La rivolta dei lavoratori smonta il sogno americano
Durante la pandemia milioni di persone hanno lasciato il posto: le chiamano Grandi dimissioni, ma fanno bene all’economia
Tutte le economie felici si somigliano; ogni economia infelice invece è infelice a modo suo. Nel periodo successivo alla crisi finanziaria del 2008, i problemi dell’economia erano tutti correlati a un’inadeguatezza della domanda. La bolla immobiliare era scoppiata; i consumatori non spendevano a sufficienza da colmare il divario con l’offerta; gli incentivi economici di Obama, messi a punto per incoraggiare la domanda, erano troppo limitati e di breve durata.
Nel 2021, al contrario, molti nostri problemi sembrano collegati a una carenza dell’offerta. Le merci non riescono a raggiungere i consumatori perché i porti sono congestionati; la penuria di chip e semiconduttori sta incidendo negativamente sui processi di produzione automatizzata; molti datori di lavoro riferiscono di aver incontrato notevoli difficoltà nel reperire i lavoratori.
Buona parte di tutto questo è probabilmente solo una fase transitoria, anche se lo scompiglio nella catena degli approvvigionamento durerà, come è ovvio, ancora per qualche tempo. Nel mercato del lavoro, tuttavia, sta forse accadendo qualcosa di ancor più importante e duraturo. I lavoratori americani, per anni sottopagati e sfruttati, potrebbero essere arrivati a un punto di rottura…
Continua a leggere l’articolo sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui