sera intima prudenza, isolamento fiduciario e #staystrong ballando davanti alla console e alle casse di casa. Volume a palla. Alcuni la sbeffeggiano, ma Jo c’è, perbacco! Fa la sua parte e alza la manina dicendo metaforicamente: presente. Perché in fondo siamo donne, oltre la pandemia c’è di più. Ma pensiamo anche a tutte le (mezze) figure e/o figuracce che questa assurda situazione ci ha prematuramente strappato. Da Gabriele Paolini con le sue celebri intemerate a faccia sghemba dietro le spalle di inermi cronisti parlamentari (Paolo Frajese anni fa gli assestò un calcione; oggi sono sicuro che lo abbraccerebbe), alle comparsate del suo omologo: Mauro Fortini. Il Paolini light. Quello che in silenzio totale, biro e registratore alla mano, aria pensosa, spunta nei servizi di tutti i tg gravitando nell’orbita di Montecitorio ben più di chi dovrebbe starci per carica elettiva. Che fine hanno fatto?
La magia del trash: rivoglio il peggio (tutto, anche di più) per poter decidere di non guardarlo
Si può arrivare a sentire anche la loro nostalgia? Sì, si può. Pur di riavere quel che Mr. Covid-19 ci ha tolto. È la dolce, rassicurante, anestetizzante magia del trash. Che in genere schifiamo, non senza buone ragioni. Ma che in questi tempi amari diventa quasi un’ancora di salvezza. Come le “buone cose di pessimo gusto” di cui parlava Guido Gozzano. Rivoglio il peggio per potermi permettere anche il meglio. Che sarà manna dal cielo. Anzi, rivoglio il peggio (tutto, anche di più) per poter decidere di non guardarlo. Per fare un esempio: mi ritrovo a sentire anche la nostalgia di Platinette vestito da Platinette; e non da Mauro Coruzzi. Rivorrei qui, ora, subito, persino il per me insopportabile Cristiano Malgioglio, che da anni ci viene ammannito in tv in tutte le salse. La più stucchevole caricatura del mondo gaio, fra creste platinate, improprie paillettes e opinionismi tutti da dubitare. Moira Orfei volava più in alto. In fondo, mi trovo a pensare (e inorridisco), che male fa? Ridatemelo, quel (buon) Cristiano.
Senza dimenticare di infilare nel pacchetto anche Marco Amleto Belelli, il mai troppo compianto Mago Otelma. Con il suo “Voi” dato anche ai bambini, gli innocui rituali propiziatori e quei pastranoni da Ramsete II, che levati. E poi date un canale intero a Mara Maionchi, trasmettendo in loop i suoi “Vaffa” e i “Cazzooo” finto spregiudicati. Lo guarderemo senza fiatatare. Silenti e rapiti. Tenetevi soltanto (come ricordo) Vittorio Sgarbi, che a epidemia già in stadio molto avanzato si è fatto notare, urlante e con gli occhi strabuzzati, per un video negazionista potenzialmente nocivo per tutti e (credo) molto per se stesso. Lo dirà il tempo. D’accordo l’apologia del trash consolatorio. Ma adesso non esageriamo.
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