La Superlega dei ricchi rischia di uccidere il calcio
La Superlega è l’anti-calcio. L’anti-sport. Un torneo di 20 squadre (15 fisse più cinque su “invito”) esclusivo, nel senso negativo del termine, che renderà ancora più ricchi i ricchi e terrà fuori dai giochi tutti gli altri, tranne cinque occasionalmente meritevoli di far parte dell’elitè. Alla faccia della solidarietà e dello spirito sportivo.
Un progetto cinico voluto da dodici club, tra cui – purtroppo – anche tre italiani, che oggi hanno annunciato ufficialmente il nuovo torneo mandando su tutte le furie gran parte del mondo calcistico con Uefa (che sicuramente avrà delle responsabilità se questa scissione sta avendo luogo), Fifa, leghe nazionali e tantissimi club che hanno minacciato dure sanzioni e battaglie legali milionarie. I club fondatori, Arsenal, Atletico Madrid, Barcellona, Chelsea, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Milan, Real Madrid e Tottenham Hotspur, però non sembrano voler indietreggiare di un millimetro. Anzi, ai 12 nelle prossime settimane dovrebbero aggiungersi altre 3 società.
In pratica i “fondatori” hanno deciso di prendersi il pallone e portarselo a casa. Un po’ come quando da bambini mentre giocavamo sotto casa ci sentivamo rispondere: “Il pallone è mio e ci gioco io”. Peccato che non siamo più bambini e che di mezzo c’è una cosa seria: la vita del calcio, quello vero, non quello finanziario. Per non parlare della passione di miliardi di tifosi che non tifano per i big 15. Ma questo ai “fondatori” non pare interessare. Volete sognare che la vostra squadra possa un giorno vincere contro i top team? Competere alla pari con tutti? Ecco bravi, sognatevelo. Direte voi: ma alla Superlega potranno partecipare anche cinque club non fondatori. Certo, cinque. Solo cinque in tutta Europa. E selezionati (da capire bene come e da chi…) per fare le comparse nel loro torneo, visto che potranno contare su pochissimi fondi rispetto a quelli di cui godranno i big.
Insomma, la Superlega andrà a penalizzare tutti: dalle squadre “importanti” (in Italia, ad esempio, Roma e Napoli) alle nuove realtà più piccole come quella dell’Atalanta che, da anni, merita sul campo di giocare alla Champions League conquistandosi regolarmente il pass a discapito di club più grandi (come il Milan o la Roma). Il tutto per un solo motivo: soldi. Visti i grandi incassi previsti (superiori a quelli generati dai tornei Uefa), infatti, i 15 club fissi della Superlega diventeranno più ricchi e quindi – se reinvestiranno il denaro sulla squadra – più forti: più soldi entrano, più investimenti faccio e, probabilmente, più trofei vinco, compresi quelli nazionali dove pretendono di restare. E gli altri? Al palo. Vittime sacrificali sull’altare degli interessi economici di pochi. Fucine di talenti per pochi club. Quasi dei loro “dipendenti”.
Fanno quindi amaramente sorridere le parole di Florentino Pérez, presidente del Real Madrid e primo presidente della Superlega: “Aiuteremo il calcio ad ogni livello e lo porteremo ad occupare il posto che a ragione gli spetta nel mondo. Il calcio è l’unico sport davvero globale con più di quattro miliardi di appassionati e la responsabilità di noi grandi club è di rispondere ai loro desideri”. A noi, ci permetta presidente, sembra che l’intenzione non sia tutelare i tifosi (i vostri e pochi occasionali…), ma tutelare gli interessi economici dei top club. Altro che sport, il calcio lo state definitivamente trasformando in finanza. Lo state uccidendo.