Senza cultura non ci sono istituzioni, così l’Europa allontana le persone
Prima della moneta unica e del deficit, l’Ue è la sua cultura. Se Bruxelles non riesce a difendere l’identità del continente non sarà in grado di restare in piedi
Se volessimo trovare una ragione principale dietro la crisi delle istituzioni europee, questa è probabilmente l’eccessiva attenzione riservata per i freddi dati economici a discapito di quella verso le persone. Se la mano sul portafoglio si è curata di tenere il deficit entro una certa soglia, chiedere agli Stati sacrifici e imporre manovre, l’altra non si è curata degli effetti che tali provvedimenti hanno avuto sui cittadini dei vari Paesi, divisi magari da culture diverse che, in un modo o nell’altro, hanno contribuito a un’unica cultura continentale.
Proprio questa cultura è qualcosa che le istituzioni europee, retorica e buone intenzioni a parte, non si sono mai curate di promuovere come punto fermo delle politiche dell’Unione, prese come erano dalle questioni economiche e monetarie. Un silenzio che ha contribuito alla disaffezione dei cittadini verso l’Ue e ha anche favorito la crescita di fenomeni distanti dalla nostra cultura. I fenomeni in questione, pur mossi da ideali nobili e più che condivisibili, come la lotta al razzismo e alle disuguaglianze, sono stati in parte importati in pieno dagli Stati Uniti e hanno preso una strada quantomeno discutibile.
Se infatti oltreoceano abbiamo visto, oltre alle statue abbattute e i nomi di scuole e strade cambiati, una scuola in Massachusetts decidere di non studiare Omero perché è un prototipo di mascolinità tossica o un professore di Princeton che vuole mandare i classici greci e romani in soffitta perché promuovono il dominio razziale bianco, ciò riguarda anche il modo in cui è trattata la nostra cultura. E soprattutto, in un mondo iperconnesso e in cui gli Stati Uniti rappresentano la principale potenza mediatica globale, va ricordato che il passo è breve tra un fenomeno che accade dall’altra parte dell’oceano e noi, che non a caso abbiamo assistito a episodi di zelo iconoclasta, soprattutto in nord Europa.
Se al di là delle istituzioni esiste un concetto di Europa è anche per la sua cultura che va difesa non solo per un effimero nazionalismo storico-letterario. Se tale cultura non viene difesa e promossa, non solo non sarà in grado di difendersi da certi eccessi di zelo iconoclasti, ma sarà sentita sempre più come qualcosa di distante e non sarà in grado di tenersi in piedi. Senza identità non possono esistere le istituzioni, e senza istituzioni la promozione dell’identità potrebbe non essere abbastanza efficace. Non è un caso che l’Ue si sia da poco incartata su una polemica sull’uso della parola Natale.
Ursula von der Leyen, insediandosi nel 2019, ha definito la civiltà europea figlia della filosofia greca e del diritto romano. Potremmo aggiungere anche altri pezzi di cultura, religiosa e laica, alla base dell’Europa, ma l’importante è che tali riferimenti non rimangano frasi di circostanza. Perché l’Europa è soprattutto questo, prima dell’euro e prima del rapporto deficit/Pil, e senza questo non può reggersi tutto il resto.
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