Quel pasticciaccio brutto del Comitato tecnico scientifico sulla scuola in 10 mosse
Forse, per capire il pasticciaccio brutto del Comitato tecnico scientifico sulla scuola, occorre ricapitolare che cosa è accaduto in questi mesi sul distanziamento in classe. Nessun giornale ha il coraggio di puntare il dito sul Cts, tutti riferiscono la notizia come nulla fosse. Ed ecco qui i fatti, come possono apparire leggendo le notizie di oggi: si potrà andare in classe derogando al metro di distanza, obbligatorio. Tutti contenti, lieto fine. Ma come? Due ministeri, un super commissario, otto milioni di studenti e 40mila istituti scolastici da giorni stanno ballando come matti, intorno a dei vincoli che si dicevano insuperabili, e adesso, come per magia si fa il tana libera tutti?
Chi ha letto i miei articoli su TPI e le mie prese di posizioni in tv sa che avevo previsto questo esito, ma il risultato finale nulla toglie alla farsa, se si legge la sequenza risibile di questi colpi di scena: 1) prima il Cts dichiara la scuola italiana fuorilegge, perché sostiene che la differenza di un metro tra alunno e alunni deve essere rispettata ad ogni costo, pena l’impossibilità di riaprire. Poi 2) il ministero dell’istruzione stabilisce che per questo motivo vanno rottamati tre milioni di banchi biposto. Una impresa titanica, resa ancora più impervia da una data insormontabile: il 14 settembre, giorni del ritorno in classe.
Quindi 3) il Cts fa una prima mini-deroga alla sua richiesta, inventando la mitica differenza tra “metro statico” e “metro lineare”. Cosa è? Non si capisce. Di fatto si tratta di un escamotage per calcolare che se i ragazzi sono seduti nei banchi e non di nuovo insieme possono entrare più alunni, anche con il monoposto. Ma non basta. Così si passa 4) alla superpanzana delle cosiddette “rime buccali”. Tradotto dall’allora lingua di Azzeccagarbugli: è la norma grazie a cui la distanza, spiega il Cts, non va calcolata fra banco e banco, ma fra bocca e bocca. Così la soglia critica del distanziamento si abbassa ancora.
Non basta, però, e a iniziò agosto è chiaro a tutti che così la scuola rischia di non ripartire. Infatti viene condotto dal ministero della pubblica istruzione un censimento negli istituti da cui emerge 5) che servono 2,5 milioni di banchi nuovi, anche facendo i calcoli della metratura delle aule con il “metro statico”, o con le “rime buccali”. Per questo scopo 6) viene incaricato il sottosegretario Arcuri di comprare entro un mese (una missione impossibile) 2,5 milioni di nuovi banchi, di cui 490mila con le famose rotelle. Il commissario dice che la gara è possibile, fa un mezzo miracolo per convocarla (di questo gli va dato atto) ma prima 7) è costretto a far slittare i termini di consegna, e poi 8) si scopre che anche con una gara europea i banchi non arriveranno “prima di ottobre”.
Il costo di ognuna di queste manovre è enorme, sia un termini economici, sia in termini organizzativi. L’imbarazzo è tale 9) che interviene il presidente Mattarella, per ribadire che il diritto allo studio va garantito. Non parla direttamente del Cts, ma il messaggio arriva a chi di dovere. Morale della favola: 10) il Cts riforma per la terza volta se stesso, e inventa la famosa deroga “per i primi tre mesi” a tutti i multiformi metri di cui ha parlato, purché i ragazzi indossino la mascherina. Forse andrebbe bocciato il comitato Tecnico scientifico.
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