Lo sciopero generale relegato in un trafiletto: ecco a voi i giornali che non danno notizie, le seppelliscono
Non avevo letto da nessuna parte che oggi scioperassero anche i quotidiani. Deve essere una forma di solidarietà il fatto che su Repubblica di oggi non compaia nemmeno una riga, una che sia una, sullo sciopero generale a Roma a Piazza del Popolo con Maurizio Landini e Pier Paolo Bombardieri, e sulle iniziative interregionali previste a Bari, Cagliari, Milano e Palermo.
Il Corriere della Sera invece ha optato per uno sciopero dolce e ha deciso di informare i suoi lettori con un trafiletto a pagina 16, dando per scontato che esistano almeno 15 pagine di notizia con priorità maggiore dello sciopero di oggi. Complimenti a loro: in questi giorni di carestia di notizia evidentemente sono oberati dalla realtà.
Lasciamo perdere i giornali liberali e addirittura confindustriali. Quelli di non parlare di sciopero (o addirittura di scriverne solo per demonizzarlo) ce l’hanno stampato nel mandato editoriale ma che i due quotidiani nazionali che si autodefiniscono “progressisti” abbiano deliberatamente deciso di bucare la notizia di oggi rende perfettamente l’idea dell’epoca difficile in cui stiamo, qui dove è ritenuto anacronistico e inelegante parlare di lavoratori e di povertà, immersi in un borghesissimo “nascondere per non farci i conti” degno dei salotti più scollegati dalla realtà.
Del resto i segnali c’erano tutti, questo sciopero ha rimesso in moto vecchi meccanismi che si sono ripetuti sfacciatamente senza avere nemmeno il timore di essere riconosciuti come abusi: ripetere che per uno sciopero “non è questo il momento” come avviene regolarmente in ogni sciopero di ogni periodo storico, lamentarsi per i disagi di qualche ora per non dovere aprire una discussione sul futuro (che è esattamente quello che tenta di fare uno sciopero) e lamentare la mancanza di “capacità di contrattazione dei sindacati nelle sedi opportune” dimenticando che lo sciopero è una sede opportuna sancita dalla Costituzione.
Sempre i soliti tic di un’Italia padronale che sogna di seppellire quanto prima le parole e i modi che furono dei lavoratori per pretendere i propri diritti aspirando a una pacificazione che per loro è l’accettazione permanente di un’oppressione.
Non che non ci siano riusciti, anzi: se ti permetti di scrivere che la lotta di classe sia utile oggi ti saltano al collo intravedendo brigatisti dappertutto. Dichiarare “vecchia” una rivendicazione è il modo migliore (benché stupido, ma forse funziona proprio perché è stupido) per smontare una rivendicazione. Ma se i lavoratori del 2021 li volete chiamare con qualsiasi modernissimo nome continueranno ad avere i soliti vecchi problemi: salari che non crescono mentre tutto intorno è una fanfara di “ripartenza” e di “crescita”, una distribuzione non equa dei soldi dello Stato e dell’Europa, un’impunità delle aziende in piratesche delocalizzazioni.
Su Il Messaggero e su Il Mattino la notizia dello sciopero è data in taglio basso, poche righe, a pagina 9. Titolo: “Disagi in vista”. Ma il vero disagio, qui, è in un pezzo dell’informazione che fa da cameriera alla politica per ottundere le notizie invece di darle. Giornali che non danno notizie, le seppelliscono.