Ibra bocciato. Fiorello scarico. E Matilda? Favolosa. Giudizi sulla prima serata di Sanremo
La prima puntata del travagliato Sanremo ai tempi del colera ha fatto affiorare (sul piano del puro intrattenimento) un grande sì e un gigantesco no: l’ok incondizionato a Matilda De Angelis, e una bocciatura senza appello per la drammatica quanto insensata partecipazione di Zlatan Ibrahimovic. Un imbarazzo e una pena senza fine per gli spettatori, già soggetti a stressanti lockdown, anche perché (a differenza della 25enne attrice bolognese dal buon curriculum, presente purtroppo solo al debutto), il campione pallonaro dovrebbe tornare in scena non stasera ma anche nei prossimi giorni, e saranno dolori. Stranito, lento, totalmente fuori posto, è stato apparecchiato dagli autori con il copione più scontato: il personaggio del bullo burbero tanto caro a Celentano. Rivalutando Adriano, il che è tutto dire. E riuscendo a mandare in corto circuito per pochezza persino Amadeus, che lo guardava atterrito rendendosi conto della piega che stava prendendo quella gag che neppure nei villaggi turistici formula roulette. Urge un ripensamento totale di Zlatan o comunque solide azioni di contenimento. Tipo farlo sparire.
L’ironica Matilda, invece di fossilizzarsi sul prevedibile cliché della bellona (visto il successo della sua partecipazione alla serie tv “The Undoing”, dov’era peccaminosa icona sexy), ha preferito puntare su quello dell’ironica bellina padrona dei nostri tempi, sveglia e poliedrica. Riuscendo con il mestiere a far affiorare tutte le sue qualità, comprese quelle canore, replicando il duetto Oxa-Leali di “Ti lascerò”. E svecchiando in un colpo solo almeno vent’anni di presenze femminili stereotipate sul palco dell’Ariston. Dal 23 marzo Matilda (che in conferenza stampa ha dichiarato: “Per anni ho vissuto senza avere la tv in casa. Ma non guardatemi così strano: si può fare. Basta dire ai vostri figli che non esiste”) sarà su Rai1, protagonista della mega-fiction “Leonardo”. Questa di Sanremo è stata senza dubbio la sua consacrazione definitiva.
Amadeus e Fiorello hanno confermato, con qualche minima variante (Fiore era per esempio un po’ meno presente in scena) il modulo di conduzione dello scorso anno, superando con qualche piccolo espediente l’imbarazzo della platea vuota. Che creava problemi psicologici soprattutto al mattatore siculo e sulla quale si sono spesi fiumi d’inchiostro prima del Festival. È bastato spingere l’orchestra un po’ più avanti, quasi a chiudere il proscenio, per creare una sorta di scenografia umana surrogata. Che basta e avanza a levare le paturnie. Tanto con le poltrone rosse vuote si può sempre giocare al “Su i braccioli, giù i braccioli!”.
Non pervenuto Achille Lauro, che sembra impegnato ormai più che altro a rifare il verse a se stesso, in un convinto compiacimento autoreferenziale nel quale fanno premio soprattutto il trucco e le evidenti visite all’armadione di Renato Zero. Nella rosa delle prime 13 canzoni in gara fra i Big, diciamolo chiaramente, non si sono visti miracoli. Molto gradevole e pensato il pezzo di Colapesce e Dimartino, che faceva pendant con una Noemi da manuale. Poi però la performance di Francesca Michielin e Fedez era la montagna (di battage mediatico) che ha partorito un topolino assai piccolo. Renga ha portato per una volta un pezzo non “alla Renga”, commettendo un errore evidente. La graziosa Annalisa invece è l’uccellino che non spicca mai definitivamente il volo per colpa di canzoni sbiadite. E spiace che Arisa si stia prendendo negli ultimi anni troppo sul serio incartandosi nell’interpretazione di pezzi che vorrebbero ma non possono. Meglio le canzoncine ben scritte che sembrano fragili ma che a modo loro sono alte.
Per quanto riguarda gli ascolti (per tacere dell’insopportabile chiusura all’una e mezza, come un Grande Fratello qualsiasi), la prima serata ha fatto registrare un vistoso ridimensionamento rispetto al notevole 52,2% di share dello scorso anno. 11.200.000 spettatori con il 46,6% nella prima parte, e 4.212.000 nella seconda, con il 47,77%. Gli analisti avranno di che battibeccare.
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