Fico, Orban e gli altri: la galassia sovranista è più complessa di quanto si creda
Il successo nelle elezioni slovacche dello SMER, partito socialdemocratico euroscettico e contrario all’invio di armi all’Ucraina, e la concreta possibilità che il suo leader Robert Fico torni a ricoprire la carica di Primo ministro del Paese, hanno creato il facile parallelismo con il premier ungherese Viktor Orban, tanto più che Slovacchia e Ungheria sono due Paesi confinanti. Un parallelismo sugellato ulteriormente dal fatto che Orban, oltre ad avere molte posizioni perfettamente compatibili con quelle di Fico, è stato tra i primi leader internazionali a complimentarsi con il vincitore delle elezioni slovacche.
Tuttavia, se guardiamo la storia dei due leader, vediamo che le differenze non mancano. Fico, infatti, ha fatto parte negli anni Ottanta del Partito Comunista di Cecoslovacchia, il partito di regime nel Paese che all’epoca gravitava nel Patto di Varsavia, e successivamente proseguì la militanza e la carriera politica nei partiti che ne seguirono almeno in parte l’eredità. Diversa la storia di Orban che, cresciuto anche lui in Paese comunista, mentre il Patto di Varsavia e l’Unione Sovietica si apprestavano a crollare, fu un militante anticomunista di stampo liberale e attento ai diritti civili. Una posizione che in parte negli anni ha modificato in chiave conservatrice ed euroscettica ma che mostra un’estrazione totalmente diversa rispetto a quella di Fico.
Se ci allontaniamo da Ungheria e Slovacchia e guardiamo il resto d’Europa possiamo notare come quella galassia di partiti che spesso sono identificati con l’etichetta “sovranisti” e che ha in comune una serie di temi, soprattutto su immigrazione, euro e istituzioni europee, per quanto spesso vengano messi nello stesso calderone e talvolta abbiano appiattito alcune posizioni nell’ottica di una politica sempre più polarizzata, hanno origini completamente diverse gli uni dagli altri.
Abbiamo visto proprio qui in Italia come molti leghisti della prima ora abbiano storto il naso per l’arrivo a Pontida di Marine Le Pen, e non c’è da stupirsi, visto che la Lega nasce come partito nordista e federalista totalmente estraneo alla cultura fortemente nazionalista in cui si è formata la leader del Rassemblement National. E potremmo andare avanti a oltranza: l’Alternative fur Deutschland nasce da esponenti vicini ai cristiano-conservatori della CDU contrari alle politiche dell’eurozona, e solo nel tempo si è appiattito su posizioni più estreme in tema di immigrazioni che, non a caso, hanno allontanato dal partito alcuni dei suoi fondatori, mentre gli spagnoli di Vox nacquero in polemica con i popolari soprattutto per difendere le posizioni centraliste e accusando il PP di essere troppo morbido verso gli autonomisti.
Poi, il dibattito politico si è fatto sotto molti aspetti sempre più internazionale e soprattutto sempre più rapido e polarizzato, premiando in molti casi posizioni più decise. E così, storie diverse, come quella di Salvini e quella di Marine Le Pen, o come quella di Orban e quella di Fico, si sono trovate assimilate in un unico calderone. Ma tante volte, prima di lasciarci andare a etichette facili, dovremmo pensare che il mondo cosiddetto sovranista è più complesso e variegato di quanto spesso viene lasciato intendere.