Scuola, i problemi sono gli stessi di un anno fa: menomale che dovevano pensarci “i migliori”
Il terribile dubbio che un anno sia passato invano. Basta fare una piccola rassegna stampa sulla suola che è pronta per ricominciare e ci si accorge che gli articoli sono identici, gli stessi di un anno fa, solo con la novità del Green Pass, eppure l’anno scorso abbiamo continuato a ripetere che non sarebbe accaduto mai più, perfino che quelli che governavano erano troppo incapaci e per questo ci sarebbe stato bisogno di un ricambio con “migliori”.
Ora c’è il vaccino, è vero, (anche se 138.435 docenti, il 9,55 per cento, non si sono vaccinati) e l’obbligo di Grenn Passa ma le contraddizioni ci sono: solo per fare un esempio gli addetti alle pulizie, alla mensa e assistenti educativi non sono obbligati ad avere il certificato verde. Ma ciò che preoccupa di più è la sostituzione di quei docenti che decidono di non vaccinarsi (mentre come sempre in questi ultimi anni manca il personale e mentre la cinica lotteria dei supplenti rimane in mano all’algoritmo).
“Il meccanismo di sostituzione del docente che non potrà entrare a scuola se sprovvisto di Green Pass valido è difficoltoso da mettere in atto – ha messo in evidenza Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi -. È impensabile che un supplente accetti una chiamata di sostituzione senza avere indicazioni certe sul termine di durata del contratto. L’incarico potrebbe infatti durare un solo giorno, dal momento che il titolare potrebbe presentare green pass valido il giorno successivo. Lo stesso dicasi per la sospensione al quinto giorno. Se il docente sospeso si presenta il giorno dopo la sospensione con una certificazione valida, può rientrare in servizio”.
Ma basta la vaccinazione? No, non basta. Mancano sempre i soliti punti, quelli che dall’inizio della pandemia continuiamo a leggere dappertutto. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi prova a tranquillizzare tutti ripetendo che le classi sovraffollate (le cosiddette “classi pollaio”) rappresentano il 2,9 per cento, e si trovano soprattutto negli istituti tecnici delle grandi città eppure i parametri per definire la capienza massima di una classe (18 alunni all’infanzia, 15 alla primaria, 18 alle medie e 27 alle superiori) non garantiscono sicurezza contro la pandemia se non sono accompagnati da mascherine, distanziamento sociale e una buona ventilazione. Lo dicono i dati scientifici.
Lasciando perdere le mascherine sui trasporti il governo ha deciso di delegare molto alle Regioni confidando ancora una volta in orari scaglionati per le entrate nelle scuole superiori. Pino Turi, della Uil Scuola, non sembra troppo ottimista. “Tutte queste promesse fatte sui trasporti si scioglieranno come la neve al sole. – si legge in un suo comunicato – Il problema della percentuale sui bus o in metropolitana dev’essere certificato da qualcuno. Sono tutte operazioni fatte dietro la scrivania senza calcolare che serve del personale che controlli il numero di chi sale sugli autobus o sui treni”.
E l’aerazione? Qui, davvero, siamo all’anno zero: il ministero specifica di aprire “contemporaneamente una o più ante delle finestre e/o eventuali balconi e la porta dell’aula in modo intermittente o continuo”. Il tema del monitoraggio, dell’areazione e della purificazione nelle aule e nei luoghi comuni delle scuole è stato ancora una volta totalmente eluso dal CTS a oggi, nonostante le moltissime evidenze scientifiche. Biden negli USA e Merkel in Germania già da tempo hanno preso provvedimenti in questo senso ma orma siamo al primo settembre e diranno che è troppo tardi e che costa troppo. Quanto costi invece una scuola che rischia ancora di ritornare alla dad è un tema che, esattamente come un anno fa, sembra interessare pochissimo.
Buona fortuna, insomma. Buona fortuna alla scuola, non solo agli studenti.