Sanremo 2022, Amadeus azzecca tutto
Non vorrei dirlo troppo forte, ma sul versante Sanremo tutto fila liscio, con un clima pacificato come mai prima. Amadeus ha rilasciato qualche giorno fa la lista dei nomi dei partecipanti alla prossima edizione del Festival e sui social c’è stato consenso unanime. Ed è cosa incredibilmente rara per noi abituati a sentire polemiche di tutti i tipi negli anni passati, ogni volta che si presentava il momento per i direttori artistici di comunicare ufficialmente il cast. Quello del 2022 è variegato e potente, ed è in sostanziale continuità con il Festival precedente quantomeno nel concetto che ha ispirato la scelta dei cantanti.
“Ama” nasce come radiofonico, e sono sensibilità, orecchio e conoscenza della musica ad averlo guidato nel comporre la rosa. Il vero colpaccio è stato riportare in gara Gianni Morandi, che aveva calcato il palco dell’Ariston le ultime volte solo da conduttore, un big amatissimo come Massimo Ranieri e una che per anni ha detto sempre no a Sanremo: Donatella Rettore. Ma il Festival deve intercettare anche il target giovane, come ha fatto brillantemente con i Maneskin (la cui vittoria ha aperto la strada all’Eurovision e poi al mondo) e quindi ecco Sangiovanni, Aka7, Rkomi e Blanco con Mahmood, idoli di ragazzi e ragazze e che insieme fanno decine di milioni di ascolti sulle piattaforme. Spazio anche a donne forti e consolidate come Elisa che vinse Sanremo nel 2001, Emma, Noemi e Giusy Ferreri. Il Festival di Amadeus le mette in gara con emergenti (per ora) sconosciuti dai nomi strani: Dargen D’Amico, Highsnob e Hu, Ditonellapiaga e Giovanni Truppi.
Melodia, pop, indie, rap: la chiave vincente di questo cast è che riesce a rappresentare perfettamente le varie istanze musicali, segue l’andamento del mercato italiano e lo rispecchia confermandosi, già sulla carta, trasversale e “intergenerazionale”. E questa è la sua forza, con buona pace di alcuni esclusi, tra cui l’ex tronista evidentemente sovranista Francesco Monte che tuona contro Ana Mena perché spagnola (non sa che al Festival è la canzone a dovere essere italiana e non conta la nazionalità dell’interprete), e i Jalisse, che continuano a essere rimbalzati dopo 25 anni dalla vittoria con la dimenticabilissima “Fiumi di parole” e si chiedono come mai. La risposta è semplice e forse è bene non indagare oltre: “perché Sanremo è Sanremo”.