Icona app
Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Banner abbonamento
Cerca
Ultimo aggiornamento ore 22:04
Immagine autore
Gambino
Immagine autore
Telese
Immagine autore
Mentana
Immagine autore
Revelli
Immagine autore
Stille
Immagine autore
Urbinati
Immagine autore
Dimassi
Immagine autore
Cavalli
Immagine autore
Antonellis
Immagine autore
Serafini
Immagine autore
Bocca
Immagine autore
Sabelli Fioretti
Immagine autore
Guida Bardi
Home » Opinioni

Lo spirito delle primarie aperte premia Schlein

Immagine di copertina

Il voto più combattuto di sempre consegna la vittoria all’outsider della vigilia. Alcuni dati raccontano la scelta degli elettori

Nel partito diviso per eccellenza, su una cosa saranno tutti d’accordo: le primarie del 26 febbraio sono state quelle dal risultato più aperto e combattuto nella storia del Partito Democratico, nonostante una campagna che non sembra essere mai realmente decollata.

In attesa che la segreteria dem diffonda i dati definitivi, l’inattesa vittoria di Elly Schlein è arrivata con una percentuale che sembra attestarsi intorno al 53 per cento, staccando di circa sette punti il rivale Stefano Bonaccini. Il minor margine nella storia delle primarie.

Il dato che molti hanno notato è anche che per la prima volta a prevalere è una candidata che non era risultata maggioritaria nel voto degli iscritti che precede quello nei gazebo aperto a tutti, in cui Schlein si era fermata circa 18 punti sotto Bonaccini. Se questo fatto può sembrare insolito e fino a questo momento inedito, giusto o sbagliato rappresenta una possibilità chiaramente contemplata nell’iter di selezione del leader PD, in cui le primarie si basano sull’apertura a tutti coloro che si sentono rappresentati dai valori del partito. Un elemento che forse mostra una discrepanza di vedute tra militanti ed elettori dem.

Per quanto sia la prima volta che le scelte degli iscritti vengano ribaltate nei gazebo, era già accaduto che tra i due voti ci fossero discrepanze evidenti. Nel 2013, ad esempio, Matteo Renzi vinse con circa il 45 per cento dei voti tra i tesserati, con un vantaggio di circa sei punti su Gianni Cuperlo, e crebbe di oltre 20 punti nel voto aperto, raggiungendo il 67 e facendo crescere il divario con Cuperlo a quasi 50 punti: non venne ribaltato l’esito, ma l’entità della vittoria cambiò in modo notevole.

Guardando la geografia elettorale, si può notare un dato interessante che ha contribuito alla vittoria di Schlein. In questo voto con i due sfidanti più vicini che mai, anche la mappa ne ha risentito, facendosi più frastagliata. Una caratteristica però è che la neoeletta segretaria risulta ampiamente vincente nelle aree urbane e in modo particolare nei loro centri storici, da anni tra i maggiori serbatoi di voti per il PD. Un elemento che mostra come, pur non vincendo tra gli iscritti, Schlein sia riuscita a ottenere ampi consensi tra gli elettori tradizionalmente più vicini al partito, e che pur essendo vista come una figura in grado di rendere più saldo il dialogo con i Cinque Stelle, ottenga più consensi proprio dove il partito di Conte è meno forte.

Riuscirà Schlein, fresca di tessera PD, prima segretaria del partito a non provenire né dai DS né dalla Margherita, a soddisfare questa richiesta di cambiamento e tenere unito un partito che facilmente si espone alle lacerazioni? Riuscirà a far mantenere ai dem il loro ruolo di perno del centrosinistra e costruire un’alleanza definita, quale essa sia? Riuscirà a dare al PD un’identità senza che si sovrapponga a quella di altre forze politiche? Gli elettori hanno parlato, adesso tocca a lei.

Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Ti potrebbe interessare
Opinioni / Metamorfosi di atteggiamenti e posture politiche: la “nostra” destra non si smentisce mai
Opinioni / Come il “campo largo” ha strappato l’Umbria al centrodestra
Opinioni / L’alternativa all’oligarchia illiberale non è la paura ma la speranza
Opinioni / Astensionismo record anche in Umbria ed Emilia-Romagna: così la democrazia diventa oligarchia
Esteri / Il trumpismo è un filo rosso che unisce “bifolchi” e miliardari
Esteri / Nemmeno a Trump conviene opporsi alla green economy
Opinioni / L'Europa ai tempi di Trump
Opinioni / Ma nella patria del bipartitismo non c’è spazio per i terzi incomodi (di S. Mentana)
Esteri / In Europa può rinascere dal basso un nuovo umanesimo contro la barbarie delle élites (di E. Basile)
Opinioni / Bruno Bottai: l'eloquenza del silenzio (di S. Gambino)