Le sfide del nuovo nucleare
Il tema divide l’opinione pubblica e la politica. L’auspicio è che l’approccio dei media non sia ideologico ma informativo. Così che i cittadini possano farsi un’idea consapevole basandosi sui fatti. In ballo c’è il futuro energetico dei nostri figli e nipoti
Nel corso degli ultimi anni il nucleare è tornato al centro del dibattito energetico globale. Questo rinnovato interesse è legato all’urgenza di ridurre le emissioni di gas serra, garantire sicurezza energetica e affrontare l’aumento della domanda globale di energia. Il tema divide l’opinione pubblica e anche la politica. Ma molto spesso questa divisione deriva in larga parte da un sentimento emotivo, quale che sia, retaggio di ideologie passate e da una cultura che, in un verso o nell’altro, non è sempre in grado di offrire gli elementi utili a indagare, approfondire, comprendere, prima di poter decidere.
Il “nuovo nucleare” si distingue per l’introduzione di tecnologie avanzate che puntano a superare i limiti delle centrali tradizionali. Tra queste: i reattori modulari avanzati, quelli a fissione avanzata e, in prospettiva, quelli a fusione nucleare.
Coloro che sposano il cosiddetto “nuovo nucleare” sostengono che questa nuova tecnologia garantirebbe energia pulita, sicura, a prezzi stabili. Inoltre, rispetto alle centrali tradizionali, i mini-reattori avrebbero costi inferiori, tempi di costruzione ridotti e potrebbero essere collocati vicino a centri abitati e distretti industriali.
Il che ci porta alle critiche più significative che gli oppositori muovono al “nuovo nucleare”. La prima: l’idea, fondata su fatti e fenomeni avvenuti, secondo la quale il nucleare sia ancora oggi rischioso perché portatore di potenziali incidenti catastrofici per le popolazioni. La seconda: come smaltire le scorie risulta ancora problematico. Ma soprattutto il tempo e i costi associati al nuovo nucleare, considerati incompatibili con l’emergenza climatica in corso.
Secondo gli esperti scettici sul nuovo nucleare, dato che il mondo deve ridurre le emissioni di gas serra entro il 2030 per restare entro 1,5°C di riscaldamento globale, il nucleare viene considerato troppo lento per contribuire significativamente alla transizione energetica in tempo utile.
Infine, un tema centrale di scetticismo da parte degli esperti riguarda il fatto che oggi l’investimento migliore da intraprendere nel supportare una piena transizione energetica risieda nello sviluppo delle energie rinnovabili, come il solare e l’eolico.
Al contempo, però, va detto che non esiste con certezza una soluzione che vada unicamente in questa direzione posto che, tra l’altro, il solare e l’eolico sono intermittenti, incapaci cioè di garantire un flusso continuo energetico. Ad oggi non abbiamo dati sufficienti per poter ritenere sostenibile un sistema energetico alimentato solo da pale eoliche e pannelli solari. Lo dimostra, in parte, anche la marcia indietro degli USA (ben prima della vittoria di Trump) sugli investimenti mastodontici in capo alle rinnovabili.
Se, infatti, esistono diversi punti critici o controversi sul ruolo del nuovo nucleare, è doveroso anche ricordare che, a differenza delle fonti fossili, questa tecnologia ambisce a produrre energia senza emissioni di CO₂ durante il funzionamento. Questo, secondo gli esperti che sono a favore, lo rende un alleato indispensabile per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione entro il 2050, secondo il piano previsto dagli Accordi di Parigi.
Al netto delle opportunità, il nuovo nucleare deve ancora affrontare diverse sfide per affermarsi su larga scala. In primo luogo, la questione temporale, vale a dire in che tempi sarà possibile usufruirne; in secondo luogo, la percezione dell’opinione pubblica; il che porta al terzo tema: la necessità da parte di chi lo “produce” di comunicare in maniera chiara tanto i rischi quanto gli svantaggi così da offrire una chiave empatica e di comprensione che mostri che non è la soluzione unica in assoluto così come non possono esserlo il solare e l’eolico da soli. Entrambi possono essere un complemento essenziale per garantire stabilità al sistema energetico, nella transizione verso un futuro a basse emissioni di carbonio.
L’auspicio è che l’approccio dei media, proprio come abbiamo dimostrato con questo numero ben approfondito e articolato, non sia ideologico ma informativo. Così che i cittadini possano farsi un’idea consapevole basandosi sui fatti. In ballo c’è il futuro energetico dei nostri figli e nipoti.