Stati Uniti, Trump tentò un golpe contro Biden: adesso è ufficiale (di A. Stille)
Due terzi degli elettori repubblicani hanno ancora fiducia in Donald Trump. I suoi indici di approvazione sono aumentati di 10 punti dal 6 gennaio, quando incoraggiò una folla inferocita a prendere d’assalto Washington. E ciò che è più scioccante è che da quella rivolta sono emerse molte informazioni sul fatto che Trump abbia tentato di ribaltare l’elezione di Biden, sostanzialmente smantellando il sistema democratico negli Stati Uniti.
Sebbene la responsabilità legale di Trump per l’insurrezione sia oggetto di controversie, ci sono molti fatti accertati e fuori discussione. Il presidente uscente invitò i funzionari repubblicani del Michigan a de-certificare i risultati delle elezioni che consegnavano a Biden la vittoria in quello Stato con un margine di oltre 150mila voti. Esercitò pressioni sul segretario di Stato repubblicano della Georgia, intimandogli – in una telefonata che è stata registrata – di “trovare 10.700 voti” per dichiarare Trump vincitore. Inoltre, cercò di costringere il Dipartimento di Giustizia ad annunciare un’inchiesta che sarebbe servita come pretesto in vari Stati chiave per annullare i risultati delle elezioni.
Dopo aver incassato due rifiuti, Trump trovò un funzionario di medio livello, Jeffrey Clark, disposto a stare al gioco: Clark scrisse una lettera in cui si affermava che in Georgia che c’erano “serie preoccupazioni” per i risultati delle elezioni. Il piano fallì solo perché in una lunga e tesa riunione alla Casa Bianca il ministro e molti dei suoi vice minacciarono di dimettersi in massa.
Abbiamo appreso poi che l’allora vicepresidente Mike Pence fu molto vicino ad accettare di non convalidare l’elezione di Biden. Secondo un nuovo libro di Bob Woodward (il giornalista del caso Watergate), Pence chiamò l’ex vicepresidente Dan Quayle per un consiglio: Quayle gli rispose che ciò che gli era stato chiesto di fare era chiaramente illegale.
I repubblicani hanno reagito a queste rivelazioni senza scomporsi: il sistema ha funzionato, Trump ha fallito, nessun problema. Ma tentare di manomettere le elezioni è un crimine molto grave: progettare un colpo di Stato è tradimento. Il fatto che Trump abbia fallito non rende il suo comportamento meno criminale. Perché l’ex presidente non è sotto processo? La risposta va cercata nell’opinione pubblica: la maggioranza degli elettori repubblicani – contro ogni evidenza – crede che le elezioni del 2020 siano state rubate. Otto su dieci credono che il sistema politico sia “contro i conservatori” e che “potremmo dover usare la forza per salvare” il tradizionale stile di vita americano. Visto in quella luce, il tradimento diventa patriottismo.